A leggere i commenti delle agenzie di stampa e dei giornali, il rilancio della piattaforma Raiplay, grazie alla disponibilità di Fiorello, è stato un grande successo. Così recitava un comunicato dell’Ansa: “Fiorello vince la sfida: portare uno show con un contenuto originale per la prima volta su una piattaforma digitale. Il 13 novembre (dato registrato fino alle 23.59 anche per fruizione on demand) il varietà Viva RaiPlay! (compresa l’anteprima Aspettando VivaRaiPlay!) ha generato oltre 850mila visualizzazioni. Il 72% proviene da App e App TV. Si tratta di un numero eccezionale per una diretta digitale – sottolinea la Rai in una nota – se si tiene conto anche della breve durata del format (50 minuti previsti) e dell’assenza del traino televisivo. Viva RaiPlay! ha generato un effetto positivo su tutta la piattaforma e rispetto a un mese fa – ieri RaiPlay – è cresciuta in termini di utenti unici del doppio. Il risultato merita di essere valutato in relazione al fatto che mai prima d’ora uno show live era stato trasmesso in diretta, solo ed in esclusiva, su piattaforma e quindi è difficile fare paragoni”.
Il vostro Yoda non vorrebbe fare il “bastian contrario”, ma non se la sente di aderire totalmente al coro entusiasta. O meglio, ritiene che si debba analizzare l’operazione non solo dal punto di vista degli obiettivi, ma anche da quello dei contenuti. L’obiettivo principale, far conoscere maggiormente la piattaforma della Rai su cui sono disponibili contenuti “on demand” secondo una logica sempre più gradita dal pubblico del web, è stato centrato al cento per cento. L’idea di ricorrere a Fiorello, che lo stesso Antonello Falqui, il grande regista tv da poco scomparso, aveva definito “l’unico intrattenitore vivente degno di questo nome”, è stata indubbiamente azzeccata. Altrettanto buona l’idea di creare un traino dagli spazi di maggiore ascolto della tv generalista e della radio, per mettere il pubblico al corrente dell’esistenza di Raiplay. Fin qui, 10 e lode a Salini, al CdA, e alla direttrice di RaiDigital, Elena Capparelli, che risulta essersi fatta le ossa a Rainet, la società partecipata della Rai – oggi chiusa – che per diversi anni aveva gestito lo sbarco della Rai sul web.
Stupisce però che i i critici televisivi e multimediali si siano limitati a celebrare il primo obiettivo raggiunto. Bisognava tenere d’occhio proprio la Rete per comprendere dove l’operazione non si può considerare un successo. Infatti, Yoda si è imbattuto in un post di Michele Boroni, un apprezzato esperto di multimedialità che scrive di marketing, cultura pop, media e tecnologia per Il Foglio, Il Messaggero, Wired.it, Rockol, Luz e LINK. In mezzo agli osanna, si permetteva di accennare a una critica: “Se dico che Fiorello mi faceva più ridere – e lo vedevo più a suo agio – quando faceva la radio (anche in tv), mi date tutti addosso, vero?”.
Questo breve post ha dato la stura a molti commenti più o meno di questo tenore: Eugenio Spagnuolo, “Un pochetto, a volte. Ma un comico con quel repertorio sempre uguale può avere successo solo in un paese con scarsa memoria come il nostro”. Nicola Vaccani: “Si ripete un po’. Quasi autocelebrativo”. Alberto Castelli: “Alla lunga sopravvalutato. Questa roba su Rayplay è da villaggio turistico. Come lui”. Simone Tomirotti: “Oso: a me non ha mai fatto ridere. un po’ come Teocoli: basta che faccia un’imitazione e tutti ridono, ma (come dire) sulla fiducia.”. Roberto Gallo: “Io sto con te Michele. Ho avuto la stessa sensazione. In questo ruolo da showman americano mi sembra forzato. Intanto con l’abito non è disinvolto. Però rimane bravo e mi fa sorridere”. Nicola Bronzino: “È che continua a cambiare location (Sky, Deejay, Raiplay), ma la trasmissione resta sempre la stessa”. Jacopo Paoletti: “Molto d’accordo: è sempre bravissimo ma appare stanco, quasi liturgico. Fa Fiorello ma senza crederci più. Lorenzo Fantoni: “Io sono alla fase in cui non lo reggo più e guardo i coetanei che lo adorano come se fossero pazzi”. Valerio Bergesio: “Anche a me il suo show non piace per niente. Battute, telefonate, considerazioni banali, gag scontate”. Fabio Negri: “E’ pura minestra riscaldata di cose già viste/fatte/sentite. Da una parte lo schema dei suoi vecchi programmi tv. Dall’altra l’edicola Fiore che adesso chiama “Via Asiago”. Insomma, per essere una roba rivoluzionaria e nuova studiata per avvicinare un pubblico più giovane alla RAI e alla sua dimensione digitale mi pare proprio che non sia affatto riuscito (nemmeno se porti in scena un autotune o un telefono cellulare con il quale consulti qualsiasi social a disposizione)”.
Ecco, Yoda è costretto a essere d’accordo, in particolare con l’ultimo post. Oltre all’oggettiva questione della ripetitività del format stile villaggio turistico, invece che mostrare cosa si può fare sul web, sono state inoltre trasportate sulla rete le peggiori abitudini della tv generalista cotta e mangiata. Soliti cantanti e soliti ospiti, un po’ di musica dal vivo (davvero imbarazzanti i musicisti con parrucca alla Trump), ritmo accelerato, presentazioni di soliti noti al grido di “eccezionale”, salutati da esagerate urla e continui fastidiosi applausi di un pubblico reclutato proprio per accentuare il senso della trasmissione dal vivo. In sala anche gli immancabili dirigenti e funzionari Rai molto compiaciuti, come al Festival di Sanremo.
Se questa è la novità di RaiPlay, non ci siamo proprio. Yoda è convinto che a causa della sempre rimandata approvazione del piano industriale, la pur ottima direttrice di RaiDigital si sia poi dovuta inventare in tutta fretta qualcosa che facesse il massimo rumore, e oggettivamente non poteva fare scelta migliore, dal punto di vista del “venghino, signori, venghino”. Peccato che i contenuti siano questi, e che l’unica modalità per interpretare lo spirito della rete sia fare un po’ di “tv sporca”, come si chiamano le riprese rubate correndo dietro a Fiorello per i corridoi di via Asiago.
Si possono senz’altro vantare i buoni ascolti, che purtroppo però testimoniano il basso livello culturale in cui si trova oggi il Paese, costretto a scegliere tra le sguaiate oscenità della Zanzara, e le improvvisazioni, anche se viste e straviste (perlomeno sempre di buon gusto) di Fiorello. Probabilmente la gente è talmente abbattuta per la perdurante crisi economica, gli improduttivi litigi tra forze di governo, i disastri aziendali e quelli climatici, che ha un bisogno estremo di sorridere e rasserenarsi un po’. Con qualsiasi cosa.
Yoda si augura almeno che il nuovo pubblico che ha scoperto RaiPlay scopra anche i tesori di intrattenimento come Studio Uno (citiamone uno per tutti, e proprio con la regia di Falqui) e l’immenso giacimento di programmi vecchi e nuovi fruibili con l’applicazione appena rimessa a nuovo per essere più “user friendly”, assai simile a quella di Netflix. Per il resto diamo tempo al tempo, e vediamo se davvero RaiPlay può ambire a fare la concorrenza alle piattaforme on line già consolidate e a quelle che stanno arrivando, come Disney. Ma se il nuovo paradigma è il ricicciato Fiorello, il traguardo sarà semplicemente irraggiungibile.