A 25 anni dalla sua morte, Lady Diana e la sua storia continuano a suscitare grande fascino. Il suo ricordo è sempre vivo nella memoria collettiva, ma Diana Spencer è un caso particolare, perché in poco tempo era diventata la Principessa del Popolo, idolatrata anche in vita. Una spiegazione la fornisce Vittorio Feltri sulle colonne di Novella 2000, un cui stralcio della sua riflessione riportiamo in anteprima. «Ha rappresentato la prova per milioni di donne che persino le principesse, di cui sapevamo che “vivono per sempre felici e contente”, piangono, si disperano, vengono cornificate e mollate, soffrono di disturbi alimentari, non si piacciono, non si accettano, devono lottare per essere libere e conquistarsi da sole il proprio brandello di felicità e di serenità, che neppure il principe, che di solito è un coglione, può garantire loro».
Lady Diana continua a piacere ed è speciale, in quanto ha patito le stesse sofferenze di tutte le donne comuni, perché è stata imperfetta e non si è mai voluto proporre come una donna priva di imperfezioni. «Insomma, adoriamo Diana soltanto perché è sfigata quanto noi. Né più né meno», scrive il direttore editoriale di Liberto sul settimanale diretto da Roberto Alessi.
“LADY DIANA HA SOFFERTO, MA ERA PRIVILEGIATA”
Mai banale nelle sue disamine, Vittorio Feltri da gran conoscitore della società offre un punto di vista differente, anche per quanto riguarda Lady Diana. «La sua goffaggine risultava essere un pregio, il risultato della sua umiltà, della sua tenera timidezza. Anche successivamente, quando il rapporto con il marito e con la Corona è divenuto complicato, il suo atteggiamento è stato spesso provocatorio, ritorsivo, vendicativo, dettato dalla rabbia, impulsivo». Nonostante ciò, Diana Spencer è considerata quasi alla stregua di una martire, e a 25 anni dalla sua morte la sua figura è ancora coperta da quell’aurea di vittimismo, «di cui ella stessa si è servita e con il cui filtro il mondo intero l’ha osservata».
Ma proprio perché Vittorio Feltri sa andare controcorrente, sulle colonne di Novella 2000 ci offre lo spunto per una riflessione. Non dobbiamo, infatti, dimenticare che «alla fine, era una privilegiata». Ha sofferto, sì, «ma senza il giogo delle restrizioni economiche, senza difficoltà a mantenere i bambini e ad occuparsene senza un sostegno, come accade a tante signore separate. E mi sembra che non si sia fatta mancare amanti, flirt e fidanzati». Ma è proprio a questo punto che fornisce la chiave di lettura con cui comprendere il grande amore che ancora attira su di sé: Lady Diana, nonostante sia stata privilegiata, ha patito le stesse sofferenze di qualunque altra donna.