La vitiligine, la malattia della pelle, può provocare fra i suoi effetti indesiderati anche problemi di insonnia in molti dei suoi pazienti. Al momento non esiste una vera e propria cura contro questa patologia, ma si possono comunque proteggere le cellule responsabile della stessa. Ne ha parlato nella giornata di ieri il Corriere della Sera, che ha citato una nuova ricerca del National Clinical Research Center for Skin and Immune Diseases di Pechino effettuata su circa quattrocento pazienti, e che ha dimostrato come una persona su due affetta da vitiligine soffra di disturbo del sonno, e nel 70 per cento dei casi la patologia viene indicata come la principale responsabile delle difficoltà di una buona dormita. L’insonnia, è emerso, è inoltre più diffusa nelle donne e in chi ha le macchie soprattutto su viso e collo. «Grazie a una maggiore attenzione generale, però, il numero di persone che chiede aiuto agli specialisti è in continuo aumento: in passato i pazienti non ci provavano neanche, pensavano che non si potesse fare nulla per la loro malattia», sono le parole al Corriere della Sera di Mauro Picardo, direttore della Fisiopatologia cutanea e del Centro di metabolomica dell’Istituto dermatologico San Gallicano di Roma. «Invece oggi la vitiligine si può affrontare con successo e in un prossimo futuro si potrà fare anche di più, grazie alla sempre maggiore conoscenza dei meccanismi che danneggiano e uccidono i melanociti, le cellule responsabili della pigmentazione della pelle».



A riguardo è in fase di sperimentazione il primo farmaco ad hoc, inoltre, si è scoperto che la vitiligine si può prevenire o comunque ritardare «Non è una malattia ereditaria – ha proseguito Picardo – ma i pazienti hanno una predisposizione genetica alle malattie infiammatorie (non a caso il 15-25 per cento dei pazienti ha un’altra patologia autoimmune, ndr) o almeno un esaurimento più rapido e precoce della capacità di rigenerazione dei melanociti, anche questo su base genetica: la vitiligine, in altri termini, è più probabile in chi ha familiari che ne soffrono e la sviluppa più spesso chi incanutisce presto. La patologia compare di solito in età prepuberale, fra i sette e i dieci anni, oppure fra i trenta e i quarant’anni; dagli anni Settanta a oggi si è osservato un progressivo ritardo nella manifestazione dei sintomi, segno che esiste un effetto dell’ambiente e che il miglioramento degli stili di vita e dei prodotti per detergere la pelle ha inciso sulla probabilità di malattia».



VITILIGINE CAUSA INSONNIA: I NUOVI METODI PER TRATTARLA SONO EFFICACI MA…

«Da ciò deriva che tutti – ha continuato l’esperto – ma soprattutto chi ha familiari con vitiligine, possono prevenirla almeno in parte facendo più attenzione alla cura della pelle, fin da bambini: proteggere la cute dal sole, idratarla, utilizzare detergenti delicati aiuta a mantenere una buona barriera cutanea, che sembra alterata nei pazienti con vitiligine in maniera analoga a quanto accade in chi ha la dermatite atopica».

L’ultima novità nel trattare la vitiligine consiste in due tipi diversi di laser per la fototerapia con plasma arricchito in monociti, una tecnica messa a punto presso il San Raffaele di Milano, che ha dimostrato una buona repigmentazione nel 59 per cento dei casi. Grandi passi in avanti si sono quindi fatti in questo campo negli ultimi anni, ma ovviamente non tutti i pazienti possono essere trattati allo stesso modo: «La vitiligine – conclude Picardo – deve essere in una fase stabile e si può intervenire solo su aree di pelle non troppo ampie. Inoltre è una sorta di camouflage biologico, non una cura definitiva: non c’è la certezza che non si abbiano ricadute e che anche la stessa macchia non si ripresenti più avanti».