Non so se voi abbiate contatti ravvicinati con piccoli esseri umani che si aggirano per le mura domestiche con aria decisamente pensierosa, muniti di penna e blocco per appunti o di cataloghi di tutte le catene commerciali nel raggio di cinquanta chilometri da casa vostra.
Io, purtroppo, sì.
Ho due nanetti che da almeno un mese sono indaffaratissimi a prepararmi liste su liste su liste su liste che nemmeno all’inventario decennale dell’Ikea perché io poi possa aiutarli a scrivere una decente letterina per Gesù Bambino (sì, da noi arriva lui, munito di regolamentare asinello e bisacce, right?). Considerato che (non sia mai!) io potrei dimenticare qualcosa, segnano religiosamente tutto il segnabile, chi scrivendolo autonomamente, chi scrocettando come la ZiaRicamatrice quando fa le tovagliette a punto croce. Attualmente hanno saltato solo la pagina dei peluche (troppo infantili…) e quelle delle fémmine (prego leggere bene aperto e con accento milanese, che rende di più).
In caso non ve ne foste accorti, arriva Natale e con lui i soliti sproloqui su “A Natale puoi…” (a Pasqua no, ma a Natale sì, eh…), “A Natale siamo tutti più buoni” (anche la pizza surgelata del discount, allora?), “A Natale dobbiamo pensare a chi ha di meno…” (il resto dell’anno che si arrangi, quindi?) e varie altre amenità. Lasciando per altri momenti il meraviglioso mondo del palinsesto natalizio, dedichiamoci ai veri, indiscussi e assoluti protagonisti del Natale moderno: i giocattoli.
Iniziamo, ovviamente, con “Toys – Giocattoli” (chi ha detto “ah, è per quello che la Toys si chiama così?” Ecco, anche, sì, fra le altre cose…). Nella scena alla fotocopiatrice Gwen Tyler dice a Leslie che è una nuova assunta e infatti non lo riconosce, lui che è il figlio del capo. Poi, però, in mensa, chiama l’inserviente per nome e dimostra di avere una grande confidenza prendendo sempre “il solito”. Più tardi, si saprà, inoltre che è stata assunta proprio dal presidente e che lui stesso le ha parlato di suo figlio Leslie. Capito. Questa ha problemi di riconoscimento personale peggiori dei miei…
Continuiamo con la serie spettavigliosa di “Toy Story – Il mondo dei giocattoli”. Qui vediamo come il filo di lucine di Natale che Woody usa per nascondersi e imitare la voce della mamma di Sid svanisca nel nulla per poi riapparire quando, salvato Buzz, Woody pensa di usarlo come liana.
In “Toy Story 2 – Buzz e Woody alla riscossa” abbiamo invece questo: tra le varie foto che Al ha tra le mani successivamente cadrà per terra un primo piano di Woody. Ma quando Al è ancora a casa sua e le apre a mo’ di mazzo di carte, il ritratto non c’è… Uhm… Solo io perdo le cose quando esco di casa, invece di trovarle magicamente?
“Toy Story 3 – La grande fuga” svela la reale personalità di Ken, sappiatelo. Non è il bravo ragazzo che potevate pensare, tutto casa e scatola dei giocattoli. Prima di cadere dal ponte il treno ha le ruote ferme perché Woody ha tirato il freno, ma quando il treno precipita le ruote girano come se fosse stato tolto il freno; infine quando Buzz lo riporta su le ruote sono di nuovo ferme.
Proprio per come inizia la storia, ovvero con un bischero che regala al figlio per Natale un grazioso animaletto, e anche per la somiglianza del grazioso animaletto con quella specie di pupazzo a forma di uovo transgenico, eccovi “Gremlins”. Mi attardo solo un attimo a fare osservare che regalare per Natale un dolce animaletto batuffoloso non è come regalare un orripilante uovo peloso transgenico che parla in Furbish e a cui puoi togliere le pile. Gli animaletti batuffolosi poi crescono e quasi tutti da cuccioli sono simpatici come i Gremlins di cui sopra, soprattutto con divani, poltrone, tende e letti di casa e quando si va in vacanza bisogna trovare qualcuno che se ne occupi. Tenetelo presente. Oh. Quando il poliziotto ritorna nella macchina, il gremlin ha lasciato il fluido sui freni. Il poliziotto riparte ma non riesce più a fermare il mezzo… almeno fino al cambio scena quando i freni – da soli – riprendono a funzionare.
In rappresentanza dei millemila film con protagonista la bambola più famosa del mondo, terrore dei sindacati di tutto il pianeta (la fanciulla è stata qualsiasi cosa, da carpentiere a hostess, da medico a avvocato, da mamma a insegnante a pilota… you name it!), amore delle bambine di ogni dove e quando: Barbie. La mia preferita era la Barbie Tropical (sì, avevo anche io la mia brava paccata di Barbie e sfruttavo anche il BigJim di mio fratello perché non ho avuto il Ken fino a età più tarda, right?), tanto per la cronaca, ma apprezzavo molto anche Barbie California. Dicevo, in rappresentanza della sua sconfinata filmografia, due film. Uno è “Barbie Raperonzolo”, pescato a caso puntando la matita sullo schermo. Raperonzolo e i suoi piccoli amici sono all’opera per preparare il tè alla diabolica Gothel. Durante i preparativi, però, ci sono un po’ di problemi; quando la tazzina cade, il draghetto Penelope riesce in extremis ad acchiapparla con un tuffo, mentre la caduta del cucchiaino crea altri effetti che calamitano l’attenzione degli altri due. Quando Penelope si alza da terra arrabbiata per la scarsa considerazione, la tazzina che tanto si è data da fare per salvare è sparita, svanita nel nulla.
Il secondo è “Barbie – La Principessa e la Povera”, perché mi piaceva il nome di uno dei Ken protagonisti (Dominic, tanto per la cronaca). Qui c’è un errore interessante: la madre della principessa dice che “le è mancata a colazione”. Interessante, visto che la principessa ha sempre fatto colazione da sola, nel suo letto…
Uno degli incubi ricorrenti, per le bambine ma non solo, però, mi dicono essere la paura delle bambole. Pediofobia per gli amici. Dopo aver visto “La bambola assassina” penso sia piuttosto comprensibile, tanto più che Chucky, anche da bambola vera, è brutto come la morte. In una scena dove Chucky si “avventa” col coltello su una vittima, è possibile vedere il filo di nylon col quale, con un movimento a pendolo, si muove il pupazzo! Tristesse…
Da piccola amavo molto anche fare delle grandi battaglie con soldatini (di mio fratello, of course, perché grazie a ZiaNonSiFa non mi sono mai stati regalati né soldatini né G.I. Joe). Ecco quindi “Small Soldiers”: quando la ragazza sale sulla moto, si mette un casco integrale, poi però saluta il ragazzino come se il casco non ci fosse, cioè con la voce alta e squillante, cosa impossibile se si indossa un casco con mentoniera…
I miei giocattoli preferiti, però, son sempre stati altri. I giochi in scatola. Ho una venerazione per “Monopoly”, “Risiko” e “Trivial Pursuit”, ma penso che una giocatina a “Jumanji” non la disdegnerei… L’auto-rottame di Carl guidata da Alan ha rotto i tubi dei freni e dunque finisce la sua corsa nel grande magazzino. Però quando riparte i freni vanno correttamente. La famosa legge dell’informatica: “Prova sempre a uscire e rientrare” a volte vale anche per la meccanica…
Concludo con il film dei giocattoli forse più famosi al mondo, dall’Alpi alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno eccetera eccetera: i Lego e il loro “Lego Movie”, in cui vediamo come la colla sulla schiena di Emmett ci sia e poi svanisca a seconda di come le gira nelle varie scene. Devo essere sincera: quando ho comprato il DVD, avevo molta paura che mi presentassero un sacchetto di mattoncini e mi fornissero le istruzioni…
Coraggio, ragazzi, su: ancora tre settimane e anche questo Natale passerà.
Poi ci sarà da stabilire come riempire il tempo fino al prossimo, ma hey!, non posso pensare a tutto io, no?