La vitamina D è più di un valido alleato contro la Covid. Il trattamento con la vitamina D fa diminuire i decessi e i trasferimenti in terapia intensiva nei pazienti che hanno comorbidità. È quanto emerge da uno studio realizzato dall’Università di Padova con la collaborazione di quelle di Parma e Verona, oltre agli Istituti di Ricerca CNR di Reggio Calabria e Pisa. La ricerca, pubblicata sulla rivista Nutrients, fornisce un’evidenza scientifica riguardo l’effettivo ruolo della vitamina D sui malati di Covid, anche se non ci sono informazioni su come possa influire sull’insorgenza della malattia e il suo decorso. Ci sono studi comunque che hanno associato all’ipovitaminosi D una maggiore esposizione alla malattia e alle sue manifestazioni cliniche più aggressive.



Poco era noto sugli effetti dell’assunzione del colecalciferolo, la vitamina D nativa, nei pazienti affetti dalla malattia causata dal coronavirus. Una ricerca francese aveva evidenziato che una terapia di questo tipo nei mesi precedenti il contagio può favorire un decorso meno critico nei pazienti anziani fragili affetti da Covid. Lo studio italiano aggiunge un altro tassello, dunque. La somministrazione di questa sostanza in chi è affetto da Covid ha effetti positivi sul decorso della malattia.



COVID, MENO MORTI CON TRATTAMENTO CON VITAMINA D

L’obiettivo di questo studio era valutare se la proporzione di pazienti che andavano incontro a morte e/o trasferimento in terapia intensiva potesse essere condizionata dall’assunzione di vitamina D. In un periodo di follow-up di 14 giorni circa, 27 pazienti venivano trasferiti in terapia intensiva, 22 invece andavano incontro al decesso. Il “peso” delle comorbidità modifica in maniera significativa l’effetto protettivo della vitamina D, quindi maggiore era il numero delle comorbidità presenti, maggiore era l’evidenza di un beneficio introdotto dalla vitamina D. In particolare, il rischio di andare incontro a morte o trasferimento in terapia intensiva scendeva dell’80% nei soggetti trattati con il colecalciferolo rispetto a coloro che non avevano assunto tale sostanza. «Il nostro lavoro dimostra, quindi, il potenziale effetto benefico della somministrazione della vitamina D in quei pazienti affetti da Covid che, come molto spesso accade, presentano rilevanti comorbidità e indica l’opportunità di condurre studi appropriati a conferma di questa ipotesi», ha dichiarato il professore Sandro Giannini, del Dipartimento di Medicina dell’Università di Padova e primo firmatario dello studio.

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