A quasi un anno dalla tragica morte di Viviana Parisi e del figlio Gioele, restano diversi i punti oscuri della vicenda, con la procura che da una parte continua a battere la pista dell’omicidio-suicidio, mentre la famiglia crede che la donna e il bimbo siano stati uccisi. Un’opzione, quest’ultima, sottolineata dal criminilogo Carmelo Lavorino, consulente della famiglia Mondello, che parlando ai microfoni de IlGiornale stamane ha spiegato: “Viviana non ha ucciso il figlio e non si è suicidata. I corpi delle vittime sono stati traslati da qualcuno e lasciati poi nel luogo in cui sono stati ritrovati. Abbiamo delle prove scientifiche”. Stando alla tesi ufficiale, “mamma deejay” avrebbe prima ucciso il figlio e poi si sarebbe gettata dal traliccio alla cui base è stato ritrovato proprio il corpo della donna, ma per i consulenti della famiglia sono troppe le cose che non tornano. “Noi periti di parte – dice ancora Lavorino – siamo ancora in attesa dei risultati delle attività info-investigative, delle consulenze e delle relazioni della procura, dei filmati, delle foto e di tutto il materiale nel fascicolo, di ulteriori esami dei corpi da parte loro tramite la strumentazione laser 3D”. Ma cosa non torna nel dettaglio sulla morte di Viviana e Gioele? “Tutto. Purtroppo alcuni inquirenti che lavorano al caso si sono abbarbicati all’ipotesi, completamente infondata, dell’omicidio-suicidio”.
Secondo l’esperto la tesi dell’omicidio e suicidio non è credibile in quanto vi sono “delle evidenze scientifiche che provano l’esatto contrario dell’ipotesi formulata dalla procura. Non vi è stato alcun atto aggressivo di Viviana nei confronti di Gioele, non si è verificato nessun crollo psicotico della donna”. Si è detto spesso e volentieri che la donna soffrisse di depressione: “Nulla di vero. Viviana era sicuramente preoccupata per il Covid, come tutti. Ma da qui a dire che abbia ucciso il figlio, ce ne passa”. Quindi Lavorino smonta così la tesi della procura: “Anzitutto l’impossibilità di arrampicamento da parte di Viviana sul traliccio. La donna avrebbe incontrato moltissime difficoltà per arrampicarsi con le scarpe ginniche (o con una sola scarpa) a ‘suola non prensile’ su un traliccio di metallo rovente, scivoloso, con rovi spinosi e pungenti. Poi è altamente improbabile – e congetturalmente illogico – che non ci siano tracce digitali (biologiche e Dna) di Viviana sul traliccio né che la vittima abbia riportato ferite (graffi o escoriazioni) al corpo mentre avrebbe tentato di arrampicarsi”.
VIVIANA E GIOELE ANNEGATI E POI SPOSTATI: “NON CI FERMEREMO”
Viviana sarebbe stata annegata secondo l’esperto: “Viviana è morta per asfissia in acqua. All’interno di un invaso nel bosco di Caronia, con le caratteristiche simili a quelle di un pozzo quali, ovvero con profondità di circa 5 metri e contenente al massimo mezzo metro di acqua”. Lo stesso sarebbe accaduto per il piccolo Gioele: “La morte di entrambi si è verificata in seguito a precipitazione e successiva asfissia all’interno dell’invaso. Purtroppo del bambino abbiamo pochi elementi da analizzare dal momento che è stato assaltato dagli animali selvatici”.
Per poi spiegare: “Entrambe le vittime avevano una colorazione rosacea dei denti. Una circostanza che si verifica quando un corpo resta per svariati giorni in acqua”. I due cadaveri sarebbero stati poi spostati dalla zona dell’omicidio: “È stata messa in essere da parte di una ‘combinazione criminale’ un’attività di depistaggio e messinscena, tramite una facile traslazione del corpo di Viviana sotto il traliccio con mezzi adeguati e in totale sicurezza. Tale ‘combinazione criminale’ è logicamente composta da soggetti con caratteristiche di profonda conoscenza del territorio, dei sentieri, dell’orografia e degli eventi: soggetti che si muovono con sicurezza, conoscenza, padronanza e certezza dell’impunità”. Quindi il consulente conclude con un monito: “Verità vicina o lontana, noi non ci fermeremo finché non l’avremo dimostrata”.