Vittorio Feltri a gamba tesa sul comunismo nell’edizione di Libero di oggi, giovedì 3 dicembre 2020. «Il comunismo malattia mentale inguaribile», il titolo dell’articolo firmato dal direttore del quotidiano, che lascia già immagina un giudizio sferzante sull’ideologia morta 30 anni fa. Forse, considerando che secondo Feltri dalle nostre parti la mentalità è rimasta difficile da sradicare, «poiché si è impadronita di quasi tutte le leve culturali italiane». «I sovietici sono stati sconfitti, mentre i compagni casarecci hanno tinteggiato l’insegna del negozio ma la merce che vendono è la stessa, rancida», ha aggiunto Feltri,che ha citato il rilancio di luoghi comuni del passato, idee antiquate in grado di fondersi con la sinistra genericamente cattolica, pauperista e socialistoide.
VITTORIO FELTRI: “COMUNISMO PEGGIO DEL COVID”
Nel corso del suo intervento sulle pagine di Libero, Vittorio Feltri ha messo nel mirino il politically correct, considerando la deriva degli ultimi tempi: «Il fumo progressista avvolge le nostre vite e alimenta la passione per gli immigrati, per gli omosessuali e i transessuali, per il politicamente corretto che è una forma moderna di censura. In pratica i cittadini sonoc ondizionati dal pensiero unico che porta a disprezzare chiunque usi un linguaggio disinibito e non si adegui al conformismo dilagante. Come mai è potuta accadere?». E ancora: «Il massimalismo si è mimetizzato e non cessa di inquinare le menti e i comportamenti, esso ha conservato ogni vizio. Ecco perché oggi, a distanza di lustri, siamo ancora qui a parlare di patrimoniale, promossa da Orfini e Fratoianni, persone perbene ma rimaste comuniste persino nelle budella, come Manconi e molti altri personaggetti che sognano il risveglio del più squallido leninismo».