La minore mortalità per Coronavirus in tutti gli Stati che si trovano a sud del 35° parallelo Nord mette in luce il positivo effetto che potrebbe avere la vitamina D contro il Covid-19, suggerendo anche di integrarla dove vi è carenza – e purtroppo l’Italia è fra i Paesi dove questo problema è più evidente, dunque questa possibilità ci riguarda da vicino.
Per prima cosa, ricordiamo che il 35° parallelo Nord attraversa il mar Mediterraneo all’altezza di Lampedusa e dunque al di sotto di esso troviamo ovviamente l’intera Africa, poi parte dell’Asia (sostanzialmente la penisola arabica, l’India e l’Indocina ma anche parte della Cina), naturalmente per intero l’Oceania e il Sudamerica ma anche tutta l’America Centrale a partire dal Messico, mentre negli Usa solamente gli Stati più meridionali si trovano al di sotto di esso.
Uno studio riportato dalla Wiley Online Library investiga l’importanza della vitamina D. Bisogna senza dubbio tenere conto che il Sud del mondo è stato meno colpito finora dal Coronavirus, però alcuni confronti sono interessanti: ad esempio, ad inizio aprile la mortalità nel Regno Unito era di 68 per milione, in Australia (termine di paragone significativo perché si tratta di due nazioni sviluppate e con simili sistemi sanitari) appena 2 per milione.
VITAMINA D CONTRO CORONAVIRUS: CARENZA IN ITALIA
Il 35° parallelo Nord è identificato come il punto al di sotto del quale anche in inverno si dovrebbe ricevere sufficiente luce del sole per mantenere livelli adeguati di vitamina D: naturalmente è un “confine” indicativo, la differenza certamente non si crea semplicemente varcando questa linea immaginaria della nostra Terra. Tutto questo premesso, resta il fatto indiscutibile che sotto il 35° parallelo Nord la mortalità per Coronavirus è evidentemente inferiore, come riportano i dati statistici che potete analizzare qui.
Siccome quello è indicativamente anche il punto che fa da confine tra la zona in cui anche d’inverno si riceve abbastanza luce solare e dove invece essa non basta per conservare un livello sufficiente di vitamina D, ecco che la situazione si fa significativa.
Lo studio fa un’osservazione molto interessante anche per quanto riguarda l’Europa, dove Italia e Spagna (comunque molto vicine al famoso 35° parallelo Nord) sono state colpite più dei Paesi nordici: ciò non smentisce tuttavia il ruolo della vitamina D, perché in realtà la sua carenza è più diffusa proprio in Italia e in Spagna, mentre nei Paesi nordici è molto diffuso l’utilizzo di supplementi per ovviare a una carenza di luce solare che nell’inverno nordico è quasi totale.
COME LA VITAMINA D AIUTA CONTRO IL CORONAVIRUS?
Sappiamo che la vitamina D è importante per regolare la risposta infiammatoria delle citochine delle cellule epiteliali respiratorie a vari agenti patogeni, compresi i virus respiratori. Ecco dunque che la vitamina D potrebbe aiutare l’organismo nella battaglia contro il Covid-19, riducendone appunto la mortalità anche se certamente non protegge dall’infezione da Coronavirus.
Questo studio dunque sollecita ricerprovetteche urgenti per determinare se possa davvero esistere una correlazione fra i livelli di vitamina D e il tasso di mortalità causato dal Coronavirus. Ci sono infatti come minimo ottimi indizi circa un effetto protettivo di questa vitamina contro gli effetti più gravi del Covid-19, in particolare il distress respiratorio acuto che è in genere la causa di morte per chi ha contratto la malattia.
Si suggerisce dunque una integrazione di vitamina D per chi ne fosse carente, ad esempio 25 microgrammi al giorno che sono identificati come una dose molto sicura – ricordando che la vitamina D aiuta a combattere anche altre malattie o situazioni a rischio, dal diabete all’ipertensione fino all’obesità. I governi del Nord del mondo – e come abbiamo visto, Italia e Spagna in modo particolare – potrebbero dunque fin da subito sollecitare integrazioni di vitamina D nelle loro popolazioni. Un consiglio per tutti potrebbe essere dunque quello di consumare alimenti ricchi di vitamina D come pesce, uova e latticini.