Vittorio De Sica, attore e regista tra i più importanti del panorama italiano, è uno dei protagonisti di Una serata tra amici. Il figlio Christian ripercorre la sua vita con lui incalzato dalle domande di Pino Strabioli, a cui fornisce un resoconto e un ritratto abbastanza dettagliato della figura del grande cineasta che per lui è stato anzitutto ‘padre’. “Era del 1901 e mi ha avuto a cinquant’anni. L’ho conosciuto che aveva già i capelli bianchi”, racconta l’attore. Da questo, probabilmente, deriva la sua passione per la musica vintage, che suo padre gli faceva ascoltare semplicemente perché era la musica dei suoi tempi. Christian parla dei suoi pregi e dei suoi difetti, e tra questi ultimi figura anche la sua ‘ossessione’ per il cinema. Tra i loro giochi, infatti, c’erano delle scenette a cui lui e suo fratello prendevano parte per intrattenere gli ospiti di turno. Solo che i testi non erano molto allegri… basti pensare ai titoli: Cittadini che protestano, I suicidi… (agg. di Rossella Pastore)
Christian De Sica racconta Vittorio De Sica
Per Christian De Sica, Vittorio De Sica è stato un padre piuttosto ingombrante. Non solo in quanto ‘grande’ attore e ‘grande’ regista, ma anche per via della sua famiglia ‘allargata’ comprensiva di due mogli (uno il matrimonio valido per la legge italiana, il primo, quello con Giuditta Rissone) e tre figli avuti da due donne diverse. Christian e Manuel, suo fratello maggiore, erano infatti figli di María Mercader, attrice spagnola con cui Vittorio convolò a nozze in Messico e in Francia dopo aver ottenuto il divorzio in questi due stati, mentre Emi, la primogenita, era frutto dell’unione tra lui e la Rissone. Vivere in una famiglia allargata non fu facile per nessuno: Christian ricorda ancora la prima telefonata con la sorellastra, che suo padre Vittorio aveva voluto rimandare, temendo che i tre non andassero d’accordo. “Ci chiama, dicendo: ‘Pronto sono tua sorella’. Quando papà seppe della telefonata, ci chiese preoccupato: ‘Che v’ha detto?’. Io gli rispondo: ‘Che è nostra sorella! E tu papà ce lo potevi dire prima, no?’”.
Christian al confronto con papà Vittorio De Sica
Nella stessa intervista rilasciata nel 2020 al Corriere, Christian ripercorre la sua vita al fianco del padre Vittorio De Sica: “Il primo consiglio da parte di papà quando stavo per esordire in palcoscenico a 18 anni? Con tono rigoroso mi raccomandò: Christian, prima di entrare in scena, un’ombra di grigio sulle palpebre e basta!”. In effetti, fu proprio lui a benedire il figlio e a consacrarlo definitivamente ad attore di cinema e teatro. È un po’ troppo definirlo ‘erede’, forse, visto che i due hanno sempre recitato in pellicole di generi diversi, motivo per cui sarebbe sbagliato anche solo azzardare un confronto: “Mi vergognavo a fare l’attore, con padre attore e grande regista, e madre attrice. Mi sentivo un cane, non volevo fare brutte figure”, confessa Christian. Per questo emigrò in Venezuela: “Conoscevo lo spagnolo grazie a mamma e volevo provare a cimentarmi nelle prime esperienze artistiche lontano da casa per non dover subire ingombranti paragoni”, racconta ancora l’attore.
Il rapporto tra Christian e Vittorio De Sica
Quando tornò, dovette riprendere gli studi in lettere: suo padre voleva che si laureasse. “Quando gli avevo espresso il desiderio di fare l’attore, mi aveva risposto a brutto muso: sei matto? Per accontentarlo, frequentavo le lezioni di giorno, però di sera di nascosto cominciavo a esibirmi in qualche locale. Ho dato solo 7 esami: due 30 e lode e cinque 30”. Dalla descrizione di Christian emerge il ritratto di un padre severo: “Teneva molto alla nostra educazione: a tavola non si dicevano parolacce, ma non faceva sentire il suo peso di artista internazionale. Mi sono reso conto della sua importanza al funerale: una marea di gente al Verano che gli rese omaggio e alla fine un lungo applauso. Anche da morto faceva spettacolo”. Vittorio De Sica era un mito anche per lui, per questo si rammarica di averlo frequentato poco: “L’ho conosciuto che aveva già i capelli bianchi. Quando mio fratello e io eravamo piccoli non giocava con noi, non ci portava sulle giostre o al lunapark, semmai ci faceva recitare, a casa, in scenette davanti agli amici”.