Continuano le indagini in merito allo stupro di Viterbo da parte di due militanti di CasaPound, il 21enne Riccardo Licci e il 19enne Francesco Chirozzi. I due avrebbero violentato una donna di 36 anni durante la notte del 12 aprile, per poi riprendere le violenze sul telefonino. Roberto Licci, 54enne padre di Riccardo, ha parlato ai microfoni del Corriere della Sera, spiegando: «Noi dichiarazioni non siamo in grado di farne, non adesso, né io né la mamma. La verità deve ancora venire fuori e ora come ora non sappiamo qual è. Saranno gli inquirenti a doverla accertare. C’è un’indagine in corso e ci affidiamo a loro». Secondo le indiscrezioni riportate in queste ore dai colleghi di Virgilio, Licci senior avrebbe invitato il figlio a sbarazzarsi del telefono contenente i file multimediali prova dello stupro, ma evidentemente quest’ultimo non ha dato ascolto al padre. Roberto Licci avrebbe inoltre visionato i filmati in questione, condivisi su una chat di WhatsApp con numerose altre persone, ipotesi seccamente smentita dal diretto interessato: «Io non ho né ricevuto né guardato quei video e quelle foto. Io non sapevo con precisione di cosa si trattasse – ha aggiunto – è vero che gli ho scritto di gettare via tutto ma credo di essermi comportato da padre. Ho commesso un reato con quel consiglio? Non credo proprio. Sono suo papà, cercavo solo di pensare a lui». Roberto Licci è stato candidato con CasaPound come consigliere comunale alle elezioni di Viterbo dell’anno scorso, prendendo 19 preferenze. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



STUPRO DI VITERBO, LE PAROLE DELLA VITTIMA

Ha ribadito tutti i suoi timori la donna 36enne vittima dello stupro a Viterbo e che ha portato all’arresto dei militanti di CasaPound Francesco Chiricozzi e Riccardo Licci. Lo ha fatto parlando con il suo avvocato, al quale ha riferito: “Ho paura, ho ancora paura di loro e spero che restino in carcere”. Dopo aver appreso che i due indagati hanno respinto le accuse nonostante l’evidenza rappresentata dai video choc, al punto di parlare di un rapporto consenziente, la donna ha replicato: “E’ uno schifo”. Poi, sempre secondo le parole riportate suo legale, l’avvocato Franco Taurchini e riferite dal Fatto Quotidiano online, ha aggiunto: “Vorrei tanto non se ne parlasse più”. Intanto tutto sembra essere pronto in vista di un possibile incidente probatorio durante il quale sarà pienamente cristallizzata la denuncia della donna, secondo il suo difensore “ancora molto scossa psicologicamente” e al momento incapace forse di affrontare lucidamente la delicata situazione che la vede suo malgrado coinvolta. Il suo racconto, dunque, potrebbe entrare come prova acquisita. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



VITTIMA STUPRO “HO PAURA”

Sono trascorsi 20 giorni esatti dalla violenza subita da una donna di 36enne, vittima di stupro a Viterbo da parte di due militanti di CasaPound, ma nonostante questo è la paura a dominare nella sua mente. Il timore della donna è che, una volta in libertà, i due possano tornare a minacciarla, come facevano mentre la violentavano per “farle rimangiare” quanto la stessa ha denunciato agli inquirenti. A parlare a suo nome è il suo avvocato, Franco Taurchini, al quale come spiega Il Messaggero, ha affidato il racconto delle terribili ore vissute dalla stessa lo scorso 12 aprile nel pub Old Manners, trasformato per l’occasione in un circolo privato frequentato dai militanti del partito di estrema destra. Proprio la paura della vittima di possibili minacce da parte dei due arrestati starebbe portando la procura a valutare seriamente la possibilità di chiedere l’incidente probatorio al fine di cristallizzare la sua testimonianza. Al suo legale la donna ha fatto sapere: “Ho paura, ho ancora molta paura per quello che è successo, spero che restino in carcere”.



STUPRO VITERBO, VERSO INCIDENTE PROBATORIO

E’ ancora profondamente distrutta la donna di 36 anni vittima dell’inaudito stupro a Viterbo commesso nei suoi confronti da due militanti di CasaPond, Francesco Chiricozzi e Riccardo Licci. Gli inquirenti sono in attesa che possa ritrovare le forze per poterla sottoporre all’atto istruttorio irripetibile. Intanto il suo legale ha commentato: “Siamo pronti a verbalizzare quanto denunciato nei giorni scorsi. La mia assistita teme di essere minacciata per rimangiarsi quanto raccontato. È ancora molto scossa psicologicamente, è una situazione difficile da affrontare”. Agli atti dell’indagine ci sarebbero i video girati dagli stessi indagati e che immortalano la violenza, poi fatti girare in una chat Whatsapp e visionati anche dal padre di Licci che ha intimato il figlio a “cancellare video e foto” che mostrano i momenti dello stupro. Penalmente il padre non rischia l’iscrizione nel registro degli indagati in quanto parente dell’arrestato. Si parla in tutto di tre video e quattro foto tutti relativi alla violenza e visionati da amici e militanti politici dei due indagati tramite chat Whatsapp nella quale gli stessi si vantavano di quanto commesso.