Vittorio Sgarbi è stato prosciolto dall’accusa di aver attestato quadri falsi come autentici. Non c’è alcun reato nelle attestazioni con cui il critico d’arte ha certificato i quadri di Gino De Dominicis, pittore e scultore di origini marchigiane deceduto nel 1998, considerati falsi da una indagine della procura di Roma e del Nucleo di Tutela del patrimonio artistico dei carabinieri. Lo ha deciso il gup della Capitale, il quale ha disposto il non luogo a procedere col parlamentare, in quanto «il fatto non costituisce reato». Con la stessa formula è stato prosciolto anche Duccio Trombadori. Invece altre 19 persone, che erano stato accusate in concorso con loro, sono state rinviate a giudizio nel processo che inizierà il prossimo 21 dicembre. L’ipotesi del pm Laura Condemi è una truffa del valore di circa 30 milioni di euro. Vittorio Sgarbi era accusato di associazione per delinquere e falsa attestazione di autenticità, perché secondo gli investigatori aveva firmato in pochi minuti decine di certificati di autentica di quadri e tele pur sapendo che erano falsi.



LE ACCUSE CHE ERANO STATE RIVOLTE A SGARBI

A Vittorio Sgarbi era attribuita, in particolare, la violazione dell’articolo 178 del codice dei beni culturali (decreto legislativo 2004) che punisce chi autentica opere od oggetti contraffatti, alterati o riprodotti, pur essendone a conoscenza. L’indagine raggiunse il suo culmine nel novembre 2018 quando due persone finirono agli arresti domiciliari, mentre altre 20, tra cui proprio il parlamentare, furono raggiunte da avviso di garanzia. I reati contestati, a vario titolo, erano quelli di associazione per delinquere, contraffazione di opere d’arte e ricettazione. Agli atti dell’inchiesta c’è un video in cui Vittorio Sgarbi è ripreso mentre, al telefono, firmava i documenti. Qualche giorno dopo la Procura di Roma aveva fatto scattare perquisizioni e il sequestro di 250 tele e tavole di Gino De Dominicis considerate contraffatte. Ma il critico d’arte si era sempre difeso spiegando che «le perizie erano già state fatte attraverso le fotografie». Ma 19 persone dovranno affrontare il processo.

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