«Ora che sono vecchio lasciatemi almeno il crocifisso!»: un “grido” in difesa del simbolo per eccellenza della storia e tradizione cristiana arriva da un ateo come Vittorio Feltri, l’istrionico e controverso direttore di “Libero”. Nel suo editoriale oggi sul quotidiano da lui fondato il giornalista replica al caso montato da una coppia di genitori atei che dopo diversi denunce e ricorsi hanno portato alla Cassazione la loro richiesta di abolire il crocifisso dalle aule di scuola e in generale dai locali pubblici.
«Molti atei sono contrari a collocare sulle pareti il simbolo religioso più diffuso nel nostro Paese e alimentano polemiche francamente prive di senso», scrive Feltri sottolineando come italiani ed europei sono cresciuti con un’educazione rigorosamente cristiana per cui quella stessa croce è tutt’altro che un atto cruento e “divisivo”. «Ispira solamente pietà e ci comunica il sacrificio senza pari di un essere umano il quale per duemila anni ha condizionato, col suo esempio, l’esistenza e la moralità di un vasto popolo», spiega ancora il padre del direttore di Huffington Post.
IL CROCIFISSO E LA SPERANZA
Vittorio Feltri confessa di essere ateo (e non è una novità, non l’ha mai nascosto) ma di avere comunque di fianco al letto appeso al muro un crocifisso al quale si inchina ogni notte prima di coricarsi: «lo faccio non perché speri di andare in paradiso, bensì per rendere omaggio ad una divinità che ha sagomato, forse determinato, la mia educazione». Dall’infanzia fino agli studi scolastici e per tutta la carriera giornalistica, Feltri ammette che «quel poco che so gronda cristianesimo, il mio modo di pensare e agire risente di cultura cristiana». Il concetto chiave, per il direttore di Libero, è come sia possibile rinnegare una religione che – bene o male – ha formato una cultura e un Paese: «Non è bigottismo dei peggiori fissare in camera un crocefisso, piuttosto si tratta di riconoscere le nostre radici, ovvero di rendere omaggio ai genitori che ci hanno trasmesso valori universali, impossibile rigettare tutto ciò». Feltri rivolge così una preghiera agli altri atei, come lui: «lasciate perdere la guerra a due assicelle che pure per voi dovrebbero avere un significato non banale […] Ora che sono vecchio lasciatemi almeno il crocefisso».