L’anniversario della strage di Capaci quest’anno arriva in un momento particolare, con la scarcerazione di centinaia di mafiosi che ha suscitato lo sdegno dei parenti delle vittime dell’attentato mafioso del 23 maggio 1992: “Quando ho saputo dei boss liberati ho provato tanta indignazione e mortificazione per quello che ha dato mio marito a questo Stato e per quello che io e i miei figli continuiamo a dare dopo 28 anni spendendoci tutti i giorni nelle scuole tra i giovani. Anche perché prima li fanno uscire, poi li fanno rientrare: ma quale credibilità ha questo Stato? Hanno buttato all’aria quasi 30 anni di antimafia“.
Tina Montinaro parla con grande amarezza all’AGI: moglie di Antonio Montinaro, caposcorta di Giovanni Falcone, ucciso nella strage di Capaci assieme al giudice, alla moglie Francesca Morvillo e ai due agenti Vito Schifani e Rocco Dicillo. Tina Montinaro è una donna coraggiosa, che da quel giorno spende la propria vita per sensibilizzare i più giovani nella lotta contro la mafia con l’associazione Quarto Savona Quindici che oggi presiede.
La rabbia è grande dopo la notizia della scarcerazione di centinaia di mafiosi proprio a ridosso dall’anniversario della strage, nel quale a causa dell’emergenza Coronavirus manca invece l’abbraccio fisico dei giovani, pur sostituito da un flash mob con i lenzuoli bianchi esposti sui balconi di casa.
TINA MONTINARO: “LO STATO OGGI TRADISCE LA VITTIME DI CAPACI”
“Sentiamo la presenza della gente che vuole ricordare i martiri di Capaci e non si arrende”, commenta Tina Montinaro, che rende omaggio anche ad altri martiri, medici e personale sanitario falcidiati dalla pandemia, persone che hanno svolto il proprio dovere “ed è giusto che siano onorate in un Paese dove ultimamente il proprio dovere non lo fa nessuno“. La ferita della scarcerazione dei mafiosi infatti resta aperta e dolorosa, anche perché in questa emergenza “se non vengono garantiti i ceti più deboli, soprattutto nel Meridione, c’è il rischio che la criminalità arrivi prima dello Stato. Specialmente con tutti questi capi clan rimessi in libertà”.
Il governo è corso ai ripari con un nuovo decreto contro le scarcerazioni, ma per Tina Montinaro non basta, così come è ancora parziale la verità sulla strage di Capaci: “Quando parliamo dello Stato non mi riferisco alle istituzioni ma agli uomini che le governano. Noi ci siamo sempre sentiti abbandonati da questo Stato: siamo andati avanti perché abbiamo avuto la nostra idea di antimafia. Però è chiaro che queste sono mortificazioni continue anche perché in 28 anni di processi non sì è fatta piena luce, ed è insopportabile”.
Tina Montinaro però è sicura che il sangue del marito e delle altre vittime non è stato versato invano, bensì è servito a cambiare la società civile: “Tanti ragazzi hanno capito da che parte stare e hanno dato a noi la possibilità di camminare a testa alta e di dire no. Ma per quanto riguarda tutto il resto non è cambiato nulla: anzi se dopo 28 anni i boss sono tornati fuori, che cosa è cambiato? Semmai siamo peggiorati…”.