Nella giornata di ieri è morto Vittorio Emanuele di Savoia, figlio di Umberto II, ultimo Re d’Italia, all’età di 86 anni. Una vita lunga e talvolta complicata, specialmente quando venne rese noto il caso relativo a Dirk Hamer, il ragazzo 19enne di origini tedesche che morì nell’agosto del 1978 in una sparatoria sull’isola di Cavallo, in Corsica, innescata proprio dal figlio dell’ultimo sovrano italiano. Il Corriere della Sera, dunque, ha intervistato Birgit Hamer, sorella del 19enne morto per mano di Vittorio Emanuele di Savoia, che ha sempre negato ogni tipo di accusa nei suoi confronti, salvo ‘vantarsi’ dell’accaduto in una conversazione in carcere, intercettata dagli inquirenti ma mai servita a condannarlo per l’accaduto.
Birgit Hamer: “Vittorio Emanuele di Savoia non potrà negare a Dio di aver ucciso Dirk”
Incalzata sulle sue emozioni dopo la morte di Vittorio Emanuele di Savoia, Birgit Hamer sostiene che sarebbe “ipocrita se dicessi che per me è una notizia triste“, ma di contro è anche vero che “non provo niente per questa persona”. Si dice, inoltre, serena che il documentario di Netflix ‘Il principe’ sia uscito “prima della sua morte, perché lì ha cercato ancora una volta di negare, di riabilitarsi, ma non c’è riuscito”. Fortunatamente, tuttavia, sottolinea la sorella di Dirk, “dove si trova ora non potrà più negare“.
Secondo Birgit, infatti, Vittorio Emanuele di Savoia attualmente è al cospetto “del giudice supremo” davanti al quale “non puoi mentire”, ma nonostante questo si augura anche “che si sia pentito prima di morire”. Di quel terribile giorno in cui è morto suo fratello ricorda solo “le sue grida: ‘Italiani di merda, vi ammazzo tutti’, e poi gli spari e mio fratello che chiede aiuto, invoca l’anestesia perché è ferito”. Ma ricorda, sempre di Vittorio Emanuele di Savoia, anche l’intercettazione, dopo la cui pubblicazione “scoppiai a piangere. Confermava che avevo ragione, rendeva visibile la colpa. Ma mi fede male vedere quest’uomo descrivere quello che aveva fatto, per vantarsi che lui aveva fregato la giustizia“. Negli anni, conclude, riuscì a perdonarlo solo dopo “un percorso duro. I primi anni ero piena di rabbia, poi ho iniziato a leggere i Vangeli” in cerca di “una giustizia migliore di quella degli uomini”.