È già passato un anno.
Anzi no, di più.
È passato un anno e un mese. In tempi di Internet veloce e notizie che passano come fulmini in tutta la loro fulminosità, è come un decennio. Magari no, dai. Diciamo un lustro.
Vi rendete conto? In un tal lasso di tempo succede il mondo: cambiano le mode, cambiano le vite, cambiano i governi (più i terzi che gli altri, ultimamente…) e così è cambiato anche il casino in cui vivo.
Mi dispiace un sacco, lo ammetto, sono qui che faccio la damigella dell’800 con i fazzolettini di carta (anche se le damigelle non si soffiano il naso come se fosse un jet a reazione e non usano terminologie come se fossero scaricatori di porto, ma non fate i pignoli, ora, eh?), ma mi tocca, e… well, uffa, dire goodbye! a qualcosa o qualcuno non rientra nelle mie corde, così ho deciso che per il mio finale avrei scelto la mia serie ultrapreferita, quella che mi ha fatto incontrare un personaggio che ho amato e adorato come pochi altri, quella che mi ha fatto rischiare il divorzio quando sono andata a Londra con il Consorte che ha giurato che mi avrebbe abbandonata lì in mezzo alla città se mi fossi messa a cercare il Paiolo Magico e avessi preso a cozzate tutti i pilastri fra il binario 9 e 10 a King’s Cross per andare a prendere l’espresso per Hogwarts: insomma, la serie di “Harry Potter”.
Io ho preso l’avvio dai libri: colpa di NipoteLettrice, all’epoca adolescente timida e schiva che mi ha prestato i primi quattro libri della saga, dopo avermi chiesto se potevo accompagnarla a vedere il secondo film al cinema. Sapeva che non mi piace vedere il film prima del libro, così ha posto immediato rimedio alla cosa. Io ho dato una possibilità cominciando a leggere il primo libro e mi sono trovata a finirli tutti e quattro nel giro di cinque giorni di lettura folle (il quarto era un po’ più cicciotto dei primi tre e avevo anche un po’ di lavoro da fare, nel frattempo…).
Il risultato è stata una fanciulla Grifondoro accompagnata al cinema da una zia Serpeverde e così sia. Non trovo nulla di meglio che qualcosa che amo così tanto per salutarvi tutti.
Cominciamo con il primo film, “Harry Potter e la pietra filosofale”. Qui c’è stato anche l’incontro con il Severus in carne e ossa, impersonato dal mio attore-feticcio per antonomasia: come potevo non giurare fedeltà a un simile mix? Non potevo, appunto. Ma non divaghiamo. Hagrid, arrivato nella casa dove si sono rifugiati i Dursley perché Harry non vada a Hogwarts, ha portato ad Harry una torta, appoggiata su un mobile. Quando Hagrid, poi, si incaz…vola con zio Vernon, (“Mai insultare Albus Dumbledore davanti a me!”) vede che Dudley sta mangiando la torta di Harry e gli fa crescere un bel codino da porcello. Bene, quando si inquadrano i Dursley che urlanti scappano via, guardate bene il popò di Dudley: la codina da porcello è già svanita. Magia…
Con “Harry Potter e la Camera dei Segreti” abbiamo il secondo incontro con Voldy e già che ci siamo anche quello con il Basilisco, serpentino troppo cresciuto e parecchio zannuto. Quando Harry entra per la prima volta nella Tana (la casa dei Weasley) vediamo anche un lavoro a maglia che si sta (magicamente, ça va sans dire…) facendo da solo. Well, notato che sono solo due legni da calza che stanno sbattendo l’uno contro l’altro uniti da un filo ad arco che però NON si muove e non vediamo NESSUN punto avanzare? Cos’è, Mrs Weasley li aveva messi in stand by? Voleva controllare che non saltassero nessun punto? Mah…
Il terzo film è “Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban”, con un tale Gary Oldman, non so se lo avete mai sentito… è quello che ha confessato candidamente di avere accettato di interpretare Sirius solo perché era da parecchio che non lavorava più. Ehm. Quel che si dice essere selettivi, eh? Quando inquadrano il Monster Book of Monsters (il Libro Mostro dei Mostri, in italiano) sotto al letto di Harry, se ci fate ben caso noterete il meccanismo (il giochino del ventolino interno) che fa sputare fuori le pagine a quadretti per dare l’idea del libro che tutto distrugge…
Ecco, ora arriviamo al quarto film, famoso (purtroppo) non tanto per essere il film del ritorno di Voldemort in grande stile, no. E nemmeno per essere quello che ha segnato l’arrivo (e la partenza, se è per quello) di Mike Newell come regista. No, neanche quello in cui troviamo i ragazzini abbastanza vecchi da sembrare ventenni e non quindicenni. Dai, sputiamolo: è quello in cui troviamo Robert “EdduccioDiTwilight” Pattinson. Yeah. Ma noi facciamo finta di nulla, eh?, che un crossover con quella roba lì anche che no. Severus mostra una boccina verde a Potter nel magazzino delle scorte. Notate come le dita di Sev tengano il boccettino vicino al tappo se inquadrato da dietro, ma a metà bottiglia se inquadrato davanti.
Il quinto film è tratto dal libro più cicciottoso della saga: “Harry Potter e L’Ordine della Fenice”. Segna la morte di uno dei personaggi più amati dai Potteriani (no, noi Serpeverde siamo rimasti piuttosto freddini al riguardo), ma non vi dico chi è o c’è caso che vi rovini la sorpresa e non volete che vi rovini la sorpresa, vero? Durante la cena alla sede dell’Ordine, guardate la birra che è di fronte a Sirius: senza che lui la tocchi (perché sta parlando), la sua birra passa da due terzi circa a quasi piena nel giro di pochi secondi. Un classico bicchierismo che fa sempre piacere vedere.
Siamo giunti al mio film e libro preferito: “Harry Potter e il Principe Mezzosangue”. Anche qui, altro personaggio amatissimo che ci lascia (e di nuovo, noi Serpeverde restiamo freddini…). Harry ha un appuntamento alle 11 con la cameriera del bar della stazione. Poi svanisce e riappare con Silente, cosa che non prende più di pochi secondi, eppure quando arrivano nella casa che Lumacorno ha “preso in prestito” tutti gli orologi segnano le 10.35. Uno può essersi rotto… ma tutti? Quando si dice che “il tempo è relativo”, eh?
Ecco, ora in teoria questo è l’ultimo film. La Rowling aveva pensato (giustamente) un bel librottone tutto intero, senza interruzioni, invece i produttori han ben pensato di splittare il tutto facendone due film. Non che mi lamenti (hey, io che rifiuto di sbavare su Severus per un film in più? Mai non sia!), ma hanno lanciato una moda e per certi film il doppio è solo un doppio supplizio… Anyway, dicevamo “Harry Potter e i Doni della Morte – Parte I”. Voldemort appoggia la sua bacchetta parallela alla sua sedia mentre veleggia in giro per il sorteggione “Chi mi regala la sua bacchetta?” dell’inizio del film. Considerato che sono tutti surgelati a guardarlo, impietriti dal terrore, e che nessuno oserebbe toccare la bacchetta del Boss, com’è che la ritroviamo in posizione diversa, quando Voldy torna al suo posto?
Con “Harry Potter e i Doni della Morte – Parte II” si chiude la saga e la storia di Harry Potter. Spero sinceramente di non vedere mai un “Harry Potter e Il Mistero dell’Ospizio” o anche solo un “Harry Potter e il Dramma della Pensione”, potrei non farcela. Qui il dubbio è notevole: se Harry ha gli occhi (verdi) di sua madre… perché la bambina dei ricordi di Severus ha gli occhi scuri? Soprattutto considerando che la Lily adulta ha gli occhi verdi, e supponendo che non avesse le lenti a contatto da bambina, faccio i complimenti al responsabile del casting… Oppure è davvero possibile cambiare *così tanto* il colore degli occhi durante la vita e allora c’è speranza anche per me, di ottenere dei magnifici occhi verde smeraldo invece dei miei banalissimi marrone nutella… no? No, vabbè, capito.
Ragassuoli, qui ci salutiamo per davvero.
Finisce il 2014, finisce “Vita da Blooperhunter”… ma hey!, vedrete che il 2015 porterà un sacco di altri inizi spettacolosi. E filmosi.
Io ve lo auguro con tutto il cuore.
Anche se sono una bisbetica puntigliosa blooperhunter.