«Quando abbiamo fatto votare gli iscritti sapevamo che non sarebbe servito a nulla, serviva a fare rumore»: è bastato questo breve messaggino inviato in una chat di 5Stelle dall’ex capo reggente Vito Crimi a scatenare nuovamente il caos all’interno dei gruppi parlamentari e dei dirigenti stessi del Movimento.

Nei giorni fibrillanti per la corsa al Quirinale, con i provvedimenti Covid che ancora dividono e con il rischio concreto di un ritorno alle urne qualora Mario Draghi venisse eletto al Colle (con conseguente taglio ingente del numero dei parlamentari nella prossima legislatura), all’interno del M5s tiene ancora banco la mancatatenuta” stabile dei gruppi di Camera e Senato per il Presidente Giuseppe Conte. Dopo la “gaffe” di Casalino che invia per sbaglio (?) la foto del vertice “segreto” sul Quirinale ecco un’altra disavventura – se possiamo chiamarla così – tra 5Stelle e le chat di WhatsApp. I media negli scorsi giorni hanno reso noto del messaggino apparso su qualche gruppo dei senatori M5s inviato dall’ex capo Vito Crimi: riportiamo testuale, «Quando abbiamo fatto votare gli iscritti lo abbiamo fatto da opposizione, quando sapevamo che non sarebbe servito a nulla, eravamo consapevoli che il nostro voto non contava un c…, ma serviva a fare rumore».



M5S, CHI È LA “TALPA” DELLA CHAT DI CRIMI?

Che i voti passati su Rousseau e attuali su SkyVote siano stati spesso accusati di essere “poco utili” non è certo una novità, che però la considerazione arrivi da Vito Crimi ecco fa un certo effetto. In attesa di capire se venga confermata o meno la matrice originaria del messaggio, resta da capire quale sia stata la “talpatra i senatori grillino che hanno fatto pervenire il messaggio ai giornali. Questo il punto forse più interessante, visto che già negli scorsi giorni alcune uscite dei gruppi parlamentari – su tutte quella che orientava l’obbiettivo della corsa al Colle per un Mattarella Bis – vedevano un certo qual scollamento tra la “base” di Camera e Senato e la leadership di Giuseppe Conte. A sottolineare la “gaffe” su Crimi e sul voto M5s l’esponente di Italia Viva Ivan Scalfarotto, in teoria della stessa maggioranza di Governo dei contiani: «Se effettivamente Vito Crimi avesse inviato questo messaggio nella chat del M5S, sarebbe una bella ammissione: democrazia diretta, movimento e non partito, cittadini e onestà erano slogan vuoti messo al servizio di un preciso progetto politico». Ricordando il voto sul Quirinale del 2013, Scalfarotto (all’epoca nel Pd con Renzi, ndr) ricorda come quel “far rumore” 7 anni fa «era infatti un piano molto serio, e anche in qualche modo riuscito: non partecipare lealmente in Parlamento alla scelta del nuovo Capo dello Stato ma agitare la piazza contro le istituzioni, speculando su di esse per poter raccogliere un consenso da usare poi, una volta arrivati al potere, come i più scafati e vetusti dei politici della prima repubblica. l fatto che lo dica Crimi, che in quei giorni era il capogruppo M5S al Senato, suona come l’interpretazione autentica dei fatti».



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