Viviana Vazza protagonista de ‘Le ragazze’: il racconto
Viviana Vazza, superstite alla tragedia Vajont avvenuta a Belluno il 9 ottobre del 1963, è una delle protagoniste de Le ragazze. La donna ha parlato a lungo di quanto avvenne quella terribile notte, in cui perse tutta la sua famiglia tranne un fratello; nata a Longarone il 27 luglio 1947, rimase orfana a 16 anni: il giorno della catastrofe si trovava nel collegio delle suore di Maria Bambina, a Belluno, dove studiava.
Ai microfoni del Corriere delle Alpi, la superstite racconta come venne a conoscenza del disastro: “Un’amica. Quando nel pomeriggio un mio zio è venuto a prendermi, insieme siamo tornati a Longarone ed abbiamo visto un deserto spettrale. Avvicinandomi al mio paese speravo di trovare qualcuno, almeno qualcosa. Purtroppo dalle macerie è riemerso solo il corpo di mio padre. I nonni, la mamma… niente” afferma Vazza che ha raccontato la sua storia nel libro Le scarpette di vernice nera. Attualmente, dedita alla scrittura e pittura, vive ancora oggi in Olanda con il marito Italo Zilli. Di tanto in tanto torna a Belluno, terra natale, dove si dedica alle sue passioni.
Viviana Vazza: “Il Vajont è un mostro”
Lo definisce “mostro” il Vajont: “Certo. Mia nonna continuava a ripetere: “Quella diga sarà la mia morte”. La diga è stata costruita bene, l’abbiamo constatato. L’uomo non ha voluto tener conto della fragilità della montagna. Mio padre, che faceva commercio di legname, aveva il terrore; pochi giorni prima un geologo gli aveva confidato che il monte Toc non teneva” confessa la scrittrice al Corriere delle Alpi.
Viviana Vazza aggiunge: “Ricordo puntualmente il viavai di macchine e di ingegneri e geologi dei giorni precedenti. Un movimento insolito e tutti a chiederci che cosa stava accadendo. Bastava avvertirci. Non hanno voluto farlo.” Poi racconta che la sua prima reazione non è stata la rabbia ma “la speranza e l’ansia che i miei si fossero salvati. E poi l’attesa di trovare almeno i loro corpi. Quando realizzi che non ci sono, subentra un dolore inspiegabile. In quel momento non ti viene da dar colpe a nessuno. Le confesserò che prima della tragedia mi ero posta il problema e mi dicevo: se succede, ucciderò io stessa i responsabili“.