Mentre attendo fiduciosa che la campanella suoni e che si possano ritirare i figli dall’asilo, sto chiacchierando con MammaVeryCool fuori dai cancelli. È una di quelle mamme very fashion, very smart, very busy con le quali io personalmente non so mai di che kizz chiacchierare ma che sembrano avere un gran feeling con me. Sarà che parlo inglese anch’io ma con un accento migliore del loro, boh. Chiacchierando, appunto, le dico che la torta per la festa di compleanno di Primogenito l’avevo fatta io, con la pasta di zucchero fatta in casa e tutto, ed era venuta proprio caruccetta, a forma di “Perla Nera” di Jack Sparrow dei “Pirati dei Caraibi”, come da richiesta del figliolo. Lei si illumina: “Ma dai? Ti occupi di food, quindi?”. La osservo perplessa per un lungo istante prima di specificare che no, io di mestiere faccio la mamma e scrivo, ma di tutt’altro. Quello che mi ha risposto ve lo dico dopo. Sappiate che sono ancora sotto shock.

In onore di MammaVeryCool, quindi, oggi si parla di food. Che dire “cibo”, diciamolo, fa troppo provinciale. Medici, nutrizionisti e “DonnaModerna” concordano tutti: per stare bene e in forma occorre fare sempre una buona colazione. Magari una “Colazione da Tiffany”, già che ci siamo, senza approfittarne per farsi regalare un solitario insieme a un banale muffin ai mirtilli. Quando Holly trova il libro di Paul a casa di lui, con la destra tiene il libro mentre con la sinistra lo apre e tiene la copertina. Nello stacco successivo lo tiene solo con la destra.

Il pranzo è una questione un po’ delicata. Ogni famiglia ha le sue tradizioni, lo sanno bene ne “Il pranzo di Babette”. Qui il mio errore preferito è il negoziante: quest’uomo, da quando lo vediamo quando le protagoniste sono bambine, a quando sono adolescenti a quando sono grandi, ha sempre la stessa età. Ho il fortissimo sospetto che si siano ispirati a lui quelli di “Beautiful” per Brooke e Ridge, che dovrebbero totalizzare come minimo quei 150 anni in due ma continuano a dimostrarne al massimo 40 cadacranio. Creepy…

Un altro tipo di pranzo, estremamente preoccupante dal punto di vista del cibo sano, è “Il pranzo della domenica”, generalmente con millemila personaggi, nonna/mamma che cucina e ovviamente a) non sta indietro coi condimenti; b) cucina per l’intera famiglia di RebeccaRabbit anche se la sua, di famiglia, ammonta a non più di cinque persone, cane compreso; c) non esistono scuse possibili per esimersi. In questo film troviamo una mamma molto ansiosa. La vediamo infatti rimproverare i ritardatari dicendo che “sono quasi le 14!”, ma l’orologio sul muro indica le 13.32…

Credo però che il pranzo peggiore a livello di resistenza personale e incolumità fisica sia “Il pranzo di Natale”, una prova seconda solo alla sfida IronMan e solo perché non tutti sanno nuotare. Quando il padre delle protagoniste esce dall’ospedale, si ferma a fare compere prima di incontrarsi al ristorante con l’ex moglie. Quando entra nel ristorante ha in mano una busta contenente, credo, gli abiti vecchi: quando ne esce (un po’ brillo per la verità) non ha niente in mano. Che fine ha fatto la busta? Dimenticata nel locale a causa dello stato di alterazione alcolica? Palloncino, subito!

Dopo un breve momento di relax, in cui direi che possiamo pensare di saltare la merenda (il pranzo di Natale, in genere, si protrae fino a orari improbi che inglobano anche lo spuntino di mezzanotte per quelli più fortunati…), atterriamo direttamente alla cena. “La cena delle beffe”, direi. Giannetto Malespini/Osvaldo Valenti dice “Forte, accalappiatelo bene, che non vi sfugga ancora” e Neri Chiaramantesi/Amedeo Nazzari viene legato con una corda: la corda nelle varie inquadrature è sul petto, poi più su, poi dalla spalla destra – sotto il braccio sinistro e dalla spalla sinistra – sopra il braccio destro.

Una delle cene più preoccupanti, però, è certamente quella in cui il figliolo (o la figliola) vi porta a casa l’amato bene. Conoscere i reciproci genitori è qualcosa che non si prende mai con tranquillità. In genere perché la sfiga vuole che la signora prepari sempre, immancabilmente, l’unica cosa che il Conoscendo aborre. E che deve ingoiare a denti stretti, sorridendo e anzi sperticandosi in lodi, cosa che poi provocherà un terribile replicarsi della pietanza maledetta a tutti i futuri incontri perché “La mamma lo fa apposta per te, sa che ti piace così tanto…”. Sob. Ergo, andiamo su “Indovina chi viene a cena?”, splendido classico assolutamente da vedere. Nel finale, nella scena del bellissimo monologo di Spencer Tracy si nota chiaramente che i suoi vistosi occhiali sono privi di lenti. Ops.

La conclusione di una serie di film sul cibo quale potrebbe essere? “Julie & Julia”, ovviamente! Film in cui troviamo Julia che spacchetta l’invio del suo libro da parte del suo editore, tirandolo fuori da una busta con l’interno coperto di plastica a pallette (il bubble wrap, quello che tutti ci divertiamo a far scoppiare, non negatelo…), busta che però non sarà in uso fino agli anni ‘70, mentre la parte di film con Julia è ambientata negli anni ‘60.

No, no, tranquilli. Non l’ho dimenticato. Ora ve lo dico cosa mi ha risposto la MammaVeryCool, sgranando i suoi occhioni e sorridendo: “No, cosa hai capito! Ti occupi di food… cucini, no?” Ecco. Ora, se volete scusarmi, vado a occuparmi di food. Mi capita sempre, verso l’ora di pranzo o di cena…