Tra gli autori proposti per la seconda prova della Maturità 2023, in particolare al liceo scienze umane, c’è Vittorio Bachelet, professore universitario, ex presidente di Azione Cattolica e vicepresidente del Csm che venne ucciso sulla scalinata della facoltà di Scienze politiche alla Sapienza, a Roma. A ucciderlo Annalaura Braghetti e Bruno Seghetti delle Brigate Rosse. Esplosero sette proiettili calibro 32 colpendo Bachelet mentre parlava con Rosy Bindi, che all’epoca era sua assistente. Nato a Roma il 20 febbraio 1926, era l’ultimo di nove fratelli, figlio di un ufficiale dell’esercito. Entrò presto a far parte di Azione Cattolica a Bologna, dove viveva la sua famiglia, avviando un rapporto che lo avrebbe accompagnato per tutta la vita e diventandone uno dei principali dirigenti nazionali. Nel 1959 fu nominato da Papa Giovanni XXIII vicepresidente nazionale, mentre nel 1964 diventò presidente generale, nominato stavolta da Paolo VI.
L’incarico fu confermato per i due mandati successivi, mentre per l’ultimo fu eletto dal Consiglio Nazionale, non più nominato dal papa, in base al nuovo statuto. Ma sono tante le pagine importanti della vita pubblica di Vittorio Bachelet, come quella accademica. Laureatosi con una tesi in diritto del lavoro, diventò assistente volontario presso la cattedra di diritto amministrativo alla Sapienza, diventando nel 1957 professore universitario, prima come docente di diritto amministrativo alla Scuola di applicazione della Guardia di finanza e all’Università di Pavia, poi presso la facoltà di Scienze politiche all’Università di Trieste. Dal 1974 fu professore ordinario di diritto pubblico dell’economia alla facoltà di Scienze politiche alla Sapienza.
VITTORIO BACHELET AL SERVIZIO DELLE ISTITUZIONI
Ma gli incarichi ricoperti da Vittorio Bachelet sono stati molteplici. Infatti, parallelamente al percorso accademico, divenne pure redattore capo della rivista di studi politici Civitas, di cui divenne poi caporedattore, e ottenne diversi incarichi presso il Comitato Interministeriale per la Ricostruzione (CIR, attuale CIPE) e la Cassa per il Mezzogiorno. Ricoprì anche la carica di vicepresidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, della Pontificia commissione Justitia et Pax, e del Comitato italiano per la famiglia. C’è poi la politica. Iscritto alla Democrazia Cristiana, amico e consigliere di Aldo Moro, Bachelet venne eletto nel Consiglio comunale di Roma nel 1976, anno in cui venne eletto anche vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura (Csm) come membro laico, quindi eletto dal Parlamento, ricevendo un plebiscito di voti.
Proprio per questo ruolo finì nel mirino delle Brigate Rosse, che scatenarono una vera e propria guerra contro i magistrati in quegli anni. Bachelet rappresentava di fatto il “capo” dei magistrati, visto che la presidenza del Csm spetta al Presidente della Repubblica, il cui ruolo però è più di garanzia che di sostanza. Il 12 febbraio 1980, al termine di una lezione, durante una conversazione con l’assistente Rosy Bindi, fu ucciso dalle Br, lasciando la moglie Maria Teresa De Januario, nativa di Orsogna, e due figli, Maria Grazia e Giovanni.