Non ci credevo nemmeno io, e invece…
Presente gli Unni? Ecco, confronto a questi, gli Unni erano dei simpatici burloni un po’ disordinati.
La settimana scorsa vi ho detto che per colpa della partita dell’Italia giocata a mezzanotte del sabato, io avevo accettato di tenere a dormire MostroGrande e TerminatorPiccolo, i figli di una coppia di amici, forte del fatto che non ho (e non ho mai avuto) una casa di design, non ho (e non ho mai avuto) soprammobili particolarmente costosi (se vogliamo definire costoso un soprammobile di Thun che tengo solo perché ha una faccia simpatica, visto che di norma io detesto i Thun) e Severia, la capobranco dei miei 5 gatti, è in grado di mettere insieme uno schema difensivo del gruppo nel giro di dieci secondi. Netti. Una roba da far invidia ai NavySeal.
A ogni modo, ingenua come pochi, ho pensato che in fondo, dopo una lunga giornata di devast… cioè, di gioco a casa propria, i due piccoli mostri sarebbero stati pronti a infilarsi a letto dopo un paio di cartoni dopo cena.
Mi sbagliavo.
Mentre lavavo i piatti, ho visto più volte Thalia, la gatta-staffetta, fare strane cose mentre Ares e Artie, i due gatti-cecchini, prendevano posizione sulla libreria e Kira, la gatta-tank, si piazzava in un anfratto scuro, pronta agli ordini. A questo punto è arrivata Severia: “Bipede.” Ha esordito. “Abbiamo purrreso le nostre kontromiszure.” (sì, Sev parla così, è una gatta con notevoli ascendenze militari tedesche) “Sze qvei due koszi non li fffermi tu, szappi ke li fffermiamo noi.”
Sono andata di là e… well, la cronaca ve la faccio blooperando. Film apocalittici e post-apocalittici per ovvi motivi.
Perché la scena che mi si è presentata davanti agli occhi aveva molto, ma proprio tanto di “2012”, il non plus ultra del catastrofismo, in cui vediamo una splendida cupola di San Pietro che, cascando da San Pietro, appunto, carambola per il colonnato come una tazzina. Peccato che, da dove effettivamente parte la cupola, sia impossibile per lei arrivare fino a lì…
Primogenito e Cadetto erano un po’ perplessi a loro volta, ma si erano fatti trascinare dai due amichetti. Avrei dovuto essere stata in grado di leggere i “Segnali dal futuro”. Ma tanto non ci è riuscito nemmeno quel picio di Nicholas Cage quindi mi consolo. Per non spoilerarvi il film, segnalo questo: quando Cage cancella la lavagna, nelle inquadrature frontali c’è ancora dell’inchiostro in altro a sinistra mentre in quelle laterali l’inchiostro non c’è più.
Nel mio caso, invece, era già buona che ci fosse ancora una casa. Erano in una stanza semivuota, forniti di sacchi a pelo, biscotti, succhi di frutta, una televisione con lettore dvd e relativo telecomando, oltre a qualche gioco. Non volete sapere a che livello di devastazione sono stati in grado di arrivare. Sappiate solo che il succo di arancia rossa fa dei meravigliosi motivi sulla vernice bianca dei muri. Mi sono ricordata che non erano figli miei, ergo ho pensato a “The day after tomorrow – L’alba del giorno dopo”. Così, giusto per raffreddare un po’ la cosa. Film dove il fighetto ricco (non mi ricordo il nome, è quello ferito dai lupi) esce dal gommone col quale Brian e Sam hanno portato lui e i viveri fino alla biblioteca. Se ci fate caso, tira fuori con estrema violenza una delle scatole che avrebbero dovuto essere riempite di scatolette di latta piene… e infatti la scatola di cartone vola fuori dal gommone con un carpiato degno della migliore scatola VUOTA del pianeta.
La tecnica di raffreddamento non ha funzionato, purtroppo. Ho avuto la brillante idea di chiedere che kizz stessero facendo. Primogenito ha l’idea altrettanto brillante di rispondermi: “Tiriamo il succo, guarda!” prendendo in pieno la tenda azzurra della portafinestra. A quel punto, immaginatevi “Dante’s Peak – La furia della montagna”. Voi immaginatevelo. Loro hanno potuto vedere in diretta il cambio di colore sul mio dolce visino. E il blooper mi capita a fagiuolo: se il terremoto che preannunciava l’eruzione avesse avuto davvero quella scala, avrebbe devastato la città, la montagna, il set, l’intera troupe e tutta la gente seduta al cinema a vedere ‘sta catastrofe vulcanica. Ecco.
Dopo un “MACCHEKIZZVOLOFAI?!” vulcanico, appunto, mi sono trasformata in un freddo e scafatissimo “Io sono leggenda”. Will Smith è riuscito a pararsi il fondoschiena per anni da torme di infetti, vuoi che io non riesca ad avere ragione di tre mocciosi e mezzo? Prima sera. Neville si barrica in casa e poi và nella vasca con Sam. I due sono terrorizzati per le urla degli infetti, che si sentono molto bene. Ultima sera. Dopo aver chiuso tutte le serrande, Sam sente un leggero urlo degli infetti che si avvicinano, anche se sono ancora lontani. Tuttavia Neville si domanda cosa fosse quel rumore, ma è impossibile che si sia meravigliato che ci fossero degli infetti in zona, dato che lo stesso Neville sente ogni sera quelle urla.
Nel caso dei miei tre mocciosi, sono andata a recuperare stracci e secchi e li ho minacciati di lasciarli a Severia e alla sua squadra se non si fossero messi a ripulire il casino post-apocalittico che avevano combinato. Mentre tornavo in cucina, dopo aver fatto presente l’ultimatum, mi sentivo un po’ come in “Elysium”, dove una serie di umani “eletti” stanno belli tranquilli nel loro elysium, appunto, mentre i poveracci stanno ancora sulla Terra. A Max viene impiantato l’esoscheletro potenziato, avvitato direttamente alle ossa e ai tessuti, da nudo. Quando esce dall’infermeria, però, indossa una maglietta tra il corpo e l’esoscheletro. E, credetemi, mi chiedo ancora come abbiano fatto.
Una sbirciata successiva ha dato una visione di tre piccoli musini tristanzuoli, che scontano una ingiusta condanna sotto gli artigli di un cattivaccio come in “Codice Genesi”. Viste le volte che andavano “a ovest” per ripulire gli stracci, sembravano il protagonista. Eli ha appena tagliato la manina al primo cattivo che incontra sulla strada. Se guardiamo la spada, però, la macchia di sangue copre solo una parte della lama, cosa impossibile dal momento che il lato corto della lama avrebbe dovuto entrare tutto in contatto col sangue e, quindi, sporcarsi tutto.
Citiamo anche “The Road – La strada”, film tratto dal libro più terrificante e potente che io abbia mai letto, così forte che non sono riuscita ad arrivare alla fine. Se amate leggere e non lo avete ancora letto, provateci, perché vale la pena. Il film, purtroppo, un po’ meno. A un certo punto del film (purtroppo non ricordo bene la scena, verso la metà del film) vede il figlio di Viggo che ha l’apparecchio ai denti inferiori. Essendo tale bambino nato e in ogni caso cresciuto dopo la catastrofe, mi sembra difficile che potesse esistere un dentista che metteva la pasta in bocca ai bambini e gli facesse l’apparecchio…
Quando sono tornata nella stanza dei bambini, la scena era un po’ più confortante: c’era un’umidità pari a quella della foresta di mangrovie di “After Earth”, ma hey!, i muri erano puliti. Kitai e il padre fanno naufragio sulla Terra, un pianeta in quarantena, dove l’atterraggio delle astronavi è vietato per via delle condizioni proibitive per l’uomo. Il medi-kit standard di Kitai però ha delle antitossine specifiche per combattere il veleno delle sanguisughe terrestri – e solo quello, nel medi-kit non c’è praticamente altro, nemmeno un cerotto. Perché avere nel medi-kit l’antidoto per un veleno di un pianeta in cui non si può atterrare e non qualcosa per evitare rogne su pianeti in cui invece si può atterrare?
Mistero dei medi-kit.
Vista la buona volontà nel ripulire, ho detto loro che se volevano avrebbero potuto vedere un cartone o un film.
Mi hanno risposto: “No, Dana… siamo stanchi. A casa nostra non ci capita mai di rimettere in ordine…”.