Vittorio De Sica, la leggenda del cinema italiano e internazionale

Vittorio De Sica è stato il papà di Christian De Sica, ma soprattuto è tra i cineasti più influenti ed importanti della storia del cinema mondiale. Attore, regista, ma anche sceneggiatore italiano, Vittorio De Sica è annoverato tra i più grandi, una vera e propria leggenda del cinema italiano e internazionale. Proprio il figlio Christian parlando del padre dalle pagine del Corriere della Sera ha dichiarato: “è un dio, anzi il mio dio” – confessando un piccolo gesto scaramantico che fa prima di entrare in scena – “ancora oggi, prima di un debutto in teatro, non dico mai ‘mio Dio aiutami’, ma dico ‘papà, aiutami’ – continua De Sica – Se mi parla ancora? Mi parlano le sue lezioni di vita e d’arte. Un uomo elegante, folle, d’altri tempi”.



Christian De Sica per molti è il figlio di Vittorio De Sica, ma lui non hai mai sofferto la cosa, anzi ha sottolineato: “io ho avuto la fortuna di non soffrire mai di essere un figlio d’arte. Anzi. Ma mio figlio Brando, poveraccio, non ha solo il padre. Ha anche il nonno, la nonna e pure lo zio Carlo Verdone con cui fare i conti. Lui è prepratissimo, ha studiato tanto negli Stati Uniti, ma, come si dice, è proprio messo sotto”.



Christian De Sica e il ricordo del papà Vittorio

Il rapporto tra Christian De Sica e il padre Vittorio De Sica ha lasciato il segno nella vita dell’attore e showman. Dalle pagine del Mattino, Christian ha raccontato: “cosa mi è rimasto più addosso di mio padre? La consapevolezza che questo mestiere non si improvvisa. Bisogna studiare e tanto, soprattutto per le opere popolari, comiche. Lo diceva sempre: Ladri di biciclette si può fare con la mano sinistra, la comicità invece è una cosa seria. E poi, mi ha insegnato a non alzare mai la testa: per questo ogni giorno mi affaccio alla finestra e dico ‘graziè perché sono riuscito a fare questo mestiere. Anzi, ora che ho 70 anni, arriva un’occasione dopo l’altra”.

Dalle pagine del Corriere, Christian ha parlato del rapporto padre e figlio: “il nostro rapporto era meraviglioso, lui si vantava che io facessi l’università, facevo Lettere ero anche bravo, agli esami che ho fatto ho preso tutti 30. Però facevo anche in parallelo le balere e meno male, perché se no quando lui è morto sarebbe stato un disastro; ci ha lasciato in una situazione non rosea”. Infine sul carattere dell’amato papà: “lui era giocatore, era uomo di un’altra generazione. Simpatico, intelligente, con qualche difetto, ma amavo anche quelli: bugiardo, sfortunato al gioco. Usciva dal Casinò e mi diceva: “Hai visto Christian, ne perdevo dieci e ho recuperato, ho perso solo 3?”.