E adesso anche basta, sì? Anche per quest’anno ho dato, ho pagato lo scotto, ho espiato tutti i peccati commessi nell’anno solare precedente (prenotandone altri da scontare più avanti, peraltro, viste le saracche che ho comunque tirato giù), ora fino all’anno prossimo sono tranquilla: la stagione dei matrimoni per me non ricomincerà che fra un anno esatto da oggi, non avendo graziaddio nessun altro che abbia deciso di sposarsi durante l’estate più torrida (oddio, quest’anno è quasi stagione di monsoni, ma fa caldo uguale).

Intanto ho già avuto una notevole anticipazione nel 2000eunpo’, quando ho partecipato a ben 5 matrimoni, compreso il mio. Quell’anno il dio dei matrimoni era particolarmente spiritoso e mi ha concesso di soffrire in maniera davvero feroce: i miei sciagurati amici avevano scelto tutti luglio e le celebrazioni erano avvenute in luoghi in cui le zanze avevano avuto picchi di fertilità fino ad allora sconosciuti e in cui le temperature avevano raggiunto quelle di un altoforno appena prima della colata.

Per cui, mettendo a frutto la cattiveria che mi è montata tenendo su per 13 ore un paio di sandali tacco stiletto che mi hanno fatto venire delle vesciche grosse come un Buondì (il primo che chiosa “per essere belle bisogna soffrire” sappia che sarà costretto a portarne un paio per un intero matrimonio a Ferragosto, senza avere dietro le scarpe di ricambio!), eccovi i bloopers da un matrimonio. Oh.

Come comincia la storia di un matrimonio? Ovviamente con un “Principe azzurro cercasi”. Oh, negli ultimi tempi più che principi sembra ci siano in giro solo compilation di rospi, ma noi languide fanciulle intronate dall’ammmmmore abbiamo sempre interi prosciutti di Parma sulle pupille e così sia. Nella scena in cui Mia passa in rassegna le truppe la cravatta di Nicholas cambia di colore. Ops. Distrattone…

Ovviamente, però, alcune, pur di convincere il proprio rospetto (che saltellerebbe volentieri via dall’ipotesi per rituffarsi nello stagnetto sotto casa) a fare il grande passo, a volte esagerano: “Crimen Perfecto”, divertente film spagnolo in cui lei addirittura ricatta lui. Mi pare un po’ eccessivo, ma me lo tengo per me. Rafael indossa un completo grigio scuro, con camicia grigio chiaro, che magicamente scompare dopo qualche inquadratura per diventare bianca. Altro distrattone… del resto, per evitare le nozze altro che cambiare una camicia…

Una volta ottenuto il fatidico anello, ecco che arriva la parte più rognosa: “Ti presento i miei”. Non che tutte abbiano come padre un ex agente della Cia, ma credetemi: anche il più mite impiegato può diventare un NavySeal se appena sospetta che possiate spezzare il cuore alla sua bambina. Sapevatelo e preparatevi per tempo agli interrogatori facendo una vacanza studio in luogo consono: Guantanamo, per dire, potrebbe funzionare. Greg va al check in e parla con l’impiegata. Nonostante lei abbia le mani immobili come una statua, si sente comunque il suono dei tasti battuti su una tastiera di un pc. L’impiegata telecinetica, il sogno di ogni compagnia…

Ovviamente, dopo le forche caudine dei genitori “di lei”, ecco che bisogna passarsi i genitori “di lui”, dove troviamo l’esemplare di mammifero più pericoloso noto in natura: la suocera di lei. Detta anche “mamma di lui”. Fattore di rischio: 100 stellette più Iva. “Mi presenti i tuoi?”, quindi. Greg sta raggiungendo la Florida con i Byrnes e guida lui: nella lunga coda formatasi dietro il caravan, c’è un camion tre o quattro auto dopo il loro veicolo. Greg però guarda il retrovisore e il camion è esattamente dietro di loro.

Una volta che le famiglie si son conosciute, via libera all’organizzazione delle nozze.

Scegliamo la testimone, ovviamente la migliore amicissima di sempre: “Bride Wars – La mia miglior nemica”. Primi minuti, la sposa ha in mano il bouquet di fiori e un calice pieno. Poi è il momento del lancio del bouquet, lo tiene con entrambe le mani ma….dov’è finito il calice?!

A volte l’amica ci da anche una mano nell’organizzazione delle nozze di cui sopra. Stiamo solo attente che non cerchi di fregarci il marito, come in “Il matrimonio del mio migliore amico”: durante li ricevimento per il fidanzamento, Julia Roberts e Rupert Everett camminano nel parco: nell’inquadratura di spalle, Julia ha gli occhiali in mano, di fronte ce li ha sulla testa e poi di spalle li tiene ancora in mano.

Trovata la testimone, dicevamo, e scelta anche la parrucchiera, ecco che l’organizzazione entra nel vivo come si vede in “Fiori d’acciaio”, con Julia Roberts, Sally Field, Dolly Parton e Daryl Hannah. Quando stanno caricando in macchina gli ovetti colorati, Annelle ha in mano una pila di cartoni. Si vede chiaramente che nel cartone superiore le uova sono quasi tutte blu, le uniche di colore diverso sono tre o quattro e nella parte sinistra del cartone. Stacco di camera, vediamo le spalle di Annelle e… un paio di ovetti gialli che prima non c’erano e che, va da sé, svaniscono nel momento in cui si torna con la camera davanti ad Annelle.

Alcune di noi, poi, si fanno prendere dal panico pre-nozze: “Se scappi ti sposo”. Quando, durante la prova del matrimonio in chiesa, la Roberts si attacca alla corda della campana, questa comincia a suonare e dal suono cupo si capisce anche che è una bella campana grossa; il blooper sta nel fatto che appena lei si stacca dalla corda, il suono termina contemporaneamente, mentre si sa che una campana così grande avrebbe continuato a rintoccare ancora un po’ per la forza di inerzia.

E finalmente, dopo tanto patire e soffrire, arriva il gran giorno: le nozze. È il giorno in cui scopri che il vestito che la tua amica ti aveva spacciato come “poco decorato, vedrai, lo sai che non amo le cose troppo elaborate!” ha più incrostazioni di lustrini e gocciole di luce che un lampadario rococò, uno strascico la cui metratura coprirebbe senza difficoltà la Milano-Varese e la gonna a mongolfiera (quella vera, intendo). E tu dovrai naturalmente dire, commossa, che “sei veramente splendida!”, aggiungendo la più becera menzogna alla già lunghissima lista dei tuoi peccati. Il film della situazione? “American Pie – Il matrimonio”, ovviamente. Quando Jim si rade i peli pubici e poi li getta dalla finestra, vengono aspirati da una ventola che li spande nel laboratorio di pasticceria che ha appena finito di confezionare la torta per il matrimonio; quando la capo pasticcera dice “la mia cucina non è un gabinetto” o qualcosa di simile, la torta viene buttata nel cassonetto, ma si vede che il dolce è finto. O forse è una torta di rappresentanza, di quelle tanto care ai matrimoni di oggi, un tripudio di statuine di cioccolato plastico della consistenza della plastilina, una palazzina a forma tortosa di un pan di spagna alto come la gommapiuma dei divani (e spessissimo anche con lo stesso sapore) e un ripieno uguale sputato al silicone sigillante, il tutto coperto con uno strato di pasta di zucchero che riprende il colore dominante del matrimonio. All’ultimo a cui sono stata il colore dominante era un allegrissimo verde palta. Per dire, eh.

Una fauna che devo essere sincera non mi è mai capitata nella mia lunghissima carriera di invitata a matrimoni è l’imbucato. Gli americani ci hanno fatto un film, segno che da loro è un problema endemico, ma da noi? Seriamente, su: chi si sciropperebbe volontariamente e senza costrizione alcuna un intero matrimonio italiano, completo di cerimonia in chiesa, pranzo al ristorante e foto di rito? No way, really. Qui citiamo “2 single a nozze”, film che peraltro fa veramente ridere. Notate il cocktail di Jane Seymour mentre sussulta sulla sdraio: prima è rosso, bicchiere quasi pieno. Poi, nel campo lungo, diventa bianco, bicchiere quasi vuoto, nel più classico dei bicchierismi.

Quando finisce tutto il casino, i fuochi d’artificio, i baciabbraccirivediamocipresto, i due fringuelli neosposati partono per il mitico viaggio di nozze. Generalmente la meta è una nota località di mare in qualche atollo polinesiano sperso nel nulla (dove comunque troveranno polenta e capriolo al buffet e così sia), ma a volte… well. A volte è “Viaggi di nozze” di Verdone, augurandovi di non incrociare mai sulla vostra strada Raniero. I due coatti stanno consumando un “primopomeriggio” anziché una “primanotte”. Notate la sigaretta in mano a Ivano: nell’inquadratura larga è quasi intera, nel primo piano è quasi finita, con un buon due centimetri di cenere in equilibrio.

Ovviamente non va sempre liscia, mi sbaglio? Eccovi “Prima ti sposo poi ti rovino”, un film che davvero fa venire voglissima di convolare. Non sapete proprio quanto. Zeta Jones e Clooney sono a cena seduti al tavolo, quando lei viene inquadrata davanti tiene il bicchiere per lo “stelo” quando viene inquadrata da dietro invece tiene il bicchiere nella parte superiore, per intenderci come si tiene un bicchiere di cognac.

Sì, sì, lo so, oggi ho esagerato con la lunghezza, ma hey! se devo raccontare sul serio un matrimonio, la lunghezza deve essere consona.

Poi scusate, eh, ma mentre Primogenito faceva merenda dubbioso con una cotoletta con patatine e io attendevo scorata l’arrivo del primo secondo (filetto di stromporlano condito con scaglie di trilottola nana al profumo di basilico di Campotribunella, ça va sans dire) dovevo pure far qualcosa, no?