Vito Mancuso è non da oggi uno dei teologi più vicini all’ala “progressista” della Chiesa, stimato da molti Cardinali e vescovi e corteggiato dai “buoni salotti” della sinistra per le sue tesi spesso lontane dalla Chiesa più conservatrice: era inevitabile dunque che al tentativo della Segreteria di Stato di far modificare il Ddl Zan (in quanto violerebbe alcuni commi del Concordato del 1984), Mancuso replicasse con decisa indignazione per la scelta del Vaticano.



Da grande estimatore del Magistero di Papa Francesco, il teologo ieri sul Fatto Quotidiano lancia la sua personale “bocciatura” per la mossa voluta e sostenuta anche da Capo della Santa Sede: «La Chiesa dovrebbe comprendere le persone omosessuali senza nostalgia per i roghi del passato. E invece vuole persone che si castrano sostanzialmente nella loro sessualità», spiega Mancuso che ammette però di non aver ancora letto il disegno di legge contro l’omotransfobia. La condotta della Chiesa sul Ddl Zan viene vista come un “ritorno alle origini” di Pio IX: «vedo un papato che paragono a Pio IX perché mi ricordo, ai tempi in cui si studiava a scuola, che questo Pontefice era diventato per molti aspetti la bandiera dei patrioti, i quali sui muri lo inneggiavano per le sue aperture a favore dell’Unità d’Italia. Ma che poi si è rivelato il più chiuso dei conservatori col Sillabo e non solo».



PER MANCUSO (ORA) PAPA FRANCESCO NON VA PIÙ BENE

Secondo Mancuso il problema della Chiesa oggi è l’involuzione: da tempo il teologo invoca l’apertura del Vaticano al sacerdozio femminile ma quello che non lo convince è il fatto che da un lato si pone un “niet” alle donne, dall’altro però si pongono ingerenze su altri aspetti, come la “riforma” dei movimenti ecclesiali. «È un’ingerenza quella secondo la quale il leader di un’associazione di fedeli dopo dieci anni è obbligato a presentare le dimissioni, togliendo così la libertà a questa realtà. Ciò mi sembra un dirigismo, una volontà di piegare le cose, di controllo, difficilmente conciliabile con quel senso di apertura, di libertà, di partecipazione e di rinnovamento con cui si era aperta la stagione della Chiesa di Papa Francesco». Per Vito Mancuso potrebbe anche esserci stato uno “sgambetto” della Curia più conservatrice al Papato più progressista di Francesco, ma al momento non è dato sapere se sia effettivamente così dato che la Santa Sede in quanto tale ha confermato il pieno sostegno alla nota verbale presentata: «O è uno sgambetto e a questo punto dopo otto anni noi ci ritroviamo un Pontefice che non è in grado di governare e quindi siamo punto e a capo […] o è proprio Francesco che vuole una cosa di questo tipo». Per Mancuso bisogna piantarla con la storia (tutta a sinistra) della “Curia cattiva” e del “Papa buono”: ancora al Fatto riflette, «Francesco è pienamente responsabile della Curia che ha dopo otto anni di governo». Infine un appello che vuole essere però più un monito alla Chiesa sul fronte dei diritti LGBTQ: «Se c’è una materia sulla quale secondo me occorrerebbe particolare solidarietà […] a volontà dell’abbraccio delle persone, di ogni persona»; erano gli operai decenni fa, lo sono state le donne, ma oggi «tocca alla componente omosessuale». Nessuno pensi all’imprigionamento, conclude Mancuso, addirittura al rogo «come è avvenuto in alcuni casi nel passato nei confronti delle persone omosessuali. Però certamente tutti vorrebbero o la natura angelica o una natura pentita. Persone che si castrano sostanzialmente nella loro sessualità, oppure vorrebbe pubblici peccatori che continuamente ripetono “mea culpa, mea culpa”. Ma una persona che è felice di essere come la natura – conclude Vito Mancuso – e per chi crede Dio, l’ha creata, chi accetta la mano di Dio in maniera serena, gioiosa su di sé, tutto questo crea alla Chiesa cattolica attuale, anche a quella di Papa Francesco, una tale orticaria intellettuale che produce questi girotondi a mio avviso inspiegabili».

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