È morto Vladimir Bukovsky, l’ex dissidente russo che fu rinchiuso in manicomio sotto l’Urss. Ieri è stato stroncato da un arresto cardiaco nella sua casa di Cambridge, in Gran Bretagna. Raggiunse il momento di massima notorietà a livello internazionale nel dicembre 1976, quando a Zurigo venne organizzato uno scambio clamoroso di prigionieri politici. Le autorità sovietiche lo misero in libertà e il regime militare di Augusto Pinochet consegnò loro il segretario del Partito comunista cileno Luis Corvalan, imprigionato dopo il golpe dell’11 settembre 1973. Bukovsky nacque nell’Unione Sovietica il 30 dicembre 1942, più precisamente nella repubblica autonoma della Baschiria, dove la sua famiglia venne evacuata a causa dell’invasione nazista. Insofferente nei confronti del regime comunista sin da ragazzo, non sopportava i tratti oppressivi che manteneva anche dopo la destalinizzazione. Nel 1959 fu espulso da scuola per aver diretto una rivista non ortodossa, invece nel 1963 fu arrestato per la prima volta.



VLADIMIR BUKOVSKY, DENUNCIÒ ABUSI DELLA PSICHIATRIA SOVIETICA

Vladimir Bukovsky aveva organizzato a Mosca incontri con letture di poesie non autorizzate. Per questo fu rinchiuso in un ospedale psichiatrico. Nella logica totalitaria del sistema sovietico quel comportamento anticonformista era considerato una malattia mentale. Dimesso un anno dopo dal manicomio, Bukovsky proseguì la sua lotta contro il regime. In Italia nel 1972 uscì un dossier da lui curato dal titolo “Una nuova malattia mentale in Urss: l’opposizione”, in cui denunciava gli abusi subiti dai dissidenti per mano della psichiatria sovietica. Per questo motivo fu arrestato e condannato a 7 anni di carcere più altri 5 di confino. Riacquistò la libertà con lo scambio con Corvalan, poi aveva trascorso il resto della sua vita in Inghilterra. Anticomunista e sostenitore della necessità di un processo per i delitti commessi dal regime sovietico, Bukovsky era ostile anche all’Unione europea. Inoltre era molto critico anche con Vladimir Putin: nel 2008 provò a presentarsi alle elezioni presidenziali russe, ma la sua candidatura fu respinta anche perché aveva acquisito la cittadinanza nel Regno Unito.

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