COSA HA DETTO VITTORIO SGARBI AL MAXXI DI ROMA PER FAR ESPLODERE LA POLEMICA
Vittorio Sgarbi è nuovamente al centro di una bufera mediatico-politica per via di alcune dichiarazioni “choc” rilasciate in una serata-evento di oltre una settimana fa al MAXXI di Roma: «si dimetta», «Meloni non può tacere», «vergognoso turpiloquio», sono solo alcune delle dichiarazioni-reazioni contro il sottosegretario alla Cultura giunte tanto dalle opposizioni quanto dallo stesso Ministro Gennaro Sangiuliano. Insomma, non è piaciuto a tutti lo “show” del celebre critico d’arte non certo alla prima polemica per le sue parole fuori dal “politicamente corretto”.
Ma cosa ha detto di così grave Sgarbi? Fino a qualche ora fa circolava anche su YouTube la parte dell’evento al MAXXI con Sgarbi e il cantautore Morgan da cui si evincevano le dichiarazioni più “scottanti”, poi tagliate dalla piattaforma. In una serata all’insegna della goliardia dove Morgan e Sgarbi hanno raccontato passioni e rispettivi gusti, il sottosegretario è andato oltre e ha spiegato la sua “vita sessuale”, «Houellebecq dice che c’è un momento della vita in cui noi conosciamo un solo organo: il caz*o». Poco dopo, parlando sempre dell’organo maschile, uno Sgarbi su di giti ha aggiunto «è un organo di conoscenza, cioè di penetrazione, serve a capire. dopo i 60 anni, scopri che ci sono anche altri organi, c’è per esempio il colon, il pancreas, la prostata. Io non sapevo che cazzo fosse ‘sta prostata, mai incontrata, a un certo punto sui 67 appare la prostata e tu devi fare i conti con questa t*oia putta*a di mer*a che non hai mai incontrato in vita tua. Il caz*o se ne va e arriva la prostata».
SGARBI AL MAXXI, LE REAZIONI DEL MINISTRO SANGIULIANO E DEL DIRETTORE GIULI
Appena esce il video, 10 giorni dopo (cioè ieri, ndr) la polemica politica esplode con le opposizioni che provano un altro assalto in “stile Santanché” chiedendo le dimissioni per poter attaccare il Governo Meloni: «Le affermazioni di Sgarbi al MAXXI sono inaccettabili e gravissime, segno di una regressione culturale preoccupante. Non bastano le parole di Sangiuliano: non si può usare una grande istituzione culturale come platea per uno spettacolo indecoroso e offensivo delle lavoratrici e di tutte le donne. Chiediamo provvedimenti convinti e anche Meloni non può restare indifferente. Non è stata una goliardata, ma un episodio grave per linguaggio, tono e contenuto», denuncia Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera
Per i parlamentari M5s in Commissione Cultura la condanna su Sgarbi è altrettanto netta: «Il laido show di Sgarbi al Maxxi è semplicemente irricevibile. Ed è ancora più grave perché messo in scena in un luogo di Cultura tra i più importanti del paese. Vicinanza dunque a tutti i lavoratori del Maxxi che hanno deciso di mettere un limite all’indecenza e di protestare formalmente con il direttore del polo Giuli. Il quale, invece che metterli sull’attenti, dovrebbe scusarsi con loro per questo deprecabile episodio». Dopo le polemiche aizzate, interviene anche il Ministro della Cultura Sangiuliano che non ha gradito le uscite di Sgarbi: «Sono da sempre e categoricamente lontano da manifestazioni sessiste e dal turpiloquio, che giudico sempre e in ogni contesto inammissibili e ancor più in un luogo di cultura e da parte di chi rappresenta le istituzioni. Il rispetto per le donne è una costante della mia vita. Per me essere conservatori significa avere una sostanza, uno stile e anche un’estetica di comportamento». Dopo le critiche forti giunte dal personale del MAXXI, il direttore del museo Alessandro Giuli replica al Tg1: «Non ho alcuna difficoltà a dirmi rammaricato e a chiedere scusa anche alle dipendenti e ai dipendenti del MAXXI con i quali fin dall’inizio ho condiviso questo disagio […] Tutto nasceva con presupposti diversi, doveva essere una libera e mite conversazione tra un artista e un sottosegretario. Durante la circostanza, la discussione ha preso una piega diversa di fronte alla quale io, per quanto possibile, ho cercato di contenere gli esiti di quel possibile disagio che poi ne è nato».
LA CONTRO-REPLICA DI SGARBI: “NON MI DIMETTO E MI INDIGNANO I SOLONI COME PD, M5S E CALENDA”
Prima in un video social e poi al “Corriere della Sera” con una intervista chiarificatrice, Vittorio Sgarbi contro-replica tanto alle critiche della sinistra quanto alla “strigliata” del suo stesso Governo: «Se mi dimetto? Ma non scherziamo. Anzi rivendico tutto quello che ho fatto e detto. Se dovessi accettare il ricatto di alcuni dipendenti del Maxxi staremmo freschi», sentenzia subito il sottosegretario alla Cultura. La serata secondo Sgarbi sta ora venendo strumentalizzata dalla sinistra per attaccare il Governo: «Come mai se ne vengono fuori 10 giorni dopo? Questa serata c’è stata 10 giorni fa: io rispondevo semplicemente ad alcune domande di Morgan, che conduceva la serata. Siccome Giuli è di destra, questi signori radical chic ne hanno approfittato per strumentalizzare questa vicenda».
Vittorio Sgarbi non chiede scusa ma anzi rilancia: «Era uno spettacolo. C’era goliardia. Allora censuriamo anche Mozart, Lorenzo Da Ponte, Lucio Battisti, Franco Califano… Anche alcune delle loro opere sono piene di riferimenti sessuali e altro». La replica alle opposizioni è ancora più dura in quanto «Ho letto di Calenda. Perché la sua politica non è pornografia? Prima ha fatto un accordo con il Pd dandosi bacini e abbracci con Letta. Poi è andato da Renzi, da cui è poi stato ripudiato. Poi con chi mi devo scusare? Con Bonelli? Quello che sostiene la devastazione dell’Italia con tutte queste c… di pale eoliche maledette. E c’è pure il Pd: si fot… pure loro». Al “CorSera” il critico d’arte rincara la dose, ammettendo di essere «indignato con i Calenda, con i soloni del Pd. E sopratutto con i grillini, che militano in un partito il cui figlio del fondatore Beppe è a processo per violenza sessuale». Infine la risposta di Sgarbi arriva anche al Ministro Sangiuliano di cui è sottosegretario all’interno del Governo Meloni: «Se davvero mi venissero chieste le dimissioni per una cosa del genere, il ministero della Cultura dovrebbe chiudere le porte per sempre. Sarebbe censura, vero fascismo. Le osservazioni di Sangiuliano sono condivisibili, ma se riferite al comportamento in società o in sedi istituzionali: ad esempio, è chiaro che al Quirinale io non mi metto a dire parolacce. Ma il mio era uno spettacolo, era provocazione. C’è stato un profondo equivoco».