Vabbè, su.

Non fate così. Non è mica il primo mondiale che perdiamo. Non sarà nemmeno di sicuro l’ultimo. Inutile fare quelle faccette deluse, dai. Anche l’Inghilterra se ne è tornata a casina con la codina fra le gambe e non ha fatto tragedie. Ha conservato il suo aplomb tipicamente British. Noi avremmo anche potuto pensarlo, è vero, che un altro arbitro dal nome sinistro (oh, yeah, il fanciullo di ieri si chiama Marco Antonio Rodriguez Moreno, sapevatelo) non era proprio un buon presagio, ma via!, non saremo poi così superstiziosi, vero?

Dai, facciamo così. Visto che è sempre il caso di pensare a cose carine e interessanti quando succedono cose bruttine e deprimenti, facciamo che oggi si blooperano i film in costume. Ma anche quelli in bikini, volendo. Coraggio, su: andiamo al mare.

Cominciamo alla grande con un volo spettacoloso per “Un’estate ai Caraibi”. Non male come meta, soprattutto se non vi scoccia passare tante ore su un aereo. Quando Giacomo (Bertolino) chiama al telefono Roberto (Buccirosso) rivolge il cellulare verso la moglie e il display verso la telecamera. Si nota così chiaramente il counter che segnala circa un minuto e mezzo dall’inizio della telefonata: impossibile, visto che Bertolino aveva composto il numero pochi secondi prima e la scena è stata trasmessa senza interruzioni. Del resto, se Einstein diceva che il tempo è relativo ci sarà pure un motivo, no?

Ok, vi scoccia volare? No problema: autostrada e dritti filati in riviera romagnola per “Un’estate al mare”. Quando Ada spinge il marito Ugo sul letto, quest’ultimo si sfonda a causa del notevole peso della moglie. In realtà il “tracollo” del talamo è stato provocato dai tecnici di scena mediante una corda tirata al momento giusto, ma che è finita al posto sbagliato: quando i due cadono sul letto e questo cede si nota chiaramente la corda vibrare per la tensione per qualche secondo, proprio sopra al tappeto.

Non vi piace la location? Siete per le cose un po’ più vintage? Tranquilli, ne ho anche per voi! Torniamo ai gloriosi Sixties con “Sapore di mare”, ambientato nel 1964 ma con riferimenti deliziosi a “Satisfaction” dei Rolling Stones (1965), vittoria di Gimondi al Tour de France (1965), “La musica è finita” della Vanoni (1967)…

Non vi basta? D’accordo, allora “Sapore di mare 2 – Un anno dopo”. Se i calcoli non ci ingannano (ma potete controllare con la calcolatrice dello smartphone, scettici che non siete altro!), 1964+1 fa 1965. Siccome però la matematica, oltre che al sapor di muffa come è stato recentemente sostenuto (no, non dico cosa penso, sarei passibile di denuncia), è un’opinione e nemmeno condivisa, anche qui troviamo canzoni che anticipano i tempi (“Acqua azzurra acqua chiara”, “Rose rosse”, entrambe del ’69, per dirne solo due) e anche la “Gazzetta della Sport” che presenta un articolo intitolato “Italia sconfitta dalla Corea” (cosa che avverrà nel ’66… avesse un po’ portato sfiga?) con a fianco la colonna del Totocalcio: plausibilissimo durante i Mondiali e in estate, con tutte le squadre in ferie.

Uhm, forse non era il caso di menzionare i Mondiali. Ok, su, non pensiamoci: “Stesso mare, stessa spiaggia” e passa la paura. Circa, eh, perché qui vediamo un genio del crimine che tenta di suonare un sax ASPIRANDO l’aria da questo… e il bello è che ci riesce! Chiamatemi Kadmon!

Non pensate, però, che il mare sia sempre solecuoreammmmore come recitava una maledettissima canzone estiva di millanta anni fa. A volte il mare è un rischio e non solo per le meduse: “Lo squalo” ne è un esempio. Che poi non sia vero che siamo brutti e cattivi e mangino gli umani per sport è sempre messo in ombra dalla cattivissima e immeritatissima reputazione che hanno. Poveri. Errore botanico-climatico: nel giardino nel comune, quando prendono la decisione di chiudere la spiaggia, gli alberi intorno sono tutti tristemente spogli, cosa ovvia, del resto, in piena estate: ci si spoglia tutti per il caldo.

Ok, va bene, la smetto con le battute terrificanti. Andiamo da “Lo squalo 2” e vediamo questo: Brody (Roy Scheider) è appena stato licenziato, e si è ubriacato. Quando parla con il vice Hendricks, lo chiama “Jeff”, che però è il nome dell’attore che IMPERSONA Hendrick, che si chiama Jeffrey Kramer. Il nome di Hendricks, sia nel primo film dello Squalo che nel libro da cui è tratto, di Peter Benchley, è “Len”! Sono convinta che gli avessero messo del liquore vero nella bottiglia per vedere fino a che punto potevano arrivare…

In “Lo squalo 3-D”, invece, c’è uno squalo che sfida tutte le leggi della natatoria conosciute e sconosciute: chiuso in un condotto, riesce a nuotare in retro. Ho paura a chiedere se riesca anche a mettersi in folle e se ha le ridotte, sinceramente…

Blooperiamo anche “Lo squalo 4”, già che ci siamo: Michael Caine si butta in acqua e salva una ragazza. Miracolosamente, riemerge completamente asciutto. Capito che le creme solari sono antiacqua, adesso, ma come scusa la trovo un filo debole…

Non solo problemi animali, comunque. Immaginatevi di essere su una portaerei US in mezzo all’oceano, con Seagal come cuoco di bordo: non c’è da essere troppo tranquilli, vero? “Trappola in alto mare”, quindi, che ci lascia un dubbio: Erika Eleniak (Miss Luglio) dopo essersi cambiata dagli abiti di scena in una cabina a caso della nave, veste un’uniforme della sua esatta misura, tette comprese. Dove diavolo l’ha trovata in una nave della US Navy?

Vi aggiungo anche, tanto per gradire, una “Trappola in fondo al mare”, con il caro estinto Paul Walker e Jessica Alba. Jared, cercando di avviare il motore della pompa, ha un modesto infortunio. Subito Sam si leva le infradito, pronta a scendere per accertarsi delle condizioni del moroso. Occhio però: all’inizio della nuova inquadratura Jessica Alba sta scrollandosi via, di nuovo, la ciabatta di sinistra.

Concludiamo con un classico marino. Mi piacciono i classici, ormai si è capito, avrò un animo vintage, non so. “Scandalo al sole”, con Sandra Dee e Troy Donahue. Roba dell’altro ieri, quindi, massimo il mese scorso. Bon. Quando Molly litiga con la madre riguardo alle lettere di Johnny, si inginocchia per prenderle dalla valigia e ha l’allacciatura del vestito aperta sulla schiena. Poi primo piano della ragazza (ben lontana dalla madre, l’unica che avrebbe potuto chiuderla), e quando Molly si avvicina al caminetto il vestito è a posto e chiuso.

E comunque, se avessi saputo come andava a finire nella partita, mi sarei messa direttamente a guardare una puntata di “The Walking Dead”.

E non solo per Suarez.