Il professor Vittorino Andreoli racconta il suo rapporto con i folli, i malati che lui ha sempre rifiutato di legare. La sua “passione per i matti”, come la racconta a Il Corriere della Sera, nasce quando “frequentavo l’Azione Cattolica e alcuni miei compagni erano ossessionati dal demonio. Tutti ricevevamo un’educazione terrificante: il peccato era in agguato, il diavolo pure. Il mio amico Guido veniva a parlarmi di Satana, ne era spaventato. Io dicevo: non c’è. E lui: c’è, è qui. Non sapevo come aiutarlo. E mi venne la curiosità di visitare il vicino manicomio di San Giacomo Della Tomba”.
Qui, Vittorino Andreoli fu colpito soprattutto dalle “donne buttate per terra, prive di ogni dignità, fascino. Il direttore mi disse: avrà cambiato idea. Risposi: no, queste persone hanno bisogno di tutto, perciò, forse, qualcosa di buono per loro posso farlo”. A oggi dichiara che “l’80 per cento dei malati viene legato: la psichiatria è in grave crisi perché bisogna essere prima umani e poi psichiatri”.
Vittorino Andreoli “ruppi un lavabo assieme a un ‘pazzo’. Sentivano che volevo loro bene”
Vittorino Andreoli, psichiatra, al Corriere della Sera racconta un episodio emblematico del suo approccio alla malattia mentale. “Quando trentenne, nel ‘71, divenni primario dell’Ospedale Psichiatrico di Marzana, a Verona, dissi a medici e infermieri di non legare più i malati gravi, ma che se avessero avuto bisogno, io sarei arrivato in cinque minuti”. Finché un giorno “la caposala mi aspettava agitatissima, dice: venga, venga, un malato sta rompendo tutto, è pericoloso. Salgo, sento un rumore terribile in una stanza: urla, oggetti spaccati, bam bam”. A quel punto “entro e vedo tutto divelto, il lavabo per terra, spaccato. Al che, inizio a rompere tutto quello che non era ancora rotto. Prendo il lavello o e bam bam, lo sbatto e risbatto per terra. Il malato si calma. Mi guarda. Io continuo”. Dopo quell’episodio, “mai un malato mi ha dato uno spintone” perché “sentivano che io a loro volevo bene. Se stabilisci una relazione, non hai bisogno di legare un malato”.
Guardando alla società odierna e in particolare ai social, il professor Vittorino Andreoli dichiara che “è impossibile che uno che vive per ore della logica meccanica di Internet sappia usare la logica della mente, dei sentimenti. Ma il mondo è in mano a imbecilli da diagnosi psichiatrica”. Tra cui, “per non prendere querele, dico solo che uno che vuole portarci nello spazio o ibridarci col robot è un pazzo totale e incapace di affettività: un Asperger. E un altro, quello che crea mondi alternativi, è un oligofrenico: significa che ha poco cervello”. E in merito all’aumento dei disagi psichiatrici, spiega che “il malato mentale è uno che ha trovato un modo per vivere in una situazione in cui le frustrazioni superano le gratificazioni, cosa frequente in questo mondo dominato dal denaro, dove dilagano violenza e stupidità”.