Vittorio Bachelet, vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, veniva assassinato quarant’anni fa dalle Brigate Rosse. Professore universitario di 54 anni e padre di due figli, Bachelet ha appena concluso una lezione in facoltà (insegnava Diritto amministrativo e Scienza dell’Amministrazione), quando esce dall’aula 11, intitolata alla memoria di Aldo Moro (quasi un presagio nefasto) e si attarda nell’androne a dialogare con la sua assistente. Non sa che un uomo e una donna lo stanno tenendo d’occhio per ucciderlo. Proprio quest’ultima prende l’iniziativa: sorprende il professore alle spalle, lo gira verso di sé e spara quattro volte all’altezza dell’addome da distanza estremamente ravvicinata. Bachelet sta per crollare a terra, quando il secondo attentatore preme per altre quattro volte il grilletto, conficcandogli l’ultimo proiettile nella nuca. Otto pallottole che non gli lasciano scampo. Poi, la fuga dei malviventi: “Scappate, scappate, ci sono le bombe”, grida colui che ha inferto il colpo di grazia a Vittorio Bachelet, per mascherare per qualche istante il delitto. In men che non si dica, i due criminali salgono su una 131 di colore bianco e si dileguano nel traffico capitolino.



“VITTORIO BACHELET SOGNAVA UNA SOCIETÀ PIÙ GIUSTA”: IL RICORDO DI MATTARELLA

Vittorio Bachelet e la sua figura non sono stati dimenticati, né la morte del giurista è avvenuta invano. Lo confermano le parole del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, intervenuto nella mattinata di oggi, mercoledì 12 febbraio 2020, al plenum del Consiglio della Magistratura. “Bachelet – ha dichiarato il Capo dello Stato – dimostrava con la sua azione che è possibile realizzare una società più giusta senza una contrapposizione aspra. Oggi le contrapposizioni ideologiche sono sfumate, per motivi storici, ma rimane sempre il rischio di altre contrapposizioni basate sulla pura difesa di posizioni di parte. Occorre avere maggior coraggio: attraverso il dialogo paziente e tenace occorre ricercare con disponibilità sincera al confronto la soluzione migliore”. E ancora: “Egli manifestava con evidenza la possibilità di risolvere i problemi utilizzando gli strumenti dello Stato di diritto. Per colmare le distanze che si aprono nella società ed evitare che diventino conflitti insanabili. Questo suo profondo senso della comunità e dello Stato è stato il motivo del suo assassinio”.



“VITTORIO BACHELET SERVIVA LA DEMOCRAZIA”: LE PAROLE DI GIUSEPPE VOLPE

Vittorio Bachelet è stato ricordato quest’oggi anche dal procuratore della Repubblica di Bari, Giuseppe Volpe, proprio nel corso della giornata commemorativa dedicata al professore universitario. “Persone come Vittorio Bachelet – ha asserito – sono morte perché facevano il loro lavoro a servizio della democrazia. Dietro le Brigate rosse c’erano poteri occulti. Non so quanto la classe politica che ha Governato l’Italia finora abbia imparato da quegli eccidi”. Volpe ha anche citato le interviste di Rosy Bindi, ex assistente universitaria di Bachelet: “Secondo lei le Brigate Rosse erano pilotate e dietro i terroristi c’erano poteri occulti. Non si dimentichi che Bachelet era impegnato in un’opera di democratizzazione del Paese”. Un concetto molto importante, esternato con forza da Giuseppe Volpe, il quale ha poi dedicato un messaggio di speranza agli studenti pugliesi: “Auspico che voi, che non avete vissuto quel contesto di violenza, possiate contribuire allo sviluppo democratico del Paese e all’attivazione dei principi della Costituzione, che ancora non sono tutti completamente attivati”.

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