C’è chi, come Sant’Agostino d’Ippona, fondò persino una comunità monastica improntata alla ricerca della verità. E chi, invece, si spende giornalmente per il medesimo, nobile intento: specialmente in tempo di pandemia, tramite un impiego virtuoso della scatola parlante, ove essere schietti è un dovere. Come Vito Monaco (nella foto di Federico Badoer), classe 1945, pugliese nativo di San Michele di Bari naturalizzato veneto. Una laurea in lettere conseguita all’Università degli Studi di Padova, terz’ultimo di dieci fratelli nati dall’amore fra mamma Domenica, casalinga, e papà Francesco, coltivatore diretto. E due figli, Ingrid e Pier Paolo, entrambi laureati, avuti invece dalle nozze con Bruna. Una vita divisa tra formazione e informazione, con centinaia di ore trascorse dietro alle cattedre e davanti alle telecamere dicendo semplicemente le cose come stanno. Giornalista pubblicista dal 1990 (“Mai diventato professionista in quanto docente e dipendente di Stato per 35 anni”, puntualizza raccontandosi in esclusiva a Ilsussidiario.net), è il volto di punta e direttore dell’informazione di ‘Canale Italia’, quarto polo televisivo nazionale italiano dopo ‘Rai’, ‘Mediaset’ e ‘La7’. Sui cui seguiti teleschermi si sono avvicendati, negli anni, volti noti e amati quali Luciano Rispoli e Rita Forte (con l’indimenticato format ‘Tappeto Volante’), Ambra Orfei e Marco Bellavia, Max Novaresi, Marco Predolin, Sergio Vastano, Roberto Ciufoli della Premiata Ditta. E ancora Vittorio Sgarbi, Franco Oppini (l’ex marito di Alba Parietti), il campionissimo Ciccio Graziani, Augusto De Megni (che nel 2006 trionfò al ‘Grande Fratello’), Paolo Brosio, Pierluigi Diaco e il coltissimo Paolo Limiti a dare preziosi consigli dietro le quinte. A partire dal 17 settembre ogni venerdì sera Vito Monaco sarà nuovamente al timone di ‘NotizieOggi Lineasera’, il talk-show d’attualità e approfondimento politico e sociale di nuovo al nastro di partenza in diretta dalle 20.00 alle 22.00 su ‘Canale Italia 83’ (e contemporaneamente su ‘Sky 913’) con la regia di Giuliano Tristo dallo Studio 12 del centro di produzione padovano: il più grande del Nord Italia dopo quelli battezzati da Silvio Berlusconi a Cologno Monzese per le reti del biscione. Sempre con grandi ospiti, tra cui anche Red Ronnie, Enrico Montesano, Povia, Silvana Giacobini, Stefano Montanari e Mariano Amici. “Per raccontare il mondo con equilibrio, semplicemente per com’è, specialmente al tempo del Covid. Con un’informazione libera e controcorrente. Osservandone i cambiamenti senza mistificazioni, giudizi o strumentalizzazioni”, sorride con quella pacatezza tipica del suo stile. Come solo un conduttore e un professionista di razza sa fare.



Buongiorno, Professor Monaco. Galeotto fu il Veneto rispetto alla Puglia: che ne dice?

Fu mio fratello Giovanni, di quattordici anni più grande di me e maresciallo dei Carabinieri, a farmi trasferire a Padova, dove viveva. E’ stato come un padre. Lì mi trovò per tre anni un posto di lavoro in un collegio cittadino come istitutore di orfani, vitto e alloggio gratuiti, 9mila lire al mese come paga. Mattino sui banchi all’università, e pomeriggio invece in cattedra a lavorare con gli adolescenti. Un’esperienza preziosa per la mia formazione, in cui mi sono speso al massimo per il bene dei ragazzi, che nel 1985 mi valse il titolo di Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana sotto Sandro Pertini e Bettino Craxi. Qualcuno se ne accorse, e pensò bene di onorarmi di questa menzione, di cui vado fiero.



Ma non è l’unico riconoscimento ottenuto: vero, Direttore?

Sì, è così. Nel 2002 sono stato nominato Ufficiale da Carlo Azeglio Ciampi e Silvio Berlusconi, dieci anni esatti dopo Commendatore invece da Giorgio Napolitano e Mario Monti. Un tris che mi lusinga molto, insieme al titolo di ‘Nonno d’Italia’ ricevuto nel 2019, poco prima dello scoppio della pandemia, oltre a vari premi alla carriera e all’impegno giornalistico a livello locale e nazionale.

A quando, invece, i Suoi inizi come giornalista?

Devo dire grazie ad Angelo Molini, un collega toscano ora scomparso. Un maestro da cui ho imparato tantissimo mentre insegnavo lettere all’istituto magistrale e al liceo scientifico. Iniziai con la carta stampata, occupandomi su alcune testate sportive venete di quel calcio che amavo tantissimo e che frequentavo da semiprofessionista. In Puglia giocai persino in Serie D, nell’Acquaviva delle Fonti: a scegliermi fu il mio allenatore di allora, Giovanni Romano, storico terzino del Bari quando era in A. Uno sport a cui, mio malgrado, dovetti rinunciare allontanandomi dalla mia città natale.



Poi venne il tempo della televisione.

Prima ancora, a dire il vero, c’è stata la radio. La fine degli anni Settanta coincise con l’avvento delle prime antenne libere: e anch’io feci la mia parte con ‘L’angolo della scuola’, uno spazio settimanale di un’ora in fm dedicato al mondo dell’istruzione. Trasmettevamo dalla storica ‘Radio Gamma 5’ a Cadoneghe, nell’hinterlandpadovano. Era il 1979, vi rimasi sino all’84. All’epoca ero appena diventato insegnante di ruolo.

Come iniziò?

Casualmente sentii durante una diretta il fondatore e conduttore di allora, Franco Carraro, scagliarsi contro la categoria dei professori: lo chiamai in onda, gliene staccai quattro. Colpito dal mio intervento, mi fece richiamare a fine programma, e alla fine mi convocò prendendomi a bordo con sé.

E sul teleschermo, invece?

Cominciai a ‘Tele Gamma 5’ con i programmi ‘TG5 Scuola’, il cui simbolo era un simpatico cagnolino dalle orecchie penzolanti. E poi ‘Il re di denari’ e ‘Indovina la casella’, due quiz a premi con le chiamate dei telespettatori e in palio elettrodomestici e oggetti per la casa. Passai poi a Selvazzano Dentro, sempre in territorio patavino, a ‘R.T.R.’, ‘Radio Televisione Regionale Veneta’ in seguito divenuta ‘Diffusione Europea Tv’. Conducevo programmi sportivi, da noi nacque artisticamente anche Monica Vanali, oggi in forze a Mediaset. E qui una singolare combinazione.

Quale?

Nel 1988, alle esequie di Giorgio Pinton, patron dell’emittente e pioniere dell’editoria televisiva in Veneto, fui avvicinato da Lucio Garbo e da sua madre, Elda Mazzuccato: “Vito, dobbiamo incontrarci”. Quel giorno mi ha cambiato la vita. Fu così che passai a ‘Serenissima Tv’, oggi per tutti ‘Canale Italia’. Mentre qualcuno se ne va, ecco che una nuova storia incomincia. Il Destino sa sempre come sorprendere.

Una rete che, nel frattempo, è divenuta il quarto polo televisivo italiano.

A partire dagli anni 2000, la tv dei veneti si è sviluppata fino a diventare il canale di tutti gli italiani. Lucio Garbo e la madre sono stati una benedizione per me: inseparabili, lei era ed è tuttora per lui la guida, l’esempio, il faro, con tutti i preziosi consigli e i solidi insegnamenti che il mio editore incarna perfettamente, mettendoli in pratica ogni giorno. Mai visto un amore filiale verso la figura materna più commovente, esemplare e sincero del suo.

Può approfondire, Direttore?

Quando la signora Elda il 3 maggio del 2008, un sabato, venne a mancare, per tre giorni di fila Garbo sospese tutte le trasmissioni: sul caleidoscopio brillava soltanto la sua immagine fissa, sorridente e solare così com’era sempre stata. L’omaggio più bello. Oltretutto, fu proprio lei a caldeggiarmi alla direzione della testata giornalistica. Le sono molto grato.

Veniamo ora a ‘NotizieOggi Lineasera’, la Sua seguitissima trasmissione del venerdì sera.

Tutto ha avuto inizio nel 2017, in seguito a una fase sperimentale per nuove produzioni da destinare al prime time. ‘NotizieOggi’ è il titolo dello storico contenitore mattutino dedicato all’informazione quotidiana. Ci voleva qualcosa che legasse le due trasmissioni, pensai. Il sottotitolo ‘Lineasera’ nacque per caso da una mia suggestione spontanea condivisa un giorno in un ufficio con una funzionaria ora in pensione, Lella Minto: per avere una continuità fra i due programmi, in segno di coesione e coerenza. Mi ritrovai così da formatore a informatore.

‘Canale Italia’, con ‘Byoblu’ e ‘Radio Radio’, resta una delle pochissime voci libere e controcorrente in Italia, specialmente al tempo del Covid.

Che cosa significa, per Lei, essere un giornalista di frontiera?

Vuol dire in primis ricercare la verità in ogni cosa. Dire ciò che altri tacciono. Essere in pace con la propria coscienza, guardare la realtà che ci circonda. Senza mentire: sono nato come insegnante, prima di tutto. Il giornalismo è venuto dopo. Il mio compito, lo ripeto, è quello di formare prima di informare, evitando di strizzare l’occhio a mainstreame politically correctcome va tanto di moda fare oggi.

In che modo, Direttore?

Con modi e toni pacati, senza schiamazzi. E un linguaggio immediato, chiaro, semplice e penetrativo: per arrivare a tutti indistintamente, specialmente a coloro che per mille motivi sono distanti dal campo dello scibile. Evitando di insistere più di tanto, ma rappresentando soltanto la realtà così com’è.

Spesso è, simpaticamente, nel ‘mirino’ de ‘La Zanzara’ su ‘Radio24’.

Cimentarsi verbalmente con Giuseppe Cruciani, David Parenzo e il collega veneto Alberto Gottardo è pur sempre un’esperienza che ancora mi manca. So che ogni tanto ritrasmettono spezzoni della mia trasmissione. Hanno tentato più volte di coinvolgermi, ma al momento ho sempre declinato con cortesia.

Una volta La chiamò pure Silvio Berlusconi…

“Intervenne in diretta semplicemente dicendo: “Buongiorno, sono Silvio da Arcore”.  Venticinque minuti da brivido. L’indomani mi ritrovai su tutti i giornali”.

Che cosa ne pensa di questa ‘Infinita pandemia’, per dirla con il titolo dell’ultimo saggio dello stimato neuropsichiatra Alessandro Meluzzi?

L’ho sempre vista come un qualcosa di eccessivamente forzato, di troppo strumentale. Indubbio che un virus abbia circolato, certamente. Ma l’esagerazione a ogni costo, tutto il di più cui abbiamo spiacevolmente assistito, si configura come un tentativo bieco e maldestro di celare un fine: quale che sia, non mi è dato sapere. Verrebbe però da pormi una sola domanda…

La formuli pure.

Quando in anni recenti c’è stata l’influenza Aviaria, la Sars e tutte quelle altre malattie inedite che hanno liberamente circolato per il mondo, mietendo all’epoca altrettanti morti, perché in tutti quei casi non si è mai parlato di chiusure forzate, limitazioni della libertà, lockdowne restrizioni?

Che conclusioni ha tratto da questo interrogativo, Professor Monaco?

Plausibile pensare che al momento attuale qualcuno abbia voluto seguire una logica accantonatoria dell’essere umano: che deve essere rinchiuso. Che deve imparare a capire che non gli è concesso di fare ciò che vuole. Che deve ubbidire a determinate regole, perdendo in libertà e dignità. Siamo alla follia.

Nel Suo salotto televisivo coinvolge spesso grandi ospiti. Li rivedremo anche nella nuova edizione?

Quest’anno il programma spegne le prime cinque candeline. Un compleanno importante che sono felice di festeggiare con gli amici di sempre con cui ci interroghiamo spesso sulle dinamiche del presente tra cui Valerio Malvezzi, Francesco Amodeo, Francesco Carraro, Massimo Quezel, Daniele Trabucco, Silvana De Mari, Ornella Mariani, Dimitrios Kontothanassis, Fabio Dragoni, Antonio Maria Rinaldi, Elisabetta Casellati, Antonio De Poli, Domenico Mastrangelo, Massimo Bolla, Andrea Ivan Costenaro, Massimo Citro e tanti altri. Avvocati, scienziati, medici, cantanti, artisti, costituzionalisti, colleghi giornalisti, giuristi, scrittori, saggisti, studiosi, cittadini e imprenditori al servizio della gente.

Per arrivare dove?

L’obiettivo è evidenziare ai telespettatori le difficoltà che tutti indistintamente stiamo vivendo in questa società. Dirò loro di continuare a resistere, perché prima o poi la verità verrà a galla. E chi ha sbagliato un giorno ne dovrà rispondere innanzi all’intera umanità.