Non da oggi Vittorio Feltri rivendica la possibilità nel nostro Paese di disporre sul finire della vita della propria massima libertà di scelta su come abbandonare questo mondo: era dunque inevitabile che la bocciatura data dalla Corte Costituzionale circa il referendum sull’eutanasia legale non venisse presa “benissimo” dal direttore-fondatore di “Libero Quotidiano”.



L’editoriale di oggi però sul medesimo giornale prende un po’ in contropiede il tema Consulta Sì-Consulta No che tiene ancora banco nella politica Italiana e nella società civile: mentre il Parlamento si appresta a discutere la legge sul fine-vita, Feltri si scaglia contro i giudici della Consulta e in particolare con il Presidente Giuliano Amato, per un altro dirimente tema. «Ciascuno di noi è padrone di ogni suo bene tranne il più importante, ovvero la propria vita, di cui può disporre solamente un delinquente che ti spara. Va da sé che ci inchiniamo all’assurda decisione della Consulta, il cui signore, Amato, per sottolineare il suo equilibrio intellettuale, fu quello che negli anni Novanta con un provvedimento a dir poco proditorio mise le mani sporche sui conti correnti e li decurtò per diminuire il debito pubblico», attacca Vittorio Feltri. È però nel passaggio dall’eutanasia all’aborto che il decano dei giornalisti ravvisa una profonda incoerenza della Corte Costituzionale.



«L’ABORTO MI FA ORRORE MOLTO PIÙ DELL’EUTANASIA”

«Se le persone adulte non possono deliberare di essere soppresse quand’anche vegetino in un letto che garantisce sofferenze immani, per quale arcano motivo nel nostro Paese un po’ ciucco è considerato lecito l’aborto, tramite il quale si uccide con un sorriso un bimbo nascituro che – poverino – non ha chiesto di essere ammazzato come una mosca?»: per Feltri il nodo sta proprio qui, nell’ammettere a livello costituzionale una pratica, seppur controllata con la legge 194, di interruzione della vita e invece considerare come “oltraggio” alla vita stessa la disquisizione sul Fine Vita. Per Vittorio Feltri accettare l’aborto e non l’eutanasia è addirittura «una cosa vergognosa e contraria allo spirito di umanità che qualche solone guardiano della suprema legge dovrebbe spiegarcela». Feltri se la prende con i rivali “progressisti” che non ravvedono l’incoerenza di indignarsi per la bocciatura dell’eutanasia e invece farsi andare tranquillamente bene la legislazione sull’interruzione di gravidanza: «Mi rendo conto che in alcune particolari circostanze sia difficile per una donna dare alla luce un bimbo, provo pietà per lei oltre che per quello che non intendo definire “feto”, termine che suona come una parolaccia, però, se i coglioni che guidano la nostra Nazione fossero moralmente coerenti, dovrebbero almeno ammettere di usare due pesi e due misure nel valutare determinate emergenze esistenziali». Chiudendo l’editoriale “incendiario”, Vittorio Feltri rivendica la sua scelta laica da non cattolico e profondo ateo: «tuttavia trovo folle che si possa scannare un piccino in attesa di venire a questo mondo e impedire a un misero condannato a patire le pene dell’inferno di andare in quell’altro».

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