Questa mattina ha preso il via la prima udienza davanti al Tribunale Civile dopo la class action di 500 familiari di vittime del Covid. Gli avvocati dell’azione civile insieme a una cinquantina di parenti dei deceduti, giunti direttamente dalla Lombardia, hanno assistito al primo round di una battaglia che si prospetta piuttosto lunga e complessa. Le accuse, come scrive Il Giornale nella sua edizione online, sono contenute in un faldone di 2099 pagine dove sono contenuti tutti i documenti, le ricostruzioni, le inchieste e le indagini legali, ma anche le storie delle vittime di Covid e dei loro familiari. Sono in tutto 70 i nuclei che si sono affidati al pool di legali guidati da Consuelo Locati e che rappresenteranno i parenti delle vittime della prima, seconda e terza ondata dal momento che “nulla è stato migliorato per quanto riguarda la pandemia”. Mentre la procura di Bergamo prosegue la sua indagine sul piano legale, a Roma viene chiesto all’ex governo di risarcire i parenti delle vittime stroncate dal Covid. La richiesta di risarcimento è pari a 100 mila euro.



Sotto accusa non solo il governo Conte II e il ministero della Salute ma anche la Regione Lombardia. A finire sotto la lente di ingrandimento dei legali, “tutti gli aspetti ed i profili di responsabilità delle istituzioni” accusate di aver compiuto “atti omissivi o commissivi in violazione di legge e disposizioni normative nazionali e sovranazionali”.



VITTIME COVID, PRIMA CAUSA CIVILE: EX GOVERNO CONTE SOTTO ACCUSA

Alla base del procedimento, la gestione della pandemia da parte dell’ex governo guidato da Conte e “l’assoluta inesistenza del piano che, secondo i ricorrenti, sarebbe dovuto essere redatto in base ad una decisione del parlamento europeo del 2013 rispettando quanto definito dalle linee guida dell’Oms e dell’Ecdc (Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie)”. Delle omissioni delle istituzioni, scrivono ancora i legali, “sono derivati i decessi di 126mila persone”. Le responsabilità di Conte e Speranza sono riassunte in cinque punti: si parte dal mancato aggiornamento del piano pandemico passando per l’invio di autovalutazioni all’Oms “non corrispondenti” al livello di preparazione del Paese. Ed ancora, una “comunicazione del rischio” ai cittadini “non conforme” alle linee guida dell’Oms; la redazione di un piano segreto “in fretta e furia” quando “ormai il virus stava uccidendo centinaia di persone”. Ed infine, la mancata sorveglianza epidemiologica che avrebbe potuto far scoprire la presenza del Covid in Italia prima di febbraio 2020.



LE RICHIESTE AL TRIBUNALE DI ROMA

Le storie di 500 persone morte di Covid sono raccontate nell’atto di citazione all’esame del tribunale civile di Roma al quale si sono rivolti gli avvocati Consuelo Locati, Alessandro Pedone, Piero Pasini, Giovanni Benedetto e Luca Berni. Cassandra Locati, sorella dell’avvocato Consuelo, come riferisce Quotidiano.net ha commentato: “Dalla magistratura ci aspettiamo risposte che la politica non ci ha mai dato. Vogliamo capire perché i nostri cari sono morti nel giro di pochi giorni e se si poteva fare qualcosa per salvarli. Siamo certi che, almeno nella fase iniziale della pandemia, i medici abbiano dovuto fare delle scelte, pensando a salvare le persone più giovani e sacrificando quelle più fragili”. Pur comprendendo le difficoltà del momento difficile per tutti, ha aggiunto: “qualcuno ci deve dire perché tutto ciò è successo”. Al tribunale di Roma viene chiesto con forza che possa cadere il muro di omertà e silenzio riscontrato a livello politico. E qui non mancano le accuse anche alla Regione Lombardia: “ha fatto di tutto per ostacolare i nostri legali, noi ci sentiamo abbandonati”, ha aggiunto Locati. La strada è ancora lunga e tortuosa, ma conclude “se siamo qui è perché lo dobbiamo ai nostri cari che abbiamo perso”.