Con la decisione della Cassazione, che ha bocciato il ricorso contro i tagli ai vitalizi dei parlamentari dichiarandolo “inammissibile”, il MoVimento 5 Stelle esulta per bocca del suo leader, Luigi Di Maio, per quella che è stata da sempre una delle sue misure bandiera. In attesa di capire quale esito avrà la contromossa dei parlamentari che non vogliono rinunciare al vitalizio e hanno annunciato la volontà di arrivare fino alla Corte Costituzionale, i grillini mettono nel mirino un altro obiettivo. Lo ha dichiarato in una nota il senatore pentastellato Gianluca Castaldi:”Il 2019 è l’anno in cui le istituzioni compiono un passo verso i cittadini: dopo la cancellazione dei vecchi vitalizi è il momento del taglio del numero dei parlamentari. Fra poche ore il Senato dovrà votare per la seconda lettura, poi toccherà alla Camera per il sì definitivo. 345 poltrone in meno per un Parlamento più sobrio ed efficiente, 500 milioni di euro risparmiati ad ogni legislatura”. (agg. di Dario D’Angelo)



CASSAZIONE BOCCIA RICORSO SUL TAGLIO AI VITALIZI

Con grande felicità del Ministro del Lavoro nonché leader M5s Luigi Di Maio, la Cassazione ha bocciato il ricorso degli ex parlamentari in merito al taglio dei vitalizi messo in campo dal Movimento 5 Stelle dopo il primo anno di Governo. «Le controversie relative alle condizioni di attribuzione e alla misura dell’indennità parlamentare e degli assegni vitalizi per gli ex parlamentari non possono che essere decise dagli organi dell’autodichia, la cui previsione risponde alla medesima finalità di garantire la particolare autonomia del Parlamento», scrivono le sezioni unite civili della Corte di Cassazione dichiarando nel merito «inammissibile» il ricorso per regolamento preventivo di giurisdizione presentato dal professor Paolo Armaroli. L’ex parlamentare dopo essersi visto tagliare il vitalizio del 44,41% chiedeva che fosse dichiarata la «sussistenza della giurisdizione del giudice ordinario o, in subordine, di quello amministrativo»; ora però la Suprema Corte ha bocciato il suo ricorso sostenendo però «da escludere che in questa sede vi sia spazio per l’esame di una qualsiasi censura riguardante la misura e l’attribuzione degli assegni vitalizi degli ex parlamentari». Esulta su Facebook il leader grillino «Vi ricordate il taglio dei vitalizi degli ex parlamentari che abbiamo fatto nei mesi scorsi? Qualcuno ha fatto ricorso per conservare il privilegio che percepiva ingiustamente da anni. Ma oggi è arrivata una bellissima notizia: la Cassazione ha bocciato il ricorso! Perché sui vitalizi e sulle indennità parlamentari decidono solo gli organi dell’autodichia, a garanzia dell’autonomia del Parlamento. E gli Uffici di Presidenza delle Camere, anche grazie ai nostri portavoce, hanno deciso di tagliare questi privilegi assolutamente iniqui».



GLI EX PARLAMENTARI CONTRO DI MAIO

Ancora Di Maio scrive che con l’eliminazione dei vitalizi «sapete quanto andremo a risparmiare? Circa 280 milioni, tra Camera e Senato, a legislatura. Soldi che invece di finire nelle tasche di pochi privilegiati potranno essere usati a favore degli italiani». Tutto risolto e vitalizi permessi al 100% dalla Cassazione? Non esattamente, come replicano gli ex parlamentari che contrastano quanto invece affermato da Di Maio e dal Movimento 5 Stelle: «La Cassazione si è limitata a stabilire chi è il giudice che ha la competenza a giudicare. Sul merito, invece, ha ribadito quello che abbiamo sempre sostenuto e cioè che il vitalizio, come l’indennità parlamentare, non è un privilegio ma una garanzia. La garanzia posta dalla Costituzione a tutela dell’accesso dei cittadini alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza e del libero esercizio della funzione del parlamentare senza vincolo di mandato» ha spiegato il presidente dell’associazione ex parlamentari Antonello Falomi commentando la decisione presa questo pomeriggio dalla Suprema Corte. La decisione «non è negativa. Il bicchiere è mezzo pieno. Andremo avanti», spiega all’Agi lo stesso Armaroli che poi aggiunge «Con la decisione di oggi la Cassazione riconosce al giudice camerale la pienezza del giudizio e la possibilità di arrivare fino alla Corte Costituzionale, il massimo della garanzia per questo non è negativo il giudizio di oggi. Il bicchiere è mezzo pieno, quindi andremo avanti».

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