L’attore Vittorio Gassman, nel corso della sua esistenza, ha dovuto combattere anche contro la depressione. Lo sa bene la figlia Paola Gassman, la quale, nel corso di “Oggi è un altro giorno”, su Rai Uno, ha raccontato di essergli stata vicino in quei frangenti per lui tanto complessi: “Quando lo vedevo depresso, erano più gli sguardi e i gesti che ci scambiavamo, piuttosto che le parole che gli dicevo. Gli poggiavo spesso le mani sulle spalle per fargli sentire il mio calore. Anche mia sorella Vittoria, che peraltro è medico, capiva. Papà si era rivolto anche ai medici, perché era consapevole della depressione, ma gli avevano risposto di mangiare tanta cioccolata. Lui ci rimase un po’ male, si aspettava un aiuto maggiore”. (aggiornamento di Alessandro Nidi)
Vittorio Gassman, l’infanzia e il debutto come attore
Vittorio Gassman, all’anagrafe Gassmann, era nato a Genova il 1° settembre del 1922. Era il secondo figlio dell’ingegnere tedesco Heinrich Gassmann, e di Luisa Ambron. A Roma passò la sua infanzia e studiò al liceo Tasso. Fu la madre a spingerlo verso la recitazione: “Voleva cambiare l’indole del figlio: papà era stato un ragazzino introverso, timido, tutto dedicato allo studio, alla scrittura… voleva diventare scrittore. Ma mia nonna fu drastica e lo costrinse a entrare in Accademia d’Arte drammatica. Una imposizione che risultò assolutamente giusta, tuttavia mio padre, quando era anziano, affermò che quel dover cambiare carattere forse gli causò la depressione, ne aveva pagato in qualche modo lo scotto…”, ha racconto la figlia Paola al Corriere della Sera. Si iscrisse all’Accademia di Arte drammatica e nel 1943 debuttò a teatro. È stato Mario Monicelli ha sancire il suo successo anche al cinema: litigò coi produttori e lo impose come il capo banda sbruffone e romantico de “I soliti ignoti” nel 1958.
Vittorio Gassman: gli amici, le donne e i figli
Poi il lungo sodalizio con il regista Dino Risi, lungo quarant’anni e quindici film, dal 1960 al Duemila. Tra i film diretti da Risi, ricordiamo: “Il mattatore” (1960), “Il sorpasso” (1962), “La marcia su Roma” (1962), “I mostri” (1963), “Il gaucho” (1964), “Il tigre” (1967) e “Il profeta” (1968). Un altro grande successo arrivò con “L’armata Brancaleone” di Monicelli nel 19966. Vittorio Gassman ha stretto un proficuo sodalizio anche con Ettore Scola: “C’eravamo tanto amati” (1974), “La terrazza” (1980) e “La famiglia” (1987). Gassman ha sofferto per molti anni di depressione bipolare: “A questo punto tanto vale che si sappia sono fondamentalmente un goffo, una persona che si è mascherata appunto facendo l’attore. Le debolezze, le fragilità di un uomo che è sempre riuscito a nasconderle. Un attore appunto che soffre di depressione”, disse in un’intervista poco prima della sua scompaia come riporta Repubblica. Vittorio Gassmann ebbe tre mogli e tre compagne importanti, tutte attrici. Quattro sono state a lungo sue compagne di vita e da tutte ha avuto un figlio. Dal matrimonio con Nora Ricci è nata la primogenita Paola. La figlia Vittoria, che fa il medico negli Stati Uniti è nata dal secondo matrimonio con Shelly Winters. Alessandro Gassmann è nato dalla lunga relazione con Juliette Maynel e infine Jacopo è figlio di Diletta D’Andrea, sua ultima moglie. L’attore ebbe anche una relazione con Anna Maria Ferrero e Annette Strøyberg.