Care streghe e cari famigli, bentornati nel periodo più confuso dell’anno.

Oggi è il 31 ottobre e, se una volta era solo la Vigilia di Ognissanti (ergo, si stava elegantemente a casa da scuola, yahy!), oggi è anche Halloween e Samhain. Si continua a stare a casa da scuola il 1 novembre, però, e la cosa riesce a infondere una minima sicurezza.



A me la festa di Halloween non dispiace: è dedicata ai bambini, ricorda un po’ il nostro modo di esorcizzare la paura della morte ma più divertente (in Lombardia per festeggiare il 2 novembre abbiamo due dolcini tipici che si chiamano “ossa dei morti e “pan dei morti” e mi sembrano raccapriccianti alla stessa maniera, e non solo perché nel secondo ci si mette l’anice e io lo detesto visceralmente…) e detto fra noi non è la cosa peggiore che abbiamo importato dagli States. Trovo molto, ma molto più ridicoli i geni del crimine che il quarto giovedì di novembre festeggiano Thanksgiving e non sono né americani in Italia per qualche motivo, né coniugifiglifamiglie di americani presenti per sbaglio sul suolo italico.



Ovviamente sto in tema Halloween e quest’anno ho deciso di fare le pulci a una delle serie più prolifiche sulla faccenda.

“Halloween – La notte delle streghe” nasce nel 1978, con protagonista Jamie Lee Curtis. Il film è un gioiello: costruzione di una trama solida, personaggi sensati e sangue e squartamenti ovunque, uno degli apripista dei vari splatter movies degli anni ‘80. Qui vediamo il mitico Michael Myers compiere uno dei suoi millemila omicidi. Uccidendo il ragazzo con gli occhiali con un coltello dalla lama, a essere buoni, di circa 20 cm, riesce a inchiodarlo al muro. Gli faccio i miei complimenti, a un assassino normale sarebbe servita minimo una spada di un metro.



Il secondo film riesce ad essere “quasi” all’altezza del suo predecessore. “Halloween 2 – Il signore della morte”: quando Laurie viene portata in ospedale, l’infermiere dichiara che ha una “ferita da taglio al torace”. Mi chiedo dove abbia studiato anatomia, visto che in realtà Laurie ha una ferita sì da taglio ma al braccio sinistro…

Dal terzo film in poi, abbiamo una lunga strada in perfetta discesa negli abissi della schif… cioè, della delusione totale. In “Halloween 3 – Il signore della notte”, addirittura, nemmeno c’è Michael Myers. No, per dire che in teoria sarebbe il cattivaccio protagonista. Un po’ come fare “Nightmare” senza Freddy Krueger, ecco. All’inizio del film un uomo sta fuggendo e arriva alla stazione degli autobus. Ovviamente fuori piove a dirotto e altrettanto ovviamente lui è assolutamente, totalmente, incontrovertibilmente asciutto.

In “Halloween 4” ritroviamo il nostro psicopatico preferito mentre torna a fare la sua annuale strage, puntuale come la morte, se mi passate la battuta di bassissima lega. Qui vediamo che quando Loomis viene sbattuto fuori dalla finestra della scuola da Michael, i capelli sotto la maschera di Myers sono biondi. La cosa carina è che sono sempre stati neri e lo saranno anche successivamente. Ci si chiede quando abbia trovato il tempo di fare le prove colore per la tinta…

“Halloween 5”. Qui assistiamo a un mezzo miracolo. Il Dottor Loomis in tutto l’episodio ha grossi problemi di mobilità e zoppica vistosamente appoggiandosi a un bastone. Tanto poté la paura, probabilmente, che nella parte finale il nostro riesce anche a farsi una bella corsettina tenendo in mano il suo bastone, per poi appoggiarlo e ricominciare a camminare, zoppicando vistosamente… Un altro falso invalido, evidentemente.

Coraggio, ragazzi, abbiamo quasi finito. “Halloween 6 – La maledizione di Michael Myers”: Tommy randella con un tubo la testa di Michael, verso la fine del film. Dalla maschera fuoriesce una cosa verde, un po’ troppo Alien se volete il mio spassionato parere, che però svanisce nell’inquadratura immediatamente successiva. Non ho avuto il coraggio di ipotizzare cosa potesse essere e nemmeno, a dirla tutta, ho il coraggio di volerlo sapere.

La serie in teoria è finita (chi ha detto “grazie a Dio”? Vi ho sentito!), ma in occasione del ventennale dell’uscita del primo “Halloween”, il vero capolavoro della faccenda, si è deciso di giocarsi un “Halloween – 20 anni dopo”. Questo film vede un ritorno di Jamie Lee Curtis nel personaggio di Laurie, ma purtroppo non quello di Donald Pleasance, morto un paio di anni prima dell’inizio delle riprese. Il film fortunatamente ignora tutte le boiat… volevo dire, le trovate che hanno mantenuto artificialmente in vita Michael Myers dal terzo film in poi e si aggancia direttamente al secondo. All’inizio del film il ragazzo con la mazza da hockey entra in casa dell’infermiera per controllare se ci sia ancora qualcuno dentro… L’ambiente è molto luminoso, si capisce che è giorno, ma quando esce di casa pochi minuti dopo, misteriosamente è già notte. Quel che si dice “Come vola il tempo…”, eh?

Invece di piantarla lì (che già sette film su un cattivaccio potrebbero già essere quel filo eccessivi…), ecco il solito remake dei primi anni 2000. Rob Zombie deve averci preso gusto a fare il regista, perché dopo “Non aprite quella porta” ha pensato bene di giocare anche con Michael Myers e creare “Halloween – The beginning”. La madre adottiva alza la cornetta del telefono (non è un cordless perché si vede il filo) e qualche istante dopo l’intero telefono viene fatto sbalzare, nell’attacco mortale che lei subisce, frantumando il tavolo sul quale è posto. Qualche minuto più tardi un poliziotto telefona a quel numero e mentre viene inquadrato il salotto di casa e il cadavere, si sente squillare il telefono e successivamente parte la segreteria telefonica. So che parliamo del mesozoico o giù di lì, ma i cari vecchi telefoni a filo, con la cornetta staccata, non potevano materialmente suonare…

Dopo una peperonata piuttosto pesante (son convinta fosse condita con due/trecento fette di salame piccante e quel barilotto di birra scadente da 2 galloni per mandarla giù), Rob Zombie ci riprova con “Halloween II”. Visto che a vederlo ci sono andati giusto i suoi amici intimi e quasi tutti devono essere fuggiti dalle finestrelle del bagno, si deve essere convinto a dire che anche basta, fortunatamente. Godetevi quindi l’ultimo blooper da questa serie: in questo film vediamo Annie aprire l’acqua nella vasca per fare il bagno. Lascia i rubinetti aperti, esce un minuto dal bagno, sfortuna vuole che venga brutalmente accoltellata e lasciata esanime sul pavimento, torniamo da lei dopo uno stacco di qualche ora, la ritroviamo moribonda… ma che fine ha fatto l’acqua dei rubinetti del bagno che *nessuno* nel frattempo aveva chiuso? O forse Michael aveva una coscienza ecologista nascosta da qualche parte, cucciolo…

Non ci crederete mai, ma siamo arrivati alla fine.

Posso uscire con la coscienza a posto e portare mio figlio a fare “Trick or treat?” per il vicinato. Che vuol dire, perché non sono mascherata? Citando un famoso quanto delizioso film, “sono vestita da serial killer, e non si distinguono dagli altri!”.

Oh.