Emanuele Salce, ospite a Oggi è un altro giorno, racconta il rapporto con Vittorio Gassmann che, in qualche modo, gli ha fatto un po’ da genitore. “Quando avevo due anni sono cresciuto con Vittorio, lui e Luciano erano amici fraterni e facevano l’Accademia di arte drammatica insieme. Nel 1942 erano un gruppo molto unito, si sono trovati insieme a fare anche il militare ed erano così uniti che hanno amato anche la stessa donna. Gelosi l’uno dell’altro? Erano troppo intelligenti per esserlo o, comunque, troppo per ammetterlo.” ha raccontato.
Entrando nello specifico di questo rapporto, Emanuele ha quindi aggiunto: “Era una delle persone più ironiche e autoironiche che il mondo ha avuto ma che lui non ha mai mostrato se non in situazioni private e negli ultimi anni. Lui mi ha insegnato la disciplina, la rettitudine, lui era il primo ad arrivare e l’ultimo ad andare via dal set. Il rispetto e la cultura per il lavoro, questo era Vittorio, però c’era solo quello nella sua vita, il lavoro.” (Aggiornamento di Anna Montesano)
Vittorio Gassman, secondo padre di Emanuele Salce
Il grande attore Vittorio Gassman, scomparso il 29 giugno 2020, è stato il patrigno di Emanuele Salce, a sua volta attore e regista. Nato dall’unione di Diletta D’Andrea con il regista Luciano Salce (scomparso nel 1989), Emanuele è andato a vivere con Gassman quando sa madre si innamorò di lui. Diletta D’Andrea, infatti, è stata la terza e ultima moglie di Vittorio Gassman. I due attori si sposarono a Velletri il 6 dicembre 1970 e nel 1980 divennero genitori di Jacopo. “Quando mamma andò a vivere con lui, nel 1968, avevo due anni e sono rimasto con loro fino ai 19. Vittorio era all’apice del successo, l’idolo di tutti. Era Brancaleone. Nel 1980 nacque Jacopo, poi venne da noi anche Alessandro. Il mio rapporto con il compagno di mia madre è stato difficile: lui nel privato era un uomo complesso, più a suo agio sulle assi del teatro che sui pavimenti di casa”, ha raccontato Salce a Il Messaggero.
Emanuele Salce: il difficile rapporto con Vittorio Gassman
Quello fra Emanuele Salce e il suo “secondo padre” Vittorio Gassman è stato un rapporto fatto di scontri e riappacificazioni, ma anche di affetto negato: “Vittorio vedeva in me un rivale che gli contendeva l’amore di mia madre. In qualche modo mi temeva, perché non concepiva che lei potesse riversare dei sentimenti forti sia su di lui sia su di me”. Dopo anni, quando Emanuele era già adulti, c’è stata la tanto desiderata riappacificazione: “Mi chiese scusa: già in preda alla depressione, era diventato fragile, abitato dai sensi di colpa. Quando si sgretolò il suo mito, accettò di essere imperfetto, mortale come tutti. Conoscevamo Gassman, la malattia ci ha restituito Vittorio”. Negli ultimi anni del Mattatore, Emanuele è stato al suo fianco e l’ha seguito nel lavoro, come assistente- confidente: “Ci ho messo un attimo a perdonarlo: avevo avuto la sindrome di Stoccolma, era il mio amato carnefice. Vittorio era stato il mio nemico, in tarda età è diventato amico e compagno”. Ai suoi due padri, Luciano Salce e Vittori Gassman, Emanuele ha dedicato lo spettacolo teatrale “Mumble Mumble… ovvero confessioni di un orfano d’arte”.