L’aggressione a Vittorio Brumotti in quel di Milano ha lasciato il segno. Il noto inviato di Striscia La Notizia, campione delle acrobazie sue due ruote, è stato colpito violentemente alla testa in zona Porta Venezia, e costretto ad un ricovero d’urgenza dopo che la mandibola era fuoriuscita dalla sua sede naturalmente. Vittorio non riesce ancora a mangiare e parlare bene, ma la vicenda avrebbe potuto avere conseguenza ben più gravi. Ma guai a pensare che Brumotti possa essersi fatto intimidire dai “bulli”, visto che il biker ha la legalità nel sangue fin da piccolo, fin da quando un giorno difese un proprio compagno alle elementari che veniva bullizzato, facendo la spia alla maestra: “Da quel momento diventai per tutti “il buscettaro” – racconta a Oggi l’inviato del telegiornale satirico di Canale 5 – il pentito di mafia che fa la spia”. Un forte senso del dovere e dell’onestà, che Brumotti ha ereditato dalla famiglia: “E’ un ex carabiniere, mio zio era un generale dei carabinieri, ho le regole nel sangue”.
VITTORIO BRUMOTTI: “NON SONO A CACCIA DI VISIBILITÀ”
Ma al recordman della bicicletta non è mai passata per la testa l’idea di indossare una divisa: “Io vivo per la mia bicicletta e potrei fare la vita del campione ma è più forte di me: detesto chi fa del male a chi non si può difendere. Quando c’è una situazione di rischio io scatto, non ho nemmeno il tempo per pensarci”. Brumotti ha quindi raccontato altre precedenti situazioni in cui è intervenuto: “Da ragazzino ho salvato la vita di mia madre che stava annegando. Un’altra volta ero in un autogrill quando un signore anziano che poi ho scoperto essere affetto da demenza senile attraverso l’autostrada. A me venne d’istinto correre e spingerlo oltre il guardrail. Ci sfiorarono due tir – racconta – e ci salvammo per un pelo”. Ma guai a definire Brumotti un eroe: “Sono e voglio essere considerato un normale cittadino. Non mi sento un uomo speciale – aggiunge – non mi sento un eroe e non sono nemmeno un esaltato o un narcisista a caccia di visibilità”. La stella del bike trial racconta di essere stato aggredito un centinaio di volte “e una trentina mi hanno fatto davvero male. Ma non mi importa, non mi fermo e non mi fermerò”.