Sulle colonne del “New York Times” si analizza all’interno di un editoriale la guerra in Ucraina, avviata, com’è noto, dall’invasione della Russia risalente al 24 febbraio 2022 e tuttora in corso. Al suo interno, in particolare, campeggia una frase decisamente “forte” a livello di contenuti: “La vittoria dell’Ucraina contro la Russia non è realistica”. Un’affermazione che trova spazio proprio all’indomani delle forti critiche mosse da parte di un piccolo gruppo di repubblicani al pacchetto di aiuti da 40 miliardi di dollari, varato ieri dagli USA. La guerra, scrive il quotidiano, “entra in una nuova difficile fase e il sostegno bipartisan americano non può più essere garantito”.



In particolare, vengono riportate le seguenti parole: “Una vittoria militare decisiva per l’Ucraina sulla Russia, in cui l’Ucraina riconquista tutto il territorio che la Russia ha conquistato dal 2014, non è un obiettivo realistico. Sebbene la pianificazione e i combattimenti della Russia siano stati sorprendentemente sciatti, la Russia rimane troppo forte e Putin ha investito troppo prestigio personale nell’invasione per fare marcia indietro”.



“VITTORIA UCRAINA NON REALISTICA”: L’AVIAZIONE RUSSA ELIMINA OLTRE 280 COMBATTENTI UCRAINI IN 24 ORE

Il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, citato dalla “Ucrainska Pravda”, ha sottolineato inoltre che l’esercito russo sta monitorando il possibile invio di missili antinave americani Harpoon all’Ucraina e sta adottando misure appropriate a scopo preventivo: “Molte armi stanno arrivando in Ucraina dall’ovest. Conoscete il nostro atteggiamento nei confronti della questione. Non c’è niente di nuovo. Il nostro esercito sta monitorando molto attentamente tutte queste consegne e sta lavorando preventivamente a questo riguardo. Si stanno prendendo le misure appropriate”.



Intanto, il quotidiano “La Repubblica” ha diffuso una nota del Ministero della Difesa di Mosca, secondo cui l’aviazione della Russia ha “eliminato oltre 280 combattenti ucraini e distrutto 59 veicoli nelle ultime 24 ore”: numeri elevati e cruenti, a testimonianza di come il conflitto prosegua senza sosta in tutta la sua violenza.