Niente carcere per Vittorio Cecchi Gori: questa la decisione del giudice relatore del tribunale di Sorveglianza di Roma, che ha accolto la richiesta della difesa di disporre gli arresti domiciliari per l’ex patron della Fiorentina, condannato a 8 anni e 5 mesi per reati finanziari, tra cui una bancarotta fraudolenta, in merito al crac della casa di produzione Safin e della società viola. Come riportato da Il Fatto Quotidiano, tra i motivi che hanno spinto il giudice ad accogliere l’istanza presentata dai legali di Cecchi Gori c’è anche l’emergenza coronavirus che sta attanagliando l’Italia: nel provvedimento, infatti, il giudice Angela Savio afferma che l’ex numero 1 della Fiorentina per “l’avanzata età e per le patologie importanti da cui è affetto, rientra nella categoria di persone più esposte, per le quali le recentissime disposizioni impartite degli organi governativi hanno esplicitamente consigliato la permanenza in ambito domiciliare”.
VITTORIO CECCHI GORI AI DOMICILIARI: NIENTE CARCERE ANCHE PER CORONAVIRUS
Il giudice, nel provvedimento in cui dispone gli arresti domiciliari per Vittorio Cecchi Gori, ha motivato che le disposizioni del governo “prevedono l’adozione di comportamenti di distanziamento sociale, sulla base della indicazione scientifica per dette persone, di uno specifico fattore di rischio di complicazioni anche fatali collegato al rischio di contagio derivante dall’epidemia di coronavirus”. Tra i soggetti fragili, secondo il giudice, rientra Vittorio Cecchi Gori, che dunque sconterà la sua condanna ai domiciliari anziché in carcere. Perché questa decisione sia definitiva dovrà adesso essere ratificata dal tribunale di Sorveglianza. Se verrà confermata, dopo le dimissioni al Gemelli, dove risulta tuttora ricoverato, Cecchi Gori potrà – come chiesto dalla difesa – tornare a casa per sottoporsi a controlli e terapie in ospedale. Il suo avvocato, il legale Massimo Biffa, ha dichiarato: “Esprimo soddisfazione, oltre che per il risultato ottenuto, anche per la celerità del provvedimento. Quanto capitato al mio assistito è la dimostrazione che la giustizia, se vuole, può essere rapida”.