Vittorio Cecchi Gori ha affidato alle colonne de “La Nazione” il ricordo di suo padre Mario, che per lui è stato molto più di un genitore. Come asserito dall’ex patron della Fiorentina, “era una persona meravigliosa, era anche un fratello. Sono nato quando lui aveva poco più di venti anni, in un certo senso siamo cresciuti insieme. Non so come spiegarlo, ma i due ruoli si sono mischiati. È stato lui a trasmettermi la passione per la Viola, di cui ancora oggi sono un tifoso vero”.
Vittorio Cecchi Gori ha definito che il papà Mario è stato “un babbo generoso e attento”. Era “una persona con il cuore buono, ma pretendeva educazione e rispetto. Teneva a me, anche se in pubblico cercava di non lodarmi troppo”. Una volta, ha raccontato l’imprenditore, un amico disse al padre che il desiderio di suo figlio era di compiacerlo, di fargli vedere il suo valore, ma lui non si complimentava mai con il suo erede in pubblico. Mario Cecchi Gori, allora, gli rispose: “Eh, se gli dico che è bravo, chi lo tiene più quello”.
VITTORIO CECCHI GORI RICORDA IL PADRE MARIO: “PER ME È ANCORA VIVO”
Su “La Nazione”, Vittorio Cecchi Gori ha ammesso di percepire la mancanza di suo padre Mario, però per lui è come se fosse ancora vivo, tanto da sentirlo vicino. Peraltro, “vivo nella casa che hanno comprato i miei genitori. Tutto parla di loro, anche ora mentre sto parlando al telefono me li sento accanto. Ci volevamo bene e ci univa una complicità speciale. A pensarci bene è così strano: ora che sono un babbo anziano, sento la mancanza del mio”.
Per fortuna, ha aggiunto Vittorio Cecchi Gori, suo padre non ha visto come si è conclusa la storia della Fiorentina e “mi dispiace tanto che nessuno a Firenze si sia preso la briga di capire davvero come fu fatta sparire la società in pochi giorni e per una cifra infinitamente più piccola rispetto ai debiti attuali. Pensate che io per essere corretto avevo dato perfino l’ordine di non fare le plusvalenze. La mia causa alla Federazione ora è al Consiglio di Stato. Sono passati più di 20 anni…”.