Ho portato al cine Primogenito. L’ultimo giorno utile, ovviamente, mica che io riesca a programmarmi un’uscita al cine con più di ventiquattro minuti di anticipo. Siccome ha una smodata passione per i pirati, siamo andati a vedere Capitan Harlock (“Un pirata tutto nero/che per casa ha solo il ciel/ha cambiato in astronave il suo velier…” Ricorda niente?). No, non vi dico quanti anni ha il mio pirata personale, ho già sufficienti amici e conoscenti da non voler aggiungere anche psicologi e assistenti sociali, grazie. Sappiate che è in grado di intendere e volere a sufficienza da farsi regalare da suo zio la serie di “CapitanHarlock SSX” per il Natale 2012. L’abbiamo guardata insieme sul divano, lui a pensare a quanto sarebbe stato bello arruolarsi nella ciurma di Harlock e poi prendere il suo posto sull’Arcadia, io a pensare… oh, well, su, non stiamo a sottilizzare.

Sulla scia di Harlock, mi è cominciata la nostalgia per i cartoni giappi che guardavo quando ero pischellina, su Bim Bum Bam o su misconosciute reti private, mentre facevo merenda. Dei miei problemi di socializzazione (fra “KissMeLicia” e “Cyborg009” c’era giusto quella piccola differenza di trama…) vi ho già spiegato: è venuto il momento di raccontarvi i bloopers tratti dai film tratti dai cartoni che hanno rallegrato la mia infanzia (chi è lo spiritoso che ha detto che si spiegano tante cose?! Eh?!).

D’accordo, dire “rallegrare” pensando a “Ken il guerriero” è licenza poetica, molto licenza e moltissimo poetica, ma tant’è. E comincio proprio con “Ken il guerriero – il film”, del 1986: Shin prende a calci in faccia Ken, a terra. L’istante successivo, la faccia sporca di sangue di Ken è magicamente pulita.

Nel 2003 hanno fatto un cofanetto con un film extralungo diviso in tre capitoli. Trattiamoli come se fossero tre film separati e andiamo in ordine. Il primo è “Ken il guerriero – La città stregata”. Quando per la prima volta si vede il sommo Doha compiere il miracolo della sacra acqua, si nota che la pensilina di pietra su cui il fanciullo si trova ha una balaustra (anch’essa in pietra) composta da quattro piccoli archi; nel momento in cui il parapetto viene inquadrato frontalmente, gli archi sono “pieni”, come fossero murati, mentre nella precedente inquadratura da dietro, vi si vedeva chiaramente attraverso. Come se l’architettura fosse il loro primo problema… Ma passiamo oltre, al secondo episodio, “Ken il guerriero – La tecnica proibita”: l’inizio del film, Vista si trova nel letto affetto da tetano con il fratello Tobi ad assisterlo. La fasciatura che ha sul petto gli copre quasi tutto il torace e la spalla destra; inquadrato da dietro, però, mostra la spalla destra scoperta, che sarà anche stilosa, ma non credo fosse la sua prima preoccupazione, ecco. Il terzo e ultimo capitolo è “Ken il guerriero – Quando un uomo si fa carico della tristezza”. Durante lo scontro finale tra Ken e Seiji, i vestiti di quest’ultimo si lacerano in seguito a un pugno dell’avversario, lasciandolo completamente a dorso nudo; quando Seiji si rialza, però, nel primo piano, si vede chiaramente che indossa ancora la maglia e il coprispalla destro (proprio mentre pronuncia la parola “dannato”). I vestiti spariscono di nuovo nella successiva inquadratura di spalle. Questa cosa dei vestiti magici mi ha sempre lasciato parecchio perplessa, vi dirò…

Non ci sono attualmente errori su “Capitan Harlock” (io ero troppo impegnata a sbav… aehm, concup… voglio dire, a valutare l’estrema bellezza del cartone in sé e di Harlock in particolare), quindi passiamo a un classico cartone giappo da rete misconosciuta: “Yattaman”, un cartone che di logica ne aveva poca ma che era esilarante, soprattutto il Robot Della Settimana. Mi ero anche sempre chiesta come kizz facessero i due Yattaman a viaggiare su Yattacan appesi come salmoni ad affumicare senza risentirne. Ringrazio il film per avere gentilmente fornito la risposta a tale annosa questione. Bon. Mentre Miss Dronio sta schizzando fuori dal bagno dal quale sta spuntando il robottino, potrete agevolmente notare il costume da bagno che indossa l’attrice.

Un cartone partito in sordina ed esploso poi in seguito grazie al passaggio su reti a più ampia visibilità è “DragonBall”, che mi glorio di avere visto ben prima che diventasse una moda e tutti facessero l’onda energetica. Io ero già Super Sayan di terzo livello quando tutti erano ancora al Genio delle Tartarughe di Mare. Ecco. Nel 2000 è uscito un film imbarazzante, “Dragon Ball – Il film”, del quale riporto giusto i fili visibilissimi delle navicelle nemiche che giungono sulla Terra, ma credetemi, ce ne sarebbero così tanti che… ok, ve lo dicevo che era imbarazzante. Nel 2009 è stato fatto un film in versione Usa, “Dragon Ball Evolution”, che forse è un po’ meno imbarazzante, ma non garantisco. Durante il torneo di arti marziali, Kiki si fa un taglio al braccio destro. Durante il combattimento al tempio ecco che il taglio c’è ancora, ma svanisce magicamente subito dopo, quando parla con Goku.

Ora. Non crederete davvero che passassi la mia infanzia a far pratica di arti marziali, vero? No, perché anche io le mie telenovele da bambine me le sono viste. Una di queste, “Lovely Sara” è tratta dal libro per l’infanzia “La piccola principessa”, dal quale Cuaròn ha poi tratto il suo “La piccola Principessa”, altro concentrato di sfighe che ve lo raccomando. Non so bene cosa ci portasse, negli anni ‘80, a farci piacere tutte ‘ste gatte nere, sinceramente. Rimarrà un mistero. Dal film di Cuaròn quindi, scegliamo questo: Miss Minchin, al colmo della rabbia (“Suo padre glielo ha mai detto? Glielo ha mai detto?!”), sbatte la porta della soffitta di Sara abbandonando lì il candeliere con le 5 candele quasi intere. Passano pochi minuti ed ecco che le candele sono quasi totalmente consumate.

Il mio cartone animato preferito in assoluto, però, al pari con “Lady Oscar”, è sempre stato un altro. Un cartone che probabilmente abbiamo visto in quattro e non sono sicura degli altri tre. Io però l’ho registrato tutto con santa pazienza su VHS e ho poi riversato le puntate in DVD. Sulle VHS, ancora funzionanti, c’è registrato ancora un pezzo di TG dei Mondiali del 1996, per dire la loro vetustà. Vi racconto prima il blooper, poi vi dico da quale film (e libro e cartone, e stranamente stavolta, il film e il cartone sono molto migliori del libro, perché mostrano davvero tutta l’evoluzione della protagonista e non passano di punto in bianco dal Binbaminkia 1.2 a Donna 2.0) è tratto. Il blooper è questo: qualcuno mi illumina sul perché la simpatica orfana FRANCESE Julie insegna ai suoi compagni orfanelli a leggere facendo lo spelling delle parole in INGLESE? (La sua canzoncina, quando disegna gatti e sorci alla lavagna, dice proprio “C-A-T spell CAT, R-A-T spell RAT” ecc., con in più un accentino francese che è un bijou)?

Non ci siete arrivati? “Papà Gambalunga”. Vabbè, d’accordo. Roba da bambine anni ‘80, con sogni anacronistici anche allora e roba da film con Fred Astaire per sorridere e pensare che sì, anche se anacronistici, certi sogni, se li tieni stretti e ci credi davvero… nessuno te li può portare via.

Nemmeno un Remy o una LovelySara qualsiasi, ai quali basta sparare uso cecchino nell’istante stesso in cui li si avvista. Si sa mai…