Ed è tornato anche lui. Carnevale, dico. Quello splendido periodo dell’anno in cui ti fanno scherzi di cattivo gusto, ma tu devi anche riderci su perché sennò “non comprendi lo spirito del Carnevale!”. Io devo essere donna quaresimale, cosa volete farci. D’altro canto, ho visto delle maschere così terrificanti online che ho pensato che davvero certi soggetti sono portatori sani di idiozia e non solo a Carnevale. Ho visto, in effetti, un povero popino alto un tappo senza il metro portato in giro in piazza San Pietro vestito da Papa, con tanto di zucchetto e vestito bianco. Fortunatamente Papa Francesco è un tipo sportivo e non ha ritenuto opportuno andarsi a cambiare come avrebbe invece fatto una donna che scopre che qualcuno le ha copiato deliberatamente lo stesso vestito che sta indossando.

Sempre nella sezione “ho visto cose”, uno dei miei contatti mi ha mostrato la foto di altre due povere anime innocenti che devo dire ci ho messo un po’ a capire cosa fossero: lei, piccina, cucciolosa, un parruccone nero taglia baobab, vestita da… oh, well, sorvoliamo, una bambola in braccio; lui, tinto in faccia probabilmente col lucido nero delle scarpe, in divisa del Milan. Hanno dovuto spiegarmi che erano la Fico e Balotelli. Ah, beh. Allora… Maschere fighissime.

Consoliamoci delle brutture del mondo, salutando mentalmente con nostalgia le nostre mamme che si ostinavano a farci vestire da principessecenerentolefatine o da zorrosupermancavaliere, e andiamo a spulciare un po’ di blooper in maschera. Iniziando proprio dalla maschera che in questo periodo sta andando per la maggiore (anche se sarebbe il caso, prima di usarla, non dico di leggersi il fumetto, sia mai, eh!, ma almeno di cercare di capire il film…): “V per Vendetta”. “V” sta trasmettendo il suo discorso su tutte le tv di Londra e l’uomo nel bar che sta fumando ha in bocca una sigaretta che si allunga e si accorcia a seconda dell’immagine. Una sigaretta di Carnevale, senza dubbio.

Anche “Vidocq – La maschera senza volto” ha una mascherina interessante, che sembra quella di Commander dei Cobra nei G.I. Joe. Etienne ha appena finito di parlare con il giornalista ed esce nel vicolo. In fondo al vicolo c’è una luce (è una piazzetta illuminata, probabilmente). Se l’ombra di Etienne si prolunga a terra, allora di chi è l’ombra in primo piano (e che lo segue) sulla parte sinistra del muro? Di Vidocq (ma ne dubito, visto che non dirà mai a Etienne di averlo seguito) o di un più moderno…. cameraman? Opto per il secondo, così, a sentimento…

E andiamo avanti, stavolta con qualche risata in più: “The Mask – Da Zero a Mito” con Jim Carrey, già “gommoso” di suo anche senza maschera. Quando esce dalla banca, la Maschera ha con sé tre sacchi in spalla, ma quando la polizia riesamina il filmato, ne ha solamente due. Nell’armadio di Ipkins si possono vedere due sacchi pieni, infatti… ma in più una marea di soldi sfusi. I sacchi nell’armadio si sposteranno per quando i due ladri andranno a recuperarli.

Non facciamoci mancare “The mask 2” (è un modo di dire, eh… in realtà possiamo anche permetterci di perderlo, tranquilli…): a un certo punto il padre del bambino mezzo addormentato si alza per dargli da mangiare… appoggia sul comò il biberon e quando lo riprende, l’abat-jour è accesa con la lampadina a vista. La rompe e cerca di darla al bimbo come se fosse il biberon. Ma rompendo il vetro della lampadina è impossibile che rimanga accesa come invece avviene nel film… Infatti il filamento a contatto con l’ossigeno brucia completamente. Edison lo sapeva e giustappunto quando ha inventato la lampadina dicono le fonti che abbia fatto un casino dietro l’altro prima di scoprire che forse era il caso che il filamento, di qualsiasi materiale fosse, non fosse messo nelle condizioni di fare il barbecue.

Ecco, ora vi presento “La maschera di cera” edizione 2005, un film che sembra uno scherzo di Carnevale, ma ve lo giuro che non lo è perché l’ho visto. Probabilmente non avrei dovuto farmi così del male, ma l’ho visto. C’è Paris Hilton. Credibilissima, peraltro, come riccastra innamorata di uno spiantato che accetta di andare a fare una vacanza da spiantati. La Hilton. Un po’ come dire… non so… credibile come il pomodoro che non riesce a dormire perché l’insalata russa, ecco. Difatti la accoppano prima di subito. Le labbra della ragazza (non la Hilton, quell’altra) vengono barbaramente serrate con una colla a presa rapida, tant’è che lei per liberarsi è costretta a lacerarsi la bocca. Tutta la bocca difatti è orribilmente deturpata. Successivamente però, il trucco delle lacerazioni sulle labbra sono sempre meno evidenti fino a quasi scomparire, restando solo appena accennate con qualche colpo di matita rossa.. Impossibile una cicatrizzazione in tempi così brevi ed è altrettanto impossibile parlare con disinvoltura avendo la bocca cosparsa di colla. Sul labiale le labbra tenderanno sempre ad appiccicarsi. In più parte di questa colla dovrebbe seccarsi, lasciando visibili le “squame”, e di questo non c’è traccia.

Quando ancora non parlava con le galline e poteva permettersi di dire che “el nuestro amor non smaglia… nunca!” senza suscitare ilarità convulse, Antonio “Banderone” Banderas aveva il suo perché come Zorro. Un tronco di pino andaluso vestito coi calzoni stretti nei punti giusti, con tanto di mascherina (appunto, di Zorro), mantello che fa subito fesciòn e stallone nero come destriero. Il cappellino anche che no, ma non si può avere tutto. In “La maschera di Zorro” però troviamo che si son distratti un po’ nella scelta delle controfigure. Tipo, nella scena del ballo, se guardiamo i primi piani gli attori sono incontrovertibilmente Banderone e la Zeta-Jones. Nei campi lunghi, però, sono miserandamente sostituiti da controfigure nemmeno troppo somiglianti. Anto’, quanto poteva essere difficile imparare a ballare? Hai persino imparato a fare le merendine, su…

Concludiamo con un omaggio al Leonardino che anche quest’anno è rimasto a bocca asciutta agli Oscar (coraggio, Leo… sarà per l’anno prossimo… io tifo per te!): “La maschera di ferro”. Un film che mi ha fatto apprezzare ancora di più Irons, Depardieu, Malkovich e Byrne (come se ce ne fosse bisogno…). Quando il gesuita cerca di fare la pelle a Luigino, D’Artagnan lo salva tirando la spada da un buon venti metri, se non di più, e beccando in pieno il gesuita (mmmmh… vabbè, passiamolo, va’). Subito dopo, il gesuita mormora “Il popolo ha fame!” e Luigino, anima nobile!, gli pianta un pugnale nel cuore. Un genio del crimine: nell’inquadratura successiva si vede che il pugnale è miracolosamente svanito. Ha già fatto sparire l’arma del delitto…

Bene fanciulli. In attesa dei grami venerdì di Quaresima (ma tranquilli, se non mi rinchiudono prima ci penso io a intrattenervi con un po’ di deliri sparsi…), vado a completare il costume di Primogenito. Si è accontentato di qualcosa di semplice, non come i suoi migliorissimi amici che han voluto i costumi da Tartaruga Ninja (colore non pervenuto) e Gormito (un accrocchio di gommapiuma rossa e gialla che non capisci come faccia il bambino a respirare…). Il mio ha voluto il costume da Capitan Harlock. Oh, son soddisfazioni!