Vito Nicastri è stato condannato, in abbreviato, a 9 anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa. Il “re dell’eolico”, imprenditore di Alcamo in affari con Paolo Arata, ex consulente di Matteo Salvini, è stato giudicato colpevole dal gup di Palermo Filippo Lo Presto. Era accusato dal pubblico ministero Gianluca De Leo di aver intrattenuto rapporti spregiudicati con alcuni esponenti delle cosche mafiose, in particolare quelli più vicini Matteo Messina Denaro, che risulta latitante dal giugno 1993. Nell’ambito del caso Arata era invece accusato dalla Dia di Trapani di intestazione fittizia e corruzione. Ora arriva per Vito Nicastri la prima condanna per mafia. Già negli anni scorsi aveva subito una maxi confisca di beni per un milione e 300mila euro. Dopo l’arresto per la vicenda Arata, l’imprenditore da maggio collabora con i magistrati della procura di Palermo: ha svelato alcuni episodi di corruzione di pubblici funzionari e ha chiamato in causa il socio occulto Arata. Ma ha sempre negato di avere avuto rapporti con esponenti mafiosi.



VITO NICASTRI, “RE DELL’EOLICO” CONDANNATO A 9 ANNI PER MAFIA

Questa sentenza smentisce Vito Nicastri, considerato “re dell’eolico” per i suoi investimenti nelle energie rinnovabili. Il pentito Lorenzo Cimarosa, cugino di Matteo Messina Denaro, ha svelato che l’imprenditore avrebbe fatto avere ad alcuni uomini legati al super latitante «una borsa piena di soldi». L’anno scorso, quando era già agli arresti domiciliari, cominciò a fare affari con l’ex parlamentare di Forza Italia Paolo Arata, all’epoca consulente per l’energia della Lega. Ad agosto l’imprenditore ha confermato di aver saputo di una mazzetta da 30mila euro che il suo socio aveva promesso al sottosegretario Armando Siri. L’obiettivo era piazzare un emendamento che avrebbe aperto le porte a molti finanziamenti. Nel processo di oggi, celebrato parallelamente all’inchiesta per corruzione, erano imputati anche il fratello di Nicastri, Roberto, che è stato condannato a 9 anni. Leone Melchiorre e Girolamo Scandariato, invece, sono stati condannati rispettivamente a 9 anni e 4 mesi per associazione mafiosa e 6 anni e 8 mesi per favoreggiamento ed estorsione. Sono stati assolti Giuseppe Belletti, accusato di associazione mafiosa, e i fratelli Tommaso, Virgilio e Antonio Asaro che invece erano accusati di favoreggiamento.

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