Se credete che i matrimoni non lascino nessuno strascico, siete degli illusi.
Se non sapete di cosa sto parlando, a parte che dovete aver vissuto in una comunità fortunata in cui nessuno fa feste in grande o ritiene di dover festeggiare in grande stile e io per questo vi invidio moltissimo, andate a leggervi la puntata di settimana scorsa.
Se invece sapete bene a cosa mi riferisco, andate pure avanti nell’orrore: dopo che la nostra cucciolosa coppietta si è sposata, ovviamente è andata in viaggio di nozze.
Altrettanto ovviamente, ne sarà tornata ricca di meravigliosi ricordi, romantiche albe, magici tramonti… ma anche bicchieri mezzi pieni (o mezzi vuoti, a seconda dell’umore), infradito prese per caso, bagnanti in pose imbarazzanti, cagnolini/gattini/sorcini tanto teneri, lei che fa la faccia buffa, lui che fa la posa da macho, loro che fanno i topolosi di fronte al chioschetto dei gelati di Fantasiland… tutto rigorosamente documentato in oltre 500 foto HD stivate su chiavetta. Non menziono la faccenda filmini per carità cristiana, ma solo perché so che certe emozioni possono stendere un cavallo.
Bon. Indovinate quale sarà la mossa dei due piccioncini, appena qualche ingenuo amico andrà a trovarli, certo di trovare solo un caffè e al massimo quattro biscotti del supermercato? O quando si accetterà in totale incoscienza un invito a cena dai suddetti, tutta la famiglia, nessuno escluso, per salutare il fausto ritorno della coppia felice?
Lo sciorinamento su megaschermo delle loro meravigliose ferie.
Inutile dire che quando ci si renderà conto di essere stati incastrati sarà troppo tardi e l’unica soluzione, se non si vuole sposare la tecnica della “grappa al mirtillo a piccoli sorsi” dello zio Guidalberto, è farsi di nebbia. Anzi, di ectoplasma. E di ectoplasmi, infatti, chiacchieriamo oggi.
La prima a fuggire, e solo perché ha un’ottima scusa, è la ProleMunita. A lei dedichiamo un film che oggi definirebbero “vintage” solo perché dire “vecchio” è offensivo, che mantiene però il suo fascino di storia dolcemente romantica: “Il fantasma e la signora Muir”. L’ho visto su suggerimento della mia mamma e devo dire che mi è piaciuto. Lucy si sta cambiando davanti allo specchio, prima di appendere il quadro. Notate come la porta sia prima spalancata e poi solo socchiusa senza che lei l’abbia mai toccata.
Alla di lei prole non possiamo che dedicare “Casper”, film tenero e cuccioloso su un dolce fantasmino con la testa a lampadina. È il primo giorno di scuola di Kat e il simpatico fantasmino la segue per darle un sostegno morale. Già che c’è, si mette a legare TUTTE le stringhe dei compagni di classe di Kat, compresa Amber, la befana bionda. Peccato che nell’inquadratura precedente la caduta di massa le sue scarpe siano inequivocabilmente separate, libere e perfettamente allacciate.
Il di lei marito non può che avere “Il fantasma del pirata Barbanera”, non solo per una questione di similitudine fisica e alcolica. Scena in cui Steve e la professoressa Becker entrano nella bisca di Silky, il cameriere che porta il dessert viene spinto nella vasca delle aragoste e anche se quella che si ritrova sulla testa è vera, si vede benissimo che quando cade ne urta una di plastica. Però sappiate che in questo film nessun animale è stato maltrattato.
Immediatamente dopo, si fa di nebbia il parente maschio più sveglio, quello che nonostante non abbia figli ha certamente da alzarsi prestissimo la mattina dopo, anche se è domenica e non lavora al centro commerciale. Generalmente è anche il belloccio di famiglia. Per lui, “Ghost – Fantasma” (appunto). Dopo le avances di Carl a Molly, Sam corre nella metro per farsi insegnare a muovere gli oggetti, e mentre scende le scale mobili si vedono le sue gambe riflesse nelle pareti metalliche della scala! L’uomo invisibile… visibile? Oh, my, che ossimoro!
In rapida sequenza, come i tre fantasmi del “Canto di Natale” che andiamo a brevissimo a blooperare, evaporano anche gli eventuali cugini ancora trattenuti dalle occhiatacce di madri, nonne o zie: non per non offendere i due sposatissimi virgulti, ma solo perché non vale che a soffrire siano sempre e solo loro, checcavolo! Il “Christmas Carol” che scegliamo è la versione a cartoni animati del 2001, con, fra le altre, la voce di Kate Winslet. Alla Vigilia di Natale, quando Scrooge torna a casa, mentre sale le scale, un capo della sua sciarpa gli scende dietro la spalla destra, ma quando entra nella stanza, lo stesso capo scende lungo la spalla sinistra.
È adesso che, normalmente, scatta un “abbandonare la nave!” generale: le nonne adducono la veneranda età, le madri il fatto che il giorno dopo devono andare in lavanderia, i padri già russano in incognito da ore con un effetto contrabbasso che consola. Blooperiamo quindi il bell’horror “Ghost ship – Nave fantasma”, molto bello e veramente notevole. Poi c’è Gabriel Byrne e scusate se è poco. Qui troviamo anche una sequenza di errori di italiano, che su una nave italiana spiccano come mosche che sciano nello zucchero: una bellissima “cabina DI capitano” e un logicissimo “viaggiando solo” (che oltre alla grammatica stride anche perché riferito a una giovin virgulta di sesso femminile) spiccano fra gli altri obbrobri del pessimo translator utilizzato.
Arrivati a questo punto (e alla foto 742/1270 che stanno orgogliosamente proiettando e che mostra lui che dorme con la bocca aperta mentre le mosche fanno sci nautico nelle sue fauci), i due fotografi si accorgono di essere rimasti soli. Nella loro nuova casetta, però, rumori e suoni sconosciuti. Gorgoglii, strani boccheggi… Parole, forse. Sono protagonisti inconsapevoli di “White Noise”, i famosi “suoni bianchi” in cui i fantasmi tentano di mettersi in contatto con la terra dei viventi (e nel cui film appare questo bloopo qui: nella scena in cui John saluta la moglie e il figlio che stanno per partire, la luce naturale varia radicalmente: inizialmente lo spiazzo è inondato dal sole, con anche la postazione di guida del maggiolino perfettamente illuminata da raggi solari diretti… ma basta che John faccia il giro dell’auto per salutare Anna et voilà, l’abitacolo della decappottabile è completamente buio. John poi saluta con la mano…in piedi in mezzo a uno spiazzo tutto in ombra. Geniale, il tecnico luci…)?
I due si guardano costernati e nei loro occhi salta fuori una sola certezza: “Who’re you gonna call? GHOSTBUSTERS!” 1 e 2, ovviamente.
Cominciamo col primo: quando Dana è “catturata” dalla sedia e trasportata in cucina, si può vedere chiaramente il tracciato della sedia sul pavimento. Non sto a specificare che la Dana in questione non sono io ma Sigourney Weaver e che nel mio frigo non ci sono spettri sumeri, vero? Al massimo un ciospino di lattuga che può risalire all’era sumera, ma solo quello, giuro!
Nel secondo, invece, troviamo questo blooperino qui: verso l’inizio del film, Sigourney Weaver va a casa di Bill Murray. Si sente il pianto straziante del bambino, ma… il bambino in alcune scene non sta affatto piangendo! Opsi…
Constatato che non si tratta di forza sovrannaturale, i nostri eroi decidono di porre fine alla proiezione. Del resto, loro le hanno scattate, le ricorderanno pure, no? Le hanno anche spammate ovunque su Facebook, ma non per far rosicare di invidia chi invece era ancora inchiodato alla scrivania, assolutamente no!
Ed è solo in quel momento che si svela il mistero.
Non un white noise.
Non roba da Ghostbusters.
Solo lo zio Guidalberto, abbracciato alla bottiglia di grappa al mirtillo, che aprendo mezzo occhio ciancica: “Belle le foto del matrimonio… ma del viaggio di nozze niente?”.