Vittoria Ferdinandi tra le protagoniste di “Nuovi Eroi“, il programma che racconta le storie straordinarie di cittadini insigniti dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con l’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Dopo il grande successo dello scorso anno torna il format originale prodotto da Stand by Me e Rai Approfondimento con la preziosa collaborazione del Quirinale che vede protagonisti cittadini italiani che si sono contraddistinti per il loro impegno sociale e civile. Nello specifico, come si legge sulla nota diffusa dal Quirinale sono premiati i cittadini “distintisi per senso civico e solidarietà, superamento delle barriere, tutela della salute, cooperazione internazionale, atti di eroismo, cultura dell’inclusione, diritti dell’infanzia, imprenditoria etica, legalità e coesione sociale e impegno su temi di rilevanza sociale”.



Tra questi c’è anche Vittoria, perugina di nascita, cresciuta con una mamma filosofa e un padre finanziere. Dopo aver conseguito la laurea in Psicologia e aver lavorato per tantissimi anni nelle ristorazione ha deciso di aprire un ristorante all’interno di un centro diurno psichiatrico della sua città in modo da poter offrire ai pazienti il modo di ritrovare una professionalità.



Chi è Vittoria Ferdinandi premiata a Nuovi Eroi

Ma chi è Vittoria Ferdinandi, la prima cittadina insignita con l’Ordine al Merito della Repubblica Italiana dal Presidente Sergio Mattarella nella prima stagione di Nuovi Eroi? Scopriamo qualcosa in più su di lei leggendo la biografia condivisa dal Quirinale. Laureata in Filosofia e Scienze Tecniche e Psicologiche, oggi ricopre il ruolo di direttrice del ristorante (e centro polifunzionale) “Numero Zero”: aperto a Perugia nel novembre 2019, impiega un gruppo di ragazzi e ragazze (pari al 50% del personale) che soffrono di disturbi mentali di diversa entità e che si alternano tra cucina, sala e bancone.



Si tratta di una iniziativa pensare per cercare di costruire un luogo di possibilità concreta per il reinserimento sia sociale sia lavorativo dei malati psichiatrici alla luce dell’evidenza che per il malato psichiatrico il lavoro non esiste o, se esiste, si tratta per lo più di mansioni decentrate rispetto alla socialità e alla comunità (in archivi, magazzini, etc). Numero Zero è un esperimento vero e proprio di inclusione: i ragazzi sono messi in rapporto con la clientela e in interazione con i colleghi. Il lavoro è retribuito e questo aspetto costituisce un perno fondamentale per il supporto alla costruzione dell’identità, di un ruolo sociale e di relazioni significative all’interno della comunità, fuori dall’istituzione psichiatrica.