Vittorio Sgarbi è stato ospite stamane del programma di Rai Due, I Fatti Vostri. Il noto critico d’arte da pochi mesi esponente del governo Giorgia Meloni, ha esordito parlando della sua infanzia: “Fino a due anni risulta che io abbia taciuto e mia mamma pensava che fossi un cretino. Ad un certo punto verso due anni mi sono svegliato e ho detto di portarmi a vedere il teatro comunale in maniera perfetta. Non mi è mai piaciuto del calcio, era lo sport prediletto del collegio dove ti impedivano le attività autoerotiche quindi era un’attività perversa di sessualità indiretta quindi ho fatto scherma, poi pallacanestro e sci d’acqua, che ho fatto fino al 1987”.



Vittorio Sgarbi da piccolo rimase incastrato con la testa in un castello: “Infilo la testa dentro due sbarre, mia mamma era con me, la testa è entrata ma non usciva. Mia mamma ha chiamato un amico, è arrivato, mi ha raddrizzato e mi ha tirato fuori: come sono entrato, sono uscito. Sarà stato lì un quarto d’ora”.



VITTORIO SGARBI E LA CUPOLA CHE VEDE DALLA TERRAZZA DI CASA A ROMA

Vittorio Sgarbi, durante una recente mostra, ha paragonato Maradona a Caravaggio: “Era una mostra fatta a Napoli in cui indicavo la trasgressione come la condizione naturale di un’artista per far vedere la sua opera. Non trovo nulla di strano nelle vicende riguardanti Maradona, uno deve giudicare l’opera: anche Caravaggio ha vissuto cose sbagliate. Un’opera come quella che faceva lui ti assolve”.

Il critico d’arte ha quindi raccontato l’opera d’arte che si erge dinanzi a casa sua la cupola del Borromini: “La cupola ha un fianco – ha spiegato Vittorio Sgarbi – quello di destra che si proietta sulla terrazza di casa mia, quando esco vedo l’imposta della volta sui cui si vede una speculazione dell’edilizia, c’è un baraccotto dell’ascensore che è il senso dell’orrore. Lo Stato autorizza se stesso ciò che mai autorizzerebbe ad un privato. Superata questa immagine di violenza vedi questa cupola che si innalza nel cielo. Se la guardi bene si avvia come una spirale, non sembra una cupola ma un gioco nello spazio. Chi l’ha realizzata vedeva nella sua forma un’evasione della realtà. Questa cupola si muove come un corpo umano e poi sopra c’è un enorme fallo che si avvita su stesso. Borromini vive un delirio e quel delirio la fa diventare architettura e da questo punto di vista anche lui può essere paragonato a Caravaggio”.