Ieri è stata una giornata molto difficile.
Cadetto ha dormito poco perché il gatto (peso specifico del piombo per un volume pari a quello di una scatola di brioches) ha pensato bene di atterrargli sullo stomaco in uno slancio atletico, col risultato che alle tre e un quarto del mattino aveva deciso che era ora di colazione e per farlo riaddormentare c’è voluta giusto quell’ora e mezza, col risultato che io sono riuscita a totalizzare ben due ore e un quarto di sonno continuato. Inutile sottolineare come la faccia che la mattina mi ha guardata dallo specchio somigliasse un filo più a uno dei mostri di Cthulu che non a un essere umano tutto sommato pure caruccetto. Risultato? Ispirata dal mio retaggio cinematografico orrorifico, eccovi una carrellata di film horror made in Eighties (tranquilli, ne avrò anche per le serie cult, per quelli nuovi, per i remake, per lo ZioDario, per… ok, you got the point), senza alcuna pretesa di completezza ma solo facendo un giro nella mia videoteca personale, secondo l’estro del momento. Ovviamente, the more splatter&fearful, the better.
Cominciamo con “Amityville Possession”, nel quale troviamo questo errore: nella scena in cui Jack Magner cammina in giro per casa con il fucile in mano, a un certo punto la telecamera effettua una rotazione sopra alla sua testa. Quando è esattamente sopra di lui, sulla sinistra dello schermo si vedono chiaramente due piedi che “timidamente” arretrano, probabilmente di qualcuno dello staff. Quanto meno, visto il genere di film, speriamo che i due piedi fosse effettivamente attaccati a qualcuno dello staff…
Proseguiamo con un classicone d’altri tempi, targa 1973, base per millemila altri film di argomenti variamenti possessivi o religiosi: “L’esorcista”. Nella scena dell’esorcismo quando la bambina si alza davanti alla finestra e appare la statua accanto a lei, Regan ha le mani visibilmente libere ma dopo sul letto le mani sono di nuovo legate. C’è chi può, diciamolo…
Dai demoni spirituali passiamo a quelli decisamente più fisici di “Non aprite quella porta”, edizione 1974. Leatherface ha tutto un altro appeal. Soprattutto rispetto alla sua versione 2001 di Rob Zombie, che sarà anche un regista talentuoso ma io avrei preferito che si limitasse a fare il cantante. Mpf. Quando Sally salta fuori dalla finestra per scappare, si può notare che è notte visto che dalla finestra e tutto buio; ma quando lei scappa è giorno. Oh, come vola il tempo quando ci si diverte, vero?
Blooperiamo, già che ci siamo, anche “Non aprite quella porta 2”, così, visto che voglio farmi del male. Lefty trafigge Leatherface con una motosega grande: notiamo come, per evidenziare bene la faccenda (mettiamo che qualcuno degli spettatori fosse distratto, per dire…), la lama è lunga addirittura il doppio di come era prima…
Un altro film horror che ha fatto certamente scuola è “La Cosa”, del 1982 (ho accennato che gli anni ‘80 hanno prodotto diversi capolavori, a cominciare dalla mia modesta personcina? No? Oh, come sono distratta!). La ricordo citata addirittura in un episodio di “X-Files” (altra serie cult d’antan, salvo che forse sarebbe stato meglio evitare i due film seguenti, ma vabbè). Oggi segnaliamo una Cosa distrattissima: prima si barrica in una stanza chiudendo la porta in un verso… e poi la riapre per uscire ma dal verso opposto. Cardini magici, altro che…
Per assonanza andiamo a “La Casa”, che in italiano ha un titolo non troppo accattivante, mentre in inglese suona come un ben più inquietante “The evil dead”. Qui l’errore fa tenerezza, perché all’epoca gli effetti speciali erano quelli che erano e non è che si poteva pretendere, eppure saltavano fuori dei capolavori che oggi, con tutta la CG e i lattici vari, non si riesce a replicare con la stessa magia. Qui vediamo, per esempio, le unghie del demone che stanno scarnificando uno dei protagonisti che… si piegano all’indietro. Ecco, certo, in questi casi forse un set di unghie finte di plastica si poteva anche comprare. Dopo Carnevale, poi, te le tirano pure dietro…
Sempre in tema di cose tenerelle, “Creepshow”. È un collage di minifilm tenuti insieme da una sorta di Zio Tibia che esce dalla sua tombina. C’è anche un piccolo cameo di Stephen King, che forse da allora ha preso gusto a fare camei nei film horror. Ultimo episodio, quello degli scarafaggi: il maniaco dell’igiene in un moto di rabbia spiaccica con la manina guantata uno scarafaggio, poi la alza per osservare schifato il risultato… e noi osserviamo che il guantino immacolato era e immacolato è rimasto. Un po’ strano, per uno che ci ha appena schiacciato un insetto…
Stando sugli insettacci schifosi, ecco “La mosca”, interessante horror sul fantascientifico andante con un Jeff Goldblum pre-”Jurassic Park”. Scena del primo esperimento col babbuino, quello finito male. Il moncherino della zampa della scimmia colpisce il vetro della telecapsula e lascia una scia di sangue, che però è diversa tra i primi piani e i campi più lunghi: nei primi piani è più leggera e ha una sola striscia, nei campi più lunghi c’è più sangue e le strisce sono due. Opsi, come dice la CuginettaPiccola…
Prima di passare all’horror più terrificante di tutti i tempi, però, lasciatemi blooperare ancora “Poltergeist – Demoniache presenze”, altro bel film con garanzia di incubo. Nella scena in cui la moglie si butta nell’altra dimensione cioè nel ripostiglio, mentre attraversa l’uscio della porta per scomparire all’interno di questa ipotetica dimensione, si nota, dopo il continuo lampeggiare delle luci la sua ombra all’interno del ripostiglio. Uhm… sospesa fra due dimensioni, evidentemente…
Ora, sedetevi.
Sto per rivelarvi quello che, anche secondo eminenti psicologi, sarebbe il peggior horror mai partorito da mente umana. Indirizzato oltretutto a un pubblico inconscio. Che non se lo aspetta. Che ne rimane traumatizzato, anche se non lo da a vedere. L’errore è questo: verso la fine, quando tornano i cacciatori, si vede il protagonista su un dirupo che scruta l’orizzonte. Poi arriva uno stormo di corvi, proveniente dell’accampamento dei cacciatori. Se ci fate caso, quando i corvi stanno arrivando sulla parte sinistra dello schermo, in alto, beh… quelli più vicini scompaiono nel nulla.
Nessun indizio? Eppure lo so che lo avete visto. Lo so che anche voi avete guardato con l’angoscia nel cuore e il labbrino tremulo il protagonista che dopo aver assistito all’assassinio della madre ed essere sopravvissuto a un incendio, la chiama con vocina rotta dalle lacrime: “Mamma… Mamma…?”.
No. Non è Dexter.
È “Bambi”.