Il tweet di Vladimir Luxuria “contro” Matteo Salvini ha sollevato un polverone sul web e sui social network: un po’ perché Vladi vanta davvero moltissimi follower negli ambienti virtuali, un po’ perché l’argomento è di quelli in grado di accendere il dibattito collettivo sulla cosiddetta “Questione meridionale”, che si trascina ormai da quasi 150 anni (correva l’anno 1873 quando il deputato radicale lombardo Antonio Billia utilizzò tale espressione per evidenziare il divario tra Nord e Sud e l’arretratezza che caratterizzava il Mezzogiorno d’Italia). Luxuria, nel suo attacco più o meno velato al leader della Lega, fa riferimento all’epiteto utilizzato da quest’ultimo (e non solo: anche molti ultras calcistici intonano cori negli stadi contenenti tale aggettivo) in riferimento alle persone che dimorano all’ombra del Vesuvio: “colerose”. “Molti, tra cui Salvini, insultavano i napoletani di essere colerosi, perché l’epidemia di colera ebbe il Sud come focolaio – scrive Luxuria –Nessuno oggi, per fortuna ha usato il Coronavirus per insultare le popolazioni del Nord: forse è segno che possiamo essere ottimisti sul futuro”. Parole che, inevitabilmente, hanno generato un confronto telematico, dove c’è stato anche chi ha fornito esempi di sfottò fatti da persone del Sud nei confronti della gente del Nord, ma, mettendo da parte per un attimo ogni sorta di becero campanilismo, viene da chiedersi: perché? Dal 1861 l’Italia è unita. Lo siano anche i suoi abitanti, politici compresi.



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