Vittorio Casamonica non era il capo dei capi: a chiarirlo è Debora Cerreoni, ex compagna di Massimiliano Casamonica, uno degli esponenti più rilevanti del clan romano. “Era il capo solo del suo nucleo familiare”, continua spiegando il tutto a Il Fatto Quotidiano, “Del resto tutti i Casamonica sono strutturati in questo modo: ogni nucleo familiare ha il suo capo (ad esempio, nella famiglia di Massimiliano, il capo era Giuseppe Casamonica, come ho già riferito) e i vari nuclei familiari sono legati fra loro”. Un chiarimento che la donna decide di fare mentre i media parlano ancora dei funerali di Vittorio, avvenuti nell’estate del 2015. Al centro dei riflettori la cerimonia pomposa voluta dalla famiglia, con tanto di Padrino come musica di sottofondo per il passaggio delle esequie e del corteo. Cavalli, carrozze barocche, petali di fiori e molto altro ancora: un vero e proprio show, come è stato definito dalla stampa all’epoca dei fatti. Tutto per omaggiare ‘re Vittorio’, come è stato definito da uno dei suoi collaboratori. Una nomea ottenuta fin dai primi anni Novanta, ricorsa Famiglia Cristiana, quando Vittorio ottiene un posto di rilievo nella criminalità romana, come emerso durante le indagini della Procura capitolina sui gruppi di Camorra.



Vittorio Casamonica, un dominio iniziato negli anni novanta

Il dominio di Vittorio Casamonica inizia negli anni Novanta e forse anche prima. E’ infatti solo nel ’92 che le autorità mettono sotto sequestro due autorimesse che il capo clan possiede nella zona Sud di Roma, dove sono parcheggiate diverse auto importanti per un valore di alcuni miliardi di lire. La punta di un iceberg che emergerà grazie all’operazione Esmeralda e che porterà alla luce ville fra Tor Vergata e Anagnina, così come l’attività principale della famiglia: la droga. A quest’ultima si unisce però l’estorsione e anche l’usura. In quel momento sono trascorsi 20 anni dall’arrivo di Vittorio a Roma, spiega Leonardo, dapprima come semplice Sinti abruzzese e in seguito alla guida di un importante e ricco impero. Nel 2008, le indagini stabiliranno che sotto il suo controllo ci sono 350 Sinti e un migliaio di altri affiliati. Oggi, giovedì 31 ottobre 2019, Nove trasmetterà il primo appuntamento di Casamonica, le mani su Roma: un documentario in due parti guidato dal giornalista Nello Trocchia. “Ci chiamiamo Casamonica ma non siamo tutti uguali. Siamo tanti, e come in tutte le famiglie c’è il buono e c’è il cattivo, questo non vi autorizza a insultare un morto, a dargli del boss. A noi ragazzi, Zio Vittorio diceva sempre che ‘la vita da zingaro è finita’, che dovevamo essere regolari, studiare, inserirci e aprire un’attività. Di stare alla larga da ‘quei’ Casamonica. Però appena nasciamo siamo condannati da questo cognome”, diranno diverso tempo dopo tre dei familiari al settimanale Oggi, in seguito alla polemica scoppiata per i funerali del boss e la presenza della famosa carrozza. Un’usanza a quanto pare per la famiglia, tanto che in occasione dei funerali di Virginia Casamonica, conosciuta come La Regina degli Zingari, verrà adottata la stessa carrozza e scelta la medesima chiesa, quella di Don Boscom a Roma.

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