Oh, buongiorno a voi.

O magari buonasera: per alcuni posso essere il buongiorno cazzaro della mattina, tipo la brioche col caffè che sancisce l’inizio del giorno più bello della settimana, ma per altri posso essere il segno che, cazzarola!, thank God, it’s Friday!, come dicono i nostri amici oltreoceano e oltremanica.

A ogni modo, benvenuti, Fedeli Lettori.

Stiamo per avventurarci nella terza e ultima parte della nostra trilogia del brivido.

Sedetevi. Datemi la mano. Non abbiate paura.

Anche perché adesso torno in me, lascio le poetiche presentazioni al Maestro e riprendo con la mia tirata di vacc… ue chiacchiere nonsense, che mi vengono molto meglio che non la poetica prefazione alla King.

Non son tagliata per la poesia, che vogliamo farci?

Eravamo rimasti al 199equalcosa, giusto? Andiamo avanti con uno dei film (e libri) più intensi di quest’uomo: “L’ultima eclissi”, tratto da “Dolores Claiborne”, interpretato da Kathy Bates, meravigliosa nei panni di Dolores quanto era stata spaventosa nei panni di Annie in “Misery”. Qui vediamo in giro quasi solo auto con targa Nova Scotia… peccato che il film sia ambientato nel sempiterno Maine. È come dire che in un film ambientato in Italia vediamo solo macchine con targa ticinese (intendendo il Canton Ticino Svizzero) o spagnola…

Errore identico in “A volte ritornano ancora”, tratto da “A volte ritornano”, racconto che da il titolo all’omonima raccolta. Qui la macchina interessata è quella dello sceriffo, che giura di essere di Milford, Connecticut (dove è ambientato il film), ma ha la macchinina targata Missouri… Qui è come se le nostre forze dell’ordine andassero in giro con le macchine targate estero: altamente improbabile.

Nel 1996 un film basato su una maledizione singolare: “Dimagra!” dice nel libro la zingara stirata da Halleck, il protagonista, prima di esalare l’ultimo respiro, e qui non lo dice ma insomma, la maledizione arriva uguale. La zingara, in sostanza, lo maledice condannandolo a dimagrire in continuazione, qualsiasi cosa mangi. Uhm. Maledizione. Uhm. Dimagra. Uhm. Vabbè. Dicevamo. Qui la zingara di cui sopra viene investita dal nostro protagonista all’inizio del film. Lascia un cadavere piuttosto vivace, però, perché cambia posizione fra i vari shots come le gira…

L’anno successivo ecco “The night flier”, altro film con vampiro bruttobruttobrutto dal morso alquanto singolare, ma chi sono io per sindacare il King, right? Qui vediamo come il protagonista ami moltissimo volare col suo Beechcraft Bonanza, praticamente sempre senza indossare le cuffie e il microfono. Sinceramente, i miei più vivi complimenti per le sue capacità di telepate e/telecinesi, perché volare con un aereo così senza cuffie è impossibile…

Arriviamo ora al terzo film tratto dalla raccolta “Stagioni diverse”. Hanno fatto praticamente tutto, lì, manca solo la “Storia d’inverno – Il metodo di respirazione”, ma non mi stupisce perché da questo un film non ci verrebbe mai, nemmeno nella sezione cortometraggio. Nel nostro caso, stiamo per blooperare “Apt pupil – Un ragazzo sveglio”, il racconto dell’”Estate della corruzione”. Fra gli interpreti è presente anche Ian “IAmGandalf” McKellen, nei panni del vecchio Arthur Denker/Kurt Dussander. È un film molto pesante e fatto decisamente molto bene. Ascoltate bene nella scena fra Dussander e il barbone: il barbone urla “HELP! HELP!”, quindi è molto chiaro che la scena non è stata doppiata in italiano. Stessa cosa per Dussander che ansima e geme sulla scala della cantina: quella che sentiamo è la vera voce di Sir Ian McKellen.

Ora arriva un film che può fregiarsi di essere uno dei pochissimi film che mi hanno fatto sciogliere in lacrime: “Il miglio verde”. Bellissimo. Grande interpretazione di Tom Hanks, una sorpresa Michael Clarke Duncan. Qui la bacchettata va anche all’autore del libro, però. King ambienta tutto nel 1935, in Louisiana. Protagonista è la ghignante sedia elettrica. Sarebbe interessante sapere, però, come cavolo hanno fatto a usarla, perché in Louisiana nel 1935 NON si usava la sedia elettrica nelle pubbliche carceri…

Cominciamo il Decennio Millennial con “Cuori in Atlantide”, interpretato da un tizio famoso soprattutto per l’interpretazione di un altro tizio i cui pasti erano molto particolari, forse un filo troppo proteici ma quanto meno annaffiati con un buon Chianti: Anthony Hopkins. Se non avete colto l’altro tizio, abbassate le orecchie in segno di vergogna e andare a studiare chi è Hannibal Lecter, filare!, altrimenti proseguite pure e leggete il blooper qui: verso la fine del film, quando Ted è nel bar ad aspettare il momento della partenza, si vede per due volte la stessa scena, e cioè quella di una sagoma di un uomo vestito di scuro immerso nella nebbia che alza il braccio destro in direzione di una macchina che gli passa davanti..la scena è identica e si ripete a distanza di pochi minuti.

Nel 2003 vede la luce “The dreamcatcher – L’acchiappasogni”. Se volete la mia opinione spassionata, avrei preferito che la luce non la vedesse, ma tant’è e ora ci tocca blooperarlo. Quando compare nel bagno della baita, uno dei vermi attacca Beaver. In un’inquadratura ravvicinata si vede l’immonda creatura che infilza il corpo dello sventurato con quella che corrisponderebbe alla sua “coda”. Il blooper sta nel fatto che è visibile, per poco, il filo che tira il verme e lo fa aderire al corpo di Beaver. Adoro gli effetti speciali artigianali!

“Secret Window”, tratto da “Finestra segreta, giardino segreto”, presenta come protagonista un delizioso Johnny Depp nei panni di Mort, scrittore col blocco dello scrittore e un paio di eoni di sedute dallo psichiatra di default. Quando Mort scende dalla macchina di fronte alla porta del motel dove scoprirà che sua moglie lo sta gloriosamente cornificando chiude la portiera dell’auto (si sente il clunk! Caratteristico). Nel campo lungo, però, la portiera è magicamente aperta. Uhm.

“The Mist” arriva nelle sale nel 2008 e lo abbiamo citato poco fa, ma lo ricitiamo, su, e vi passo anche un errore tutto nuovo: subito dopo che il ragazzo è stato trascinato fuori della serranda, in una breve inquadratura il commesso del negozio ha le pupille completamente verdi. Gli alieni sono *davvero* fra noi e io non ne ero a conoscenza…

Anche “1408” è stato citato recentemente, lo so, lo so, ma non posso non citarlo in una carrellata su King. Ordunque. Quando il protagonista entra nella 1408 accende i primi due interruttori dal pannellino delle luci (li alza: quindi 1 e 2 su – 3 giù). Nella scena seguente quando chiude la porta sono sempre i primi due attivi, ma dopo pochi secondi, quando si incammina verso il centro della stanza il secondo interruttore è giù e il terzo è attivo (1 su – 2 giù – 3 su).

Ragazzi, coraggio. Siamo arrivati all’ultimo (per ora e stando a quanto dice Wiki) film tratto da Steph, quanto meno di quelli arrivati in Italia. È “Dolan’s Cadillac”, la storia di una vendetta che più fredda e vendettosa e inverosimile (e proprio per questo funziona, credo…) esista. Qui abbiamo il protagonista (Robinson), maestro elementare, che racconta ai suoi allievi che “suo nonno, nel 1869, aveva 24 anni”. Ora, anche supponendo che ‘sto signore abbia fatto un patto col diavolo per non dimostrare tutti i suoi 100 e passa anni, direi che c’è uno splendido errore di doppiaggio… (infatti, in inglese il maestro dice “my great grandfather”, ovvero “il mio bisnonno”).

Bene, miei giovani (dentro) Fedeli Lettori.

Siamo arrivati alla fine.

Non disperate, però: ho letto che è appena uscito negli US anche “A good marriage”, un film tratto da uno dei racconti dell’ultima antologia di Stefanino nostro, in cui la moglie credeva di aver sposato un tizio normale e scopre invece di essere la moglie di un serial killer.

Del resto, però, diciamolo: per un buon matrimonio felice il segreto è anche mantenere i propri piccoli segreti… o no?