Curato da Fondazione per la Sussidiarietà, in collaborazione con ASviS, Cassa Depositi e Prestiti e Fondazione Symbola, “Dopo il Covid. #quellicheripartono” è il titolo del talk show live di 45 minuti, in diretta ogni giorno alle 19:00, sul portale del Meeting di Rimini. Pensato come un percorso di conoscenza delle sfide sociali, economiche e ambientali più attuali, che riguardano la sostenibilità, guardate sotto la lente della cultura sussidiaria, rappresenta indubbiamente un interessante appuntamento quotidiano da non perdere, anche per i tanti ospiti che vi parteciperanno. Ne abbiamo parlato con Giorgio Vittadini, Presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, e con Massimo Bernardini, giornalista chiamato a condurre il talk.



Perché un talk show al Meeting?

Bernardini: il talk show, quando non è usato come luogo di chiacchiere contrapposte, è un format che permette, grazie a spunti e domande ben preparate, di approfondire tanti temi e di arricchire la conoscenza con punti di vista diversi. Un approccio caro agli organizzatori del Meeting. Inoltre, la piattaforma online permette a tanti più ospiti di dare il loro contributo.



Comunque una sfida ben diversa da quella a cui è abituato. Cosa si aspetta?

Bernardini: il mio ambiente è la televisione, è vero. Ma ho accettato volentieri di condurre questo talk perché mi permette di mettere in campo la mia curiosità, il mio desiderio di comprendere. Di fare ciò che davvero compete a un giornalista: raccontare quello che innanzitutto incuriosisce me, pone domande a me.

Che senso ha parlare di sostenibilità dopo la pandemia? Non ci sono ben altre priorità?

Vittadini: è proprio questo il momento giusto. La pandemia ha mostrato che il rapporto tra persone (il bisogno gli uni degli altri) e tra comunità umana e ambiente (pensiamo all’origine dei virus e alla sua diffusione) va ripensato. Ripartire dal 2020 e non dal 2019 significa essere più consapevoli di questi nessi ed è proprio ciò di cui si occupa la sostenibilità.

“#quelli che ripartono”: sembrate sicuri del fatto vostro, avete già una ricetta per superare la crisi?

Bernardini: il clima generale è dominato da una gran paura di non farcela, ma il Meeting esprime un soggetto che ha una positività di sguardo. Il titolo non significa “quelli che ce la faranno”, ma: quelli che ci vogliono provare, senza garanzie, rischiando, come tutti (anche se tanti adesso vogliono garanzie a priori per ricominciare). È la prospettiva positiva della canzone di Enzo Jannacci. 

E cosa c’entra la cultura sussidiaria?

Vittadini: la cultura sussidiaria rappresenta un approccio diverso ai temi della sostenibilità per come vengono normalmente trattati. I problemi della povertà, del lavoro, delle diseguaglianze, del rispetto per l’ambiente, della responsabilità sociale delle imprese, sono normalmente trattati in modo moralistico-colpevolista, oppure astratto e ideologico (pensiamo a come possa essere “felice” una decrescita…), oppure ancora pensando che le soluzioni debbano avvenire dall’alto in basso…

Invece?

Vittadini: al Meeting mostreremo con tanti esempi che lo stupore per la bellezza è il motore della costruttività. Lo stesso desiderio di amare gli animali, le cime alpine, il mare è quello che spinge a lavorare, a utilizzare energia pulita, aiutare le persone più bisognose… Oggi sembra che costruire sia un complicarsi la vita, o peggio, una colpa. Questo approccio colpevolizzante, negativo, uccide il desiderio delle persone e allontana la possibilità di trovare soluzione ai problemi. La cultura sussidiaria è ciò che valorizza questo desiderio positivo. 

Qual è il messaggio più importante che volete lasciare?

Vittadini: senza consapevolezza, partecipazione, collaborazione, lavoro e innovazioni anche tecnologiche non si migliora né l’economia, né la società, né l’ambiente (e nemmeno se stessi). Il peggior nemico della sostenibilità viene dalla mancanza di consapevolezza delle persone, prima che dai governi, quando non sono messe nelle condizioni di capire le conseguenze delle loro azioni. Senza l’educazione dell’io che vive non isolato, non abbiamo possibilità di sostenibilità, abbiamo solo appelli che non sono in grado di raggiungere alcun risultato.

Come si svolge il talk?

Bernardini: lo penso quasi come un controsenso, da una parte un’enorme ricchezza di voci, e dall’altra parte avremo solo 45 minuti al giorno. I dialoghi interi saranno poi disponibili sulla piattaforma del Meeting, ma la trasmissione è una grande scommessa per questo, perché dovremo fare in modo che tutte le voci, tutta la ricchezza di contributi, immagini, dati, che abbiamo pensato, si esprima, e nello stesso tempo costruire un racconto che faccia riflettere, susciti interesse e che stia dentro i 45 minuti. Un bel rischio anche questo.

(Silvia Becciu)